Partiamo senza indugi dall’elefante nella stanza: Rafa Nadal è pronto a fare il suo comeback nel 2024. Ha recentemente annunciato che ripartirà da Brisbane, avvalendosi di una wild card oppure del ranking protetto – ovvero il ranking medio nei tre mesi successivi all’ultimo torneo giocato – , che per lui consisterebbe nella nona posizione mondiale. Rafa è attualmente numero 664 del mondo: dopo 912 settimane in top ten (dal 25 aprile 2005) il maiorchino ha terminato la sua eccezionale striscia il 19 marzo di quest’anno. Al termine di un 2023 segnato dall’ennesimo infortunio, quello all’ileopsoas (il flessore dell’anca), e un’operazione a giugno che l’ha tenuto lontano dai campi per dodici mesi, Nadal è pronto a tornare in Australia, dove aveva lasciato a gennaio, sconfitto in tre set al secondo turno dall’americano Mackenzie McDonald. Come ha spiegato alla Gazzetta il Professor Pietrogrande, direttore del reparto di ortopedia del San Paolo di Milano, l’ileopsoas “è una struttura sottoposta a grandi sforzi in tensione, ma per poter sostenere questo sforzo nel tempo deve ricambiare le sue strutture. Quando esso supera le capacità di rigenerazione, iniziano a crearsi delle microlesioni, che possono poi sfociare in una vera lesione”, come quella che ha tormentato Nadal nel 2023. L’intervento a cui si è sottoposto lo spagnolo non è molto frequente, perché, a volte, “l’aggressione chirurgica supera i vantaggi ottenuti”.
Sei mesi dopo, però, a quanto ci dicono i video che trapelano dalla Rafa Nadal Academy e le parole dello stesso spagnolo, Nadal è pronto a tornare in campo: “Non so a che livello, non so cosa aspettarmi, ma per ora non mi importa. Sono solo felice di poter tornare in campo con tutta l’emozione e la voglia che servono per potersi divertire, e credo che potrò essere anche competitivo.” In quanto membro dei big three, un suo ritorno ai massimi livelli ci stupirebbe, sì, ma fino a un certo punto. Ricordiamo facilmente il ritorno trionfante di Roger nel 2017, dopo sei mesi di stop, e quello di Djokovic l’anno successivo. Ma è lo stesso Nadal a fornirci gli esempi più incoraggianti: nel 2022, dopo sei settimane di stop, tornò e vinse Parigi per la quattordicesima volta; poco prima, aveva trionfato in Australia dopo sei mesi di pausa nel corso del 2021; il 2018 l’aveva visto alle prese, fra le altre cose, con un’altra lesione all’ileopsoas, a seguito della quale aveva vinto, back-to-back, a Montecarlo e a Barcellona; ancora: dopo sette mesi di stop nel 2012, Nadal disputò una delle stagioni più brillanti della sua carriera l’anno successivo, vincendo fra l’altro, Rogers Cup-Cincinnati-Us Open uno dopo l’altro (qui gli highlights di un vecchio Fedal risalente a quel periodo). Fin dall’inizio della sua carriera – a causa, fra l’altro, della sindrome cronica di Muller-Weiss, Rafa ha avuto a che fare con infortuni quasi di ogni tipo. Praticamente ogni volta è stato in grado di ritornare al massimo. E tuttavia il 2024 sarà il ventiduesimo anno di una carriera iniziata nel 2002, quando ancora non ne aveva compiuti sedici. Inevitabilmente, i margini di recupero si restringono, e lo stesso Nadal ha ammesso che questo 2024 potrebbe essere il suo ultimo anno da professionista. Ma l’inevitabile è un concetto inviso al Campione.