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Nella prima giornata delle Next Gen ATP Finals 2023, torneo che chiude ufficialmente la lunghissima stagione tennistica, non si può certo dire siano mancate le partite combattute. Dopo la sconfitta al quinto set di Luca Nardi e l’ottimo successo in quattro per Flavio Cobolli, nella sessione serale si inverte l’andamento dei punteggi. Luca Van Assche batte al quarto Abdullah Shelbayh, mentre Hamad Medjedovic vince un match rocambolesco contro Alex Michelsen, facendosi prima recuperare due set ma riuscendo poi ad imporsi nonostante i crampi.
Mercoledì si torna subito in campo, con i due vincitori che si affronteranno nell’ultimo incontro di giornata, secondo match dopo le 20 locali (le 18 italiane). Prima di loro saranno invece protagonisti i due sconfitti, in quella che è quasi una sfida da dentro o fuori. Nel pomeriggio saranno protagonisti anche Luca Nardi e Flavio Cobolli, rispettivamente opposti a Dominic Stricker (ore 13 italiane) e Arthur Fils (non prima delle 14). Ma vediamo ora come sono andati gli ultimi due incontri di martedì.
[2] L. Van Assche b. [8] [WC] A. Shelbayh 4-3(5) 3-4(5) 4-1 4-1
La terza sfida della prima giornata delle Next Gen ATP Finals, la prima senza italiani in campo, si apre con grande equilibrio, che sarà una costante per la prima metà del match. Van Assche comincia meglio, trovando un break in avvio e salvandosi al dedicing point dopo aver cancellato tre chance di contro-break. Shelbayh però pare sul pezzo, gioca bene e dà del filo da torcere al francese, strappandogli la battuta a zero poco dopo e portandolo al tie-break. Prima il n°70 del mondo aveva anche annullato un set point, con un passantone di rovescio nuovamente al punto decisivo, quindi facendo pesare la sua miglior classifica il transalpino si assicura il primo parziale per 7 punti a 5. È una partita lottata, con tante opportunità di break nonostante un campo molto rapido, molte delle quali per il tennista giordano che, però, non ne approfitta.
A fine partita Shelbayh avrà certamente tanti rimpianti, con appena due break point convertiti su diciassette. Nonostante le opportunità mancate, comunque, il n°185 ATP riesce ad assicurarsi il secondo set, pur senza concretizzare cinque palle break e tre set point. Van Assche è un osso davvero duro nei momenti importanti, così il giordano ha bisogno di un’invenzione per evitare di subire una rimonta piuttosto clamorosa nel tie-break della seconda frazione. Il francese risale da 2-6 a 5-6, ma con una smorzata vellutata Shelbayh pareggia i conti. Il set appena vinto, tuttavia, non lo galvanizza, anzi. L’avvio di terzo parziale è da dimenticare per il 2003 di Amman: come nella prima frazione, il francese ne approfitta e sale subito 2-0. Tra la fine del terzo e l’inizio del quarto set si giocano sei game consecutivi al punto decisivo, quattro dei quali vinti da Van Assche. Dopo quasi due ore il transalpino trionfa 4-3(5) 3-4(5) 4-1 4-1, regalandosi la prima vittoria del gruppo rosso e prevalendo grazie alla maggior concretezza nei momenti decisivi, vincendo sette dei dieci deciding point dell’incontro.
[6] H. Medjedovic b. [4] A. Michelsen 4-2 4-3(3) 3-4(3) 3-4(5) 4-3(4)
L’unico match della giornata che sembra potersi concludere in tre set è l’ultimo, con Hamad Medjedovic che parte meglio rispetto ad Alex Michelsen e vola via spedito. Basta un break nel primo set al serbo, ultimo ad arrivare a Jeddah e proveniente direttamente da Malaga, dove la sua nazionale era ad un punto dalla finale di Coppa Davis prima che un alieno con i capelli rossi decidesse che la storia sarebbe dovuta andare diversamente. Con un formato come quello con cui si disputano le Next Gen ATP Finals un break subito equivale spesso alla perdita dell’intero parziale. Medjedovic ne approfitta e si prende 4-2 il primo set, sfruttando anche qualche errore di troppo del suo avversario che rischia di capitolare con lo stesso punteggio anche nella seconda frazione. Il serbo va a servire avanti 3-2, ma per la prima volta nel match è costretto ad offrire palle break: sono due di fila, con la seconda che è anche un set point essendo sul 40 pari, che permettono allo statunitense di rientrare in partita. Michelsen perderà anche il secondo parziale, in cui non riuscirà a passare mai in vantaggio nel tie-break, tuttavia inizia a crescere e a sbagliare meno e, complice un comprensibile calo di Medjedovic, rientra in partita.
Il n°97 del mondo cresce con la prima, sia a livello di punti vinti che di prime in campo, e tra terzo e quarto set offre solamente una palla break, annullata al punto decisivo in avvio di terzo parziale. Ciò che cresce nello statunitense, tuttavia, è la fiducia, che aumenta con il passare dei minuti e dopo la conquista di entrambi i tie-break, rimandando ogni discorso al quinto set. L’inizio del parziale decisivo è decisamente complicato per Medjedovic, non soltanto per il vantaggio evaporato quanto, soprattutto, per i crampi che iniziano a creargli non pochi problemi. Il serbo è costretto ad incassare un warning per time violation ma, in qualche modo, riesce ad approdare ancora una volta al tie-break, il quarto della partita. Il n°110 del ranking gioca quasi da fermo, eppure non viene graziato dal suo avversario, che anzi si incarta sul più bello e non riesce a completare la rimonta, perdendo gli ultimi quattro punti e cedendo 4-2 4-3(3) 3-4(3) 3-4(5) 4-3(4) in 2h29. Il record per la partita più lunga delle Next Gen ATP Finals resta dunque a Matteo Arnaldi e Francesco Passaro, con quest’ultimo bravo ad imporsi dopo due ore e trentotto.