[1] N. Djokovic b. [5] A. Rublev 5-7 7-6(3) 7-5 (in collaborazione con Andrea Mastronuzzi)
Novak Djokovic vince la sua nona semifinale al Rolex Paris Masters superando Andrey Rublev al termine di una battaglia senza quartiere di tre ore. Il punteggio di 5-7 7-6(3) 7-5 dice di una magnifica e coraggiosa prestazione del pugnace russo che ha sicuramente pensato di poter battere il campione serbo per la prima volta in un appuntamento così prestigioso.
Sconfitto due volte quest’anno da Nole, a Melbourne e a Wimbledon, Andrey ha spinto con vigore dalla prima palla, non trovando dall’altra parte della rete la consueta resistenza e vivacità. Djokovic non è al meglio ma di nuovo ha professato umiltà e speso tutto il suo orgoglio come ogni volta in cui il suo tennis non è all’altezza dell’occasione. Ha rimesso con pazienza insieme i pezzi del suo tennis e nel terzo set ha finito per vincere più nettamente di quanto non dica il 7-5 finale.
Rublev esce dal torneo dopo aver accarezzato a lungo il miraggio della vittoria: ha chiuso con un doppio errore, ha colpito il suolo con la racchetta per la frustrazione ma lo spessore della sua prestazione rimane. Bad luck, sarà per la prossima volta. Grazie delle emozioni Andrey, domani in finale però ci va Novak, con Grigor Dimitrov.
Primo set – Djokovic è incredibilmente spento, Rublev ci mette un po’ ad approfittarne ma alla fine sfonda
I ritmi sono subito buoni e non è una sorpresa visti i due protagonisti in campo in questa seconda semifinale del Rolex Paris Master. Si scambia già molto: di certo non una buona notizia per Rublev che non sfonda il muro Djokovic e infatti viene immediatamente brekkato. Potrebbe sembrare il destino inevitabile di tutta la partita, anche alla luce dei precedenti, ma lo schema atteso subisce qualche variazione già nel secondo game. Nole, infatti, concede diversi errori con il rovescio e non solo, visto che in una delle quattro chance per salire sul 2-0 commette un doppio fallo.
Andrey riesce così a ottenere una palla break che trasforma al termine di uno scambio durissimo concluso da un altro – sorprendente – errore di rovescio del serbo che sembra soffrire le accelerazioni in lungolinea dell’avversario. Al numero 1 del mondo sembra mancare un po’ di carica emotiva e infatti, sul 3-3, chiede ripetutamente al suo angolo di alzare la voce per spronarlo e aiutarlo così a entrare mentalmente nel vivo del match. Rublev, nel frattempo, fa il suo ma non molto di più e infatti, nonostante l’atteggiamento assopito di Djokovic, si resta in equilibrio.
Nole, però, non riesce a scuotersi: i suoi colpi sono troppo attendisti e così il russo ha il tempo per spingere e trovare un buon numero di vincenti che gli valgono addirittura tre palle break consecutive. Nel momento del bisogno, però, Djokovic torna in sé e mette a segno quattro prime vincenti di fila. Rublev ha un’altra occasione sul 5-4 quando arriva a due punti dal set sullo 0-30, ma Novak si aggrappa ancora al servizio.
Il russo, comunque, ora gioca davvero bene trovando anche soluzioni molto complicate. Nonostante un miracolo di Djokovic con il rovescio sul 15-30, alla fine Andrey ottiene il tanto sospirato set point aggredendo una seconda del serbo. Il punto successivo è l’emblema del set giocato dal 24 volte campione Slam che, in uscita dal servizio, tenta una palla corta che tocca terra ben prima di arrivare a rete. Dopo un’ora è 7-5 Rublev. Fin qui, però, si è visto solo un lontano parente di Nole.
Secondo set: Djokovic risale con costanza e domina il tie-break
Rublev toglie per la prima volta un set a Djokovic sul duro. Il russo appare al meglio delle sue possibilità fisiche e continua a concedersi il classico movimento orizzontale sulla sinistra per liberare il dritto a sventaglio, sapendo che il rivale non sta pungendo come al solito nella parte di campo sguarnita. Il russo tiene a zero il turno di battuta iniziale e nel game successivo arriva alla palla-break di un possibile 2-0 subito pericoloso per il serbo. Novak schiva l’insidia con due servizi vincenti inframmezzati da un ace.
Il numero uno del mondo non si tira indietro mai se c’è da lottare e sul 2-2 sale 0-40 mandando una risposta di dritto vincente subito dopo due errori del rivale. Qui però il moscovita offre un saggio della sua buonissima condizione psicofisica piazzando una serie di sei punti consecutivi con altrettanti vincenti, e pazienza se il terzo breakpoint se ne va grazie a un rovescio anestetizzato da un nastro made in Russia: Andrey si sta meritando anche un po’ di buona sorte.
Gli scambi si fanno via via più duri mentre i protagonisti si avvicinano alla fine del set: Djokovic da tutto quello che ha, zoppica con il rovescio ma impegna a fondo il rivale che giganteggia con il dritto. Come contro Griekspoor negli ottavi, l’asso belgradese si aggrappa alla sua prima per risolvere i momenti più delicati. Rublev annulla da campione un’altra palla-break nel settimo gioco confezionando due sventagli consecutivi, il primo a uscire e il secondo a rientrare.
Nel complesso vediamo più opportunità per chi risponde che non nel primo parziale, ma la regola del servizio viene rispettata fino all’approdo naturale dello jeu decisif. I primi tre punti sono altrettanti servizi vincenti e sul 2-2 il primo minibreak è per il serbo, che si giova di un rovescio in rete del russo. Rublev aggredisce la prima palla di Nole per ritrovare la parità: il campione di tre quarti di Slam si allunga al limite per tenere lo scambio e si affida ad un cross di rovescio slice per rallentare e ritrovare la posizione. Andrey raggiunge la pallina e tenta in extremis un attacco in back lungolinea, che casca poco oltre la linea di fondo.
La folla esplode e Nole la incita a gridare più forte mentre cambia campo sul 4-2, riaprendo l’infinito e intermittente flirt che lo lega al pubblico di Parigi. Per lui c’è il 5-2 e poi il 6-3, che trasforma in 7-3 con un ace. Nel tie-break per Djokovic tre servizi vincenti e un ace; nel set complessivamente 17 vincenti contro i 20 di Rublev, dieci errori per parte in un’ora e tre minuti.
Terzo set: Djokovic cresce, Rublev è stanco e si arrende
Rublev ha senz’altro cullato il sogno della finale: come reagirà alla sconfitta nel secondo parziale? Di tempo per riflettere ne ha (e non necessariamente è un bene) perché Djokovic esce dal campo e al rientro usufruisce di un medical timeout: sdraiato sulla pancia viene massaggiato alla schiena e il set decisivo inizia dopo circa un quarto d’ora dalla fine del secondo.
Chi reagisce bene è proprio Djoko: il sei volte campione della manifestazione decide di marcare stretto, per mutuare un’espressione calcistica, il rivale rimandando tutto con un agio maggiore che non nelle prime due ore di gioco. Rublev deve lavorare di più per mettere a segno i suoi vincenti; si applica con determinazione ma l’avversario sta crescendo e ogni tanto il moscovita, per la prima volta nel match, scuote la testa scontento.
Nel terzo game Rublev assaggia subito le rinnovate virtù del rivale sul punteggio di 1-2: ci sono ben due errori del numero cinque del seeding nel 15-40 che può rivelarsi decisivo. Il russo non ha però intenzione di cedere, con ardimento spinge sull’acceleratore e trova due errori dell’avversario, ai quali aggiunge due servizi vincenti. Rublev ha ancora qualcosa da spendere di fronte a un Djokovic in crescita.
Nole lascia per strada solo cinque punti nel set, prendendosi l’89% dei punti con la prima palla. Il suo contendente fatica sempre di più e sul 4-5 si trova sullo 0-30 che significa essere a due punti dalla sconfitta: di nuovo si affida al cuore e al servizio, allontanando la stretta di mano finale e approdando alla nuova parità a quota cinque. Sul 5-6 ancora Djokovic si presenta per riscuotere il break decisivo e raggiunge il 15-40 con la consueta ferocia agonistica e giovandosi di ben tre errori con il dritto del russo. Questa volta Andrey deve mollare la presa e lo fa nel peggiore dei modi, servendo cioè il secondo doppio fallo della sua splendida e sfortunata partita.
Tre ore di gioco, 49 vincenti per chi ha perso e 36 per chi ha vinto. Che però è Djokovic. “Mi ha soffocato come un serpente, è stato grande” è l’omaggio di Djoko al suo rivale nell’intervista a caldo sul court.