L’ostacolo Olanda è ostico, per poterlo superare servirà una grande prestazione di squadra da parte dei ragazzi di Filippo Volandri. E allora è fondamentale avere il supporto di tutte le componenti. Compreso quello di un elemento essenziale all’interno delle dinamiche di spogliatoio del team azzurro: l’ex n. 6 del mondo Matteo Berrettini.
Il tennista romano, come ha anche ricordato nelle interviste rilasciate nelle ultime ore Jannik Sinner, pur non potendo essere arruolabile sul campo – l’appuntamento per il suo rientro è il 2024 – è a tutti gli effetti un imprescindibile uomo squadra oltre che tifoso d’eccezione. La sua sola presenza in panchina è fonte di carica e ulteriori stimoli per i suoi compagni.
Il finalista di Wimbledon 2021 ha così raggiunto il resto della squadra italiana a Malaga per essere da supporto sia a livello psicologico che nell’ottica di poter distribuire consigli tattici data l’esperienza accumulata nel circuito e in Davis. Ha già fatto valere il suo peso in tali vesti in quel di Bologna, e spera di riuscirci ancora.
Ecco di seguito la conferenza stampa tenutasi in Andalusia.
D. Quando si affrontano tanti infortuni, diverse lesioni muscolari, qual è l’aspetto più difficile nella gestione della parte mentale?
Matteo Berrettini: “Prima di ogni altra cosa, quando ti ritrovi ad affrontare una serie ricorrente di infortuni ciò che viene maggiormente destabilizzato è il tuo stato d’animo. Ti senti triste perché non riesci a competere come vorresti. Poi un altro elemento fondamentale è quello relativo al processo di recupero e al conseguente rientro: credo sia veramente la chiave nel poter ribaltare una situazione negativa come un infortunio in una al contrario positiva. Ho sempre provato grandi motivazioni, ma allo stesso tempo grande felicità, nel cercare di ritornare a competere dopo essere stato male. Ritornare a giocare e potermi dire ‘OK Matteo, stai bene. E’ tutto al proprio posto ‘ è sempre stata per me una sfida stimolante. Quando però ciclicamente avverti che qualcosa nel tuo corpo non va come dovrebbe, e se nonostante tu tenti di lottare continui ad andare giù sia fisicamente che mentalmente è necessario fermarsi come ho fatto. Quindi sì, in sostanza penso che nel tennis mente e corpo vadano assieme: due entità indivisibili che viaggiano all’unisono“.
D. Qual è il tuo programma per il 2024? Presumo ripartirai dall’Australia, dopodiché quali appuntamenti dobbiamo aspettarci?
Matteo Berrettini: “Sì, spero di iniziare la nuova stagione in Australia. Questo è l’obiettivo così come quello di riuscire a giocare nel 2024 quante più partite possibili. Sto lavorando sodo in questo momento per essere pronto al nuovo anno. Mi piace giocare in Australia, l’accoglienza è sempre molto è piacevole e mi è sempre piaciuto andare a giocare lì. Quindi sì, l’obiettivo è ritornare in Australia e credo sia assolutamente fattibile“.
D. Quali sono le pressioni che hai dovuto gestire dopo aver raggiunto la finale di Wimbledon nel 2021? Un risultato che ha inevitabilmente alzato le aspettative nei tuoi confronti…
Matteo Berrettini: “Le critiche ci sono sempre state, fanno parte della nostra professione. Devi essere in grado di gestirle al meglio. Ma ciò che veramente conta sono le riflessioni e i pensieri delle persone che conosci, dei tuoi familiari, di coloro che si preoccupano per te e che ti sono vicini sempre sia quando le cose vanno bene sia quando non vanno come vorresti. Poi è normale che oggigiorno, nel mondo attuale caratterizzato dall’uso dei social, tu riceva amore e odio. Certamente alcune cose che mi sono state rivolte mi hanno sorpreso, non le ho comprese nella misura in cui io amo quello che faccio e penso che la strada che percorro sia la migliore per ottenerne i traguardi che mi sono prefissato. Io so chi sono, so cosa ho ottenuto nella mia carriera, so cosa voglio fare e conosco ciò che mi rende felice. Devo però riconoscere riguardo alle pressioni, all’aspettative e alle critiche eccesive, che ho sempre avuto e sentito il sostegno di tantissime persone che mi sono state al fianco in ogni situazione che ho dovuto affrontare“.
D. A livello Slam hai giocato sia con Rafa [Nadal, ndr] in Australia sia con Novak [Djokovic, ndr] a Parigi e a New York. Tra i due chi pensi sia stato più difficile da affrontare?
Matteo Berrettini: “Non saprei, sono due giocatori sicuramente diversi. La partita dove però ho sentito di essere più vicino al mio avversario, quella che dal campo mi è sembrata la più combattuta delle tre, anche se alla fine sono stato sconfitto anche in quella, è stata a Parigi contro Novak [Djokovic, ndr] in cui ho avvertito che potevo davvero farcela. Poi se vi ricordate, il match è stato sospeso e siamo stati 25 minuti negli spogliatoi. Perciò senza dubbio nel complesso, è stata la partita in cui mi sono sentito maggiormente a livello di Novak. Quindi per rispondere alla tua domanda…,non lo so (sorridendo, ndr)”.
Stampa Italiana
D. Innanzitutto è bello rivederti. Eri insieme alla squadra a Bologna, ora sei qui anche a Malaga. Com’è l’aria che si respira negli spogliatoi?
Matteo Berrettini: “Sono felice. Come a Bologna sto cercando di dare un mano. Sono venuto qui a Malaga sia per me che per la squadra, per poter dare energia ai ragazzi e potermi allenare con loro. Non vedo l’ora di divertirmi sugli spalti, perché purtroppo non posso stare in campo. Però credo fortemente nel gruppo e il gruppo sia crea anche con queste cose. Ho parlato con Filippo [Volandri, ndr], Filippo ha parlato con la squadra e sono tutti molto contenti di avermi con loro. Perciò ho preso l’aereo e sono venuto. La squadra la vedo bene, la vedo con la tensione giusta. La vedo insomma pronta, poi sappiamo bene che la Davis riserva milioni di sorprese. Direi che Jannik [Sinner, ndr] è pure discretamente in forma (sorridendo, ndr), quindi siamo pronti alla battaglia“.
D. Alle ATP Finals del 2021, Jannik [Sinner, ndr] entrò come riserva per sostituirti dopo il tuo infortunio con Zverev. Quest’anno è stato protagonista incontrastato. Vedendolo hai provato un’invidia sana, una voglia di dire “Io li ci torno, ci voglio tornare, ci posso tornare, perlomeno ci provo”?
Matteo Berrettini: “Questa cosa mi è stata chiesta non dagli addetti ai lavori, ma dagli amici, dalle persone che conosco. Io ho sempre saputo che Jannik [Sinner, ndr] avrebbe fatto questo, è una cosa che si sente quando giochi contro un giocatore di alto livello. Era solo questione di tempo. Soprattutto per come piace giocare a lui, con le condizioni di Torino e dei tornei indoor in generale ci va a nozze. Gli piacciono tantissimo, lo ha anche dimostrato quando era più piccolo alle Next Gen. Insomma, almeno indoor sul veloce, stiamo forse parlando del secondo migliore al mondo dietro Novak. Per ritornare alla tua domanda, l’invidia no. Non è la parola giusta. Sano agonismo, così lo definisco. Sicuramente mi sarebbe piaciuto essere lì, essere alle Finals. Più che altro godermele come se l’è godute lui. L’episodio di Torino 2021 è stata forse la più grande delusione della mia carriera, ripensandoci, perché avevo fatto una stagione molto positiva e non sono riuscito a godermi il pubblico e tutta l’emozione di quel pubblico in un torneo così speciale. Però invidia no, ho tanto rispetto ed è impressionante vedere come migliora rapidamente. E sicuramente è un grandissimo stimolo per mettermi sotto e lavorare”.