L’Ultimate Tennis Showdown è una serie di esibizioni che di tennis – potrebbe sostenere qualcuno – ha solo il nome, visto il formato “innovativo”. Il fondatore è Patrick Mouratoglou, ex allenatore di Serena Williams, (probabilmente) Simona Halep, Holger Rune…
Personaggio controverso (anche) per la sua idea della necessità di cambiare il tennis ma sicuramente carismatico, in occasione del Gran Finale dell’UTS ha proposto tramite il canale YouTube del torneo la quarta puntata di “All on the table”, una serie di video con protagonisti i giocatori che chiacchierano amabilmente e con spontaneità (ricordando che c’è pur sempre una telecamera). Un’idea decisamente brillante visto il contenuto godibile, certo facilitato dall’ambiente rilassato di un’esibizione durante la off-season.
Poco prima del finalone londinese vinto da Jack Draper, ecco dunque Casper Ruud, Alexander Bublik e Benoit Paire conversare davanti a un bicchiere di vino e il risultato – con ognuno dei tre personaggi che trova il suo spazio per dire cose interessanti e divertenti – è senza dubbio meritevole di una visione. Dei sessantuno minuti di durata del video, riportiamo una scena che ha avuto particolare successo, con protagonista “The Bublik Enemy” in una sorta di rant (filippica?) che pare prendere di mira l’incolpevole Bernabé Zapata Miralles, sintesi di quell’aspetto della terra battuta che non piace al kazako. Perché, anche se non ci si può credere visto che dichiara il duro come superficie preferita e ha sull’erba la resa migliore, pur così avara di frutti quando la calca, Sasha ama la terra. Tranne che…
Il discorso dei tre commensali arriva sugli allenamenti e Bublik domanda a Paire quanto si alleni mediamente ogni giorno, “compreso il riscaldamento, l’atletica”. L’altro cerca di glissare, ma Sasha lo incalza.
Bublik: “Dammi un numero.”
Paire: “Durante la pre-season?”
“Eh no, niente pre-season, durante la stagione.”
“Non mi alleno.”
“Vabbè, dimmi durante la pre-season.”
“Un’ora e mezza, due volte al giorno.”
Per capire bene, Bublik gli presenta un’ipotesi, “perdi al 250 di Marsiglia e hai cinque giorni prima di Rotterdam, che fai?”.
“Torno a casa, poi vado al torneo e dopo un paio di giorni mi alleno un’ora.”
“Ma allora io sono quello determinato e invece dico sempre al mio coach che Benoit si allena più di me”.
“Faccio un’ora” si difende Paire, “mica dieci minuti”.
“Lavori sull’intensità oppu…”
“NO.”
Ruud ci mette un po’ a metabolizzare quel secco “no”, poi scoppia a ridere. Anche lui e Bublik dicono quanto si allenano e così finiamo tutti (Benoit compreso) con lo scoprire che a Sasha piace tantissimo allenarsi. “Il problema è che odio la competizione, i viaggi. Ieri, preparare i bagagli per venire qui cinque giorni mi ha distrutto, stressato”. E continua spiegando che ora inizia a scegliersi con più cura i tornei in modo da godersi anche i match, mentre Casper annuisce spalmando del formaggio su un pezzo di pane.
Si arriva alla parte migliore. “Lo swing che preferisco è quello sulla terra battuta” afferma Bublik. “Erba e terra. Perché i tornei sono vicini [risiede a Monte Carlo, ndr], prendo la macchina, vado a Roma, torno, vado a Monaco di Baviera…”.
Insomma, Sasha è lì poco prima degli Internazionali d’Italia che si allena sulla terra, due o tre ore, scivolate e tutto quanto, ma “il problema è quando entri in campo e c’è Zapata Miralles dall’altra parte della rete che ti grida in faccia: questo è ciò che odio. Qui è dove dico, su ragazzi, rilassiamoci, cosa ci stiamo giocando? Da’ un’occhiata alla scheda informativa [fact sheet] del torneo. Non ci giochiamo chissà che, tanto probabilmente perderai al secondo o al terzo turno. Controlla la scheda…”.
Paire apprezza parecchio l’esortazione a controllare la scheda. “Zapata, check the fact sheet” ripete Benoit, “non so cosa voglia dire”.
“In realtà” precisa Bublik, “non ho mai giocato con Zapata, è per dire i giocatori che lottano”. Povero Bernabé, anzi BZM, che solo per questo si è guadagnato l’onore di essere menzionato con la sigla come i ben più famosi connazionali RBA e PCB.
Paire non ce la fa più, “Zapata, check the fact sheet” diventa il suo tormentone e i tre iniziano a ridere fino alle lacrime.
“Perché poi vuoi che controlli la scheda?” domanda Benoit al quale pare sfuggire il nocciolo della questione.
“Così vede per cosa gioca.”
“Soldi, punti.”
“Ma non ci sono soldi fino ai quarti.”
“Niente soldi?”
“Se controlli la scheda di un 250, cosa c’è?”
E possiamo fermarci all’esclamazione di Benoit, “oh, fact!”.
Forse, però, non ha detto proprio fact.