[4] J. Sinner b. [8] H. Rune 6-2 5-7 6-4
Alla vigilia, la sfida preannunciava di potersi sviluppare nello scontro tra la frustrata liquida italica e la sbracciata muscolare danese ma alla fine il vero confronto è stato fra il Cuore di Jannik Sinner e il saliscendi emotivo di Holger Rune. A prevalere è stata la resilienza di casa per la gioia del Pala Alpitour che ha accompagnato ancora una volta il suo beniamino verso il successo: il primo posto nel Girone Verde è realtà, Nole Djokovic ringrazia. 6-2 5-7 6-4 in 2h30′ di gioco per battere per la prima volta in carriera al terzo tentativo il classe 2003, ora testa alle semifinali di sabato.
Dopo una prima frazione dominata in ogni zona del campo, l’azzurro ha visto il proprio match sin lì ben incanalato tatticamente e psicologicamente impantanarsi nelle scorie fisiche – problema agli adduttori lombari, conseguenza della battaglia di martedì contro il n. 1 del mondo – ritrovandosi così al terzo peraltro con una versione del danese cresciuta decisamente di tono, al contrario di una prima parte di partita in cui l’allievo di Becker si era dimostrato altamente confusionario compiendo una serie di scelte strategiche scellerate: su tutte, un’incessante presa della rete a dir poco suicida.
Infine, l’ultima curva prima del rettilineo finale dove l’altoatesino ha avuto fin da subito più chances in risposta salvo poi ritrovarsi sul 4-3 a dover annullare una palla break valevole per il 5-3 e servizio Rune. Sventato il pericolo, il n. 1 d’Italia ha piazzato la zampata decisiva che lo proietta in semifinale con un percorso immacolato. 60 vittorie stagionali, cifra super tonda, a fronte di sole 14 sconfitte.
Primo Set: Sinner domina in lungo e largo, Rune confusionario e nevrotico
Il ring del Pala Alpitour ospita l’incrocio conclusivo del Gruppo Verde, uno scontro che per dirla in altre parole mette di fronte la Freccia Verde – noto supereroe della DC Comics caratterizzato dal tipico cappuccio verde, praticamente identico alla tuta che il n. 1 azzurro sta utilizzando in questa settimana torinese durante gli ingressi in campo per i warm up – della Val Pusteria al cospetto di Ivan Drago (fisionomicamente infatti, o quantomeno per il capello biondo, il terribile Holger ricorda il famoso villain del celebre – divenuto cult – pugile cinematografico Rocky Balboa.
L’inizio è totalmente a matrice italica: Sinner parte immediatamente centrato e determinato imprimendo grande pressione in risposta, dall’altra parte Rune prova invece a verticalizzare costantemente il proprio tennis cercando di sfruttare la prima di servizio per prendere subito la rete. Tuttavia, il problema per il danese è che spesso e volentieri si proietta in avanti avendo costruito ben poco, finendo per essere preda dei passanti altoatesini.
E’ quasi imbarazzante – per lo spettacolo – l’ampio divario sin qui osservato tra i due protagonisti, se da un lato c’è un giocatore come Jannik che viaggia spedito in battuta ottenendo una quantità industriale di punti diretti; dall’altro il 20enne di Gentofte al contrario fatica molto di più a trovare con la necessaria continuità quella solidità al servizio in grado di garantirgli di performare al meglio.
Naturalmente questa confusione, tattica e mentale, nella testa dell’allievo di Becker non fa che ripercuotersi nell’aspetto umorale di Holger: perde le staffe fin dai primi errori commessi in partita, mostrando un atteggiamento nevrotico e di continuo lamento nei confronti del suo box.
Gli attacchi all’arma bianca del n. 10 ATP non ne vogliono sapere di sortire l’effetto – di – sperato: quindi verrebbe da chiedersi, avrebbe una soluzione alternativa a livello strategico? Il classe 2003 per rispondere al quesito tenta di sondare piani a lui più congeniali per ritrovare stabilità e focus mediante il ritmo da fondo campo: ossia la propria cifra tennistica, anche se nei colpi di volo – almeno guardando una prospettiva generale, visto che in questa serata novembrina piemontese ne sta sbagliando parecchi e in modo grossolano – è di certo attualmente superiore a Jannik.
Soltanto che sfondare a ritmo sostenuto dalla linea di fondo la versione di fine 2023 del n. 1 d’Italia, significa essere sconfitti prima ancora di ingaggiare il duello martellante a tutto braccio. A proposito, per contestualizzare l’assoluta maturità raggiunta dall’azzurro, la sensazione è che Sinner stia gestendo la potenza e la velocità delle sue sbracciate: la – non – partita vista finora non gli sta richiedendo difatti di alzare eccessivamente i giri del motore e quindi come solo i grandi sanno fare si fa bastare la marcia ridotta.
In termini di punteggio, tutto ciò si trasforma in un esiziale – per il danese – e perentorio 4-0 ad aprire le danze: un doppio break che parla da solo. L’unico istante di minima tensione il 22enne di San Candido lo avverte nel quinto game dove si ritrova 15-30, qui però fa capire oramai di che pasta si è “fatto” giocando un punto da campionissimo sul 30-30: prima slice ad aprirsi il campo seguita da un bimane profondissimo che termina negli ultimi centimetri di campo depauperando di qualsiasi speranza la difesa danese.
Insomma non c’è per nessuno, il pubblico sugli spalti addirittura ad un certo punto a metà set subissa di fischi l’ottavo Maestro di queste Finali ATP nel tentativo di scuoterlo: Sinner ha però ben altre intenzioni che regalare spettacolo e una partita combattuta, dopo le 3ore e 11minuti con Nole bisogna stringere la cinghia delle energie il più possibile. Perciò intascandosi pure quegli scambi in progressione con tanto di rovescio in salto abbacinante, passa all’incasso dopo 33 minuti: 6-2 a favore del n. 4 del mondo che lascia solamente tre quindici in battuta.
Secondo Set: Sinner mette più pressione in risposta, ma Rune pareggia i conti al foto-finish sfruttando un problema alla schiena dell’azzurro
L’avvio di ripresa agonistica ci presenta una versione di Rune leggermente più fluida e meno frettolosa nello sviluppo delle proprie manovre, ma il primo a portarsi ai vantaggi in risposta è comunque Sinner sull’1-1. Nel quarto game tocca invece a Jannik affrontare un pericoloso 15-30, tampona momentaneamente con un provvidenziale ace – il quarto del match – tuttavia il danese vince il primo vero scambio a suon di mannaie da fondo e si guadagna la prima palla break del suo incontro: l’azzurro si toglie però d’impiccio in maniera esemplare (2-2), come? Punti gratis con il fondamentale d’inizio gioco – nonostante non stia brillando percentualmente per prime messe in campo.
Difatti è proprio su questo preciso spunto tecnico che l’allievo di Vagnozzi pare aver fatto click negli ultimi 6 mesi, che conseguentemente si concatena con la mentalità acquisita: uscire dalle situazioni complesse in battuta evitando di dover ricorrere al palleggio di costrutto, ma facendo punto diretto. Una cosa che aiuterà sicuramente il KID di San Candido anche in quei periodi in cui non brillerà a livello di forma e di sensazioni nell’impatto.
Anche il quinto game va ad oltranza, il terzo in fila, e questa volta è Rune a dover cancellare un break point all’italiano e salvarsi, non prima però di aver richiesto nel precedente cambio di campo un MTO per un fastidio al ginocchio destro. Ma la percezione è che sia solo questione di tempo prima della definitiva zampata dell’idolo dei Carota Boys.
Tale sensazione pare essere in procinto di divenire realtà nel sempre cruciale settimo gioco, quando il danese si ritrova per la terza volta consecutiva in battuta a doversi disimpegnare ai vantaggi e per la seconda a concedere una palla break. Contrariamente all’azzurro che, eccezion fatta per il turno di servizio sull’1-2, ha sempre visto sfilare lisci come l’olio i suoi round in battuta: dopo aver concesso il break point, nei due successivi turni infatti non ha lasciato per strada neppure un quindici. Ma in qualche modo Holger rimane abbarbicato al match e alla testa del parziale.
Il fatidico strappo alla fine non si materializza e Sinner è costretto a servire per rimanere nel set sul 4-5, titubanze? Macché, anzi, fa vedere come il duro lavoro paghi sempre. Attacca in controtempo per venire avanti e risvegliare un Pala Alpitour un po’ assopito mediante due cioccolatini volanti: specialmente il secondo è da cineteca, stop volley di rovescio con taglio ad uscire sublime. C’è però da segnalare minacciosamente che a partire dalla seconda metà della frazione, Jan ha cominciato a toccarsi la parte sinistra della schiena – quella degli adduttori lombari – forse una leggera contrattura sopraggiunta dopo il grande accumulo di dispendio fisico degli ultimi giorni.
I movimenti sono più circoscritti ma al momento appare scongiurato qualcosa di più grave. Nel frattempo Rune ci ha preso gusto e allora 4° turno di servizio che lo vede costretto ai vantaggi, come però i precedenti tre il danese ne esce fuori con le ossa integre garantendosi il tie-break (6-5). I fantasmi di un possibile infortunio ai danni di Sinnerlandia, tuttavia, si materializzano nel gioco successivo: il 22enne italiano non riesce ad eseguire efficacemente la torsione del busto per colpire il rovescio a causa del fastidio alla schiena che si intensifica, smarrisce il fondamentale bimane e va sotto 0-40. I primi due set point li frantuma con altrettanti grandiosi dritti, ma sul terzo l’uno-due non è definitivo e il passante di Rune rimette lo scambio in discussione in seguito vidimato dal lob vincente del n. 10 ATP: 7-5 in un’ora esatta di durata, tutto da rifare.
Terzo Set: Sinner traumatizzato dal torpore fisico chiama a raccolta il pubblico per caricarsi, Rune alza il livello ma il cuore di Jannik fa la differenza
I dubbi sulla condizione fisica precaria di Sinner continuano ad aleggiare sugli spalti, soprattutto guardando alla semifinale di sabato. E le smorfie dell’azzurro di certo non rassicurano, inoltre aumentano i gratuiti e in generale si assiste ad una serie di sguardi con il proprio angolo di crescente preoccupazione. Ciononostante, il n. 1 d’Italia non vuole mollare e prova a rimanere attaccato al treno danese, il quale torna ad incepparsi nel terzo game: ennesimo turno di servizio dell’allievo di Becker che si prolunga ad oltranza – siamo a 6 nell’incontro -, sorprendentemente dunque viste le titubanze fisiche il n. 4 al mondo si procura un paio di preziosissime palle break: la prima delle due resa realtà dopo un acceso conciliabolo tra il danese e la giudice di sedia in seguito a d alcune proteste senza fondamento circa la possibilità di chiamare il ‘falco’. Alla fine, al termine di oltre 12 minuti – il game più lungo della sfida – Holger si mantiene avanti: da sottolineare in tal senso la statistica che evidenzia 30 punti di scarto (59 Sinner contro 89 Rune) nella differenza dei quindici giocati in battuta, a riprova della maggiore laboriosità dei turni danesi.
Un altro momento di svolta arriva invece qualche minuto dopo, al servizio Sinner ritrova energie dal cassetto dei pugnetti che finalmente fanno capolino creando quel legame di empatia con il pubblico in grado di rigenerarlo dal torpore fisico e psicologico nel quale era rimasto imbrigliato dalla fatica accumulata – e dalla schiena dolorante. Rispolvera autostima e carica agonistica, Rune prova ad aiutarlo con il 3° doppio fallo ma rimedia prontamente con il 13° ace del suo match per cancellare la terza palla break offerta nei suoi ultimi due round di servizio (3-2 Danimarca). Dopodiché va in scena una fase interlocutoria di un paio di giochi, prima di un ottavo game in cui Jannik frantuma con un’ottima seconda al corpo la chance che avrebbe mandato il campione di Bercy 2022 a servire per accedere alle semifinali, per poi scagliare l’undicesimo ace che certifica il 4-4.
Pericolo scampato significa ulteriore linfa vitale per provare l’assalto finale, dall’angolo Vagnozzi e Cahill chiedono a Jannik di essere “cattivo”. L’altoatesino recepisce e vola sullo 0-40, la terza occasione è quella buona: spara un drittone inside-out all’incrocio delle righe e va all’incasso scendendo in controtempo e colpendo una signora volée.
Break straripa-argini e si va a servire per il primo posto del girone, 30-30 e allora è il momento del bimane al salto prima dell’ultimissimo quindici che fa sprigionare di gioia il Pala Alpitour. Brutta, sporca e cattiva ma l’ha portata a casa. Not too bad Jannik, che cuore!