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Quanto è bello quando lo sport riesce a regalarci favole cosi incredibili? Giovani prodigi, atleti rinati e 43enni che conquistano la vetta del tennis mondiale. Rohan Bopanna, classe 1980, non ha mai smesso di crederci. Ed è questa, la sua forza.
Nell’edizione dell’Australian Open 2024, la coppia formata da Bopanna ed Ebden ha appena raggiunto la semifinale, Machac e Zhang li separano dall’atto conclusivo. Per Rohan è la prima semifinale in carriera sul territorio dello Slam oceanico, e la chance è enorme. Di fronte ritrovano due grandi giocatori, di singolare. Non è mai facile, per chi abituato ad esser in solitudine, ritrovarsi a dover gestire una sola metà campo. Due singolaristi, di certo con miglior mano, che affrontano l’esperienza di due veterani della disciplina. Per Bopanna può essere fra le ultime occasioni per la conquista di un trofeo Major, con già due finali perse a New York.
“È risaputo che faccio il bagno di ghiaccio, questo è ciò che mi ha davvero fatto andare avanti”. Davvero Rohan? Basta qualche bagno ghiacciato per arrivare a 43 anni nelle tue condizioni? Buono a sapersi, grazie per aver condiviso il tuo segreto.
“Diventare numero 1 era il mio sogno, pratico questo sport da un paio di decenni. Questo traguardo dimostra la mia perseveranza nel continuare a lavorare sodo. Poi sai, ho un grande partner al mio fianco”. Ebden, a differenza del compagno, è gia stato campione Slam. Nel 2022, a Wimbledon in coppia con Purcell, trionfò in finale contro Mektic e Pavic. Qualche mese prima, in Oceania, perse la finale tutta australiana con gli idoli di casa Kyrgios e Kokkinakis. Non una prima volta per lui su questo palcoscenico, il sogno della vittoria è più concreto che mai.
Fra le diverse particolarità nella carriera di Bopanna, è evidente quanto il suo livello sia stato in continuo aumento col passare degli anni: “Mi è servito giocare meno tornei, la cosa importante è trovare il miglior allenamento e recupero per se stessi – racconta spiegando come questo sia possibile – mi è servito fare molta mobilità, stretching… Su questo ponevo la mia attenzione, più che sull’andare a fare pesi o tapis roulant, non ne avevo proprio voglia”.
A 43 anni è impossibile non rinunciare a qualcosa, essere al 100% ad ogni partita e privo di problemi fisici. Vittima di diversi infortuni alle ginocchia, Rohan spiega il rapporto con la propria fisioterapista, Rebecca: “Dopo averla assunta le dissi esattamente di cosa avevo bisogno, perché quasi privo di cartilagine sulle ginocchia. Sono a pezzi. Le ho spiegato le mie condizioni, volevo essere al massimo per queste partite” per se stesso, ma soprattutto per il proprio fidato compagno: “Da quando sto con Matt… ok, ho un partner fantastico, non posso deluderlo dicendo che non mi presento in campo”.
Certo, in campo si presenta, ma se serve rincorrere un dropshot… ”Tu, io non vado fin là”. Tutta l’ironia di un campione, la maturità e l’esperienza di chi lotta da sempre per il proprio sogno. Seppur, ovviamente, con alcuni momenti no, in cui l’idea del ritiro era vicina come non mai: “La pausa per il COVID mi ha aiutato tanto. 4 mesi seduti a casa, cercando di capire cosa fare. È cosi che ho scoperto lo yoga! L’ho sempre visto da estraneo, pensando non mi sarebbe piaciuto. Ho provato lo lyengar yoga, un tipo specifico, con la fortuna di avere un maestro proprio accanto a casa mia. Ebbi l’occasione, cosi, di camminare anche durante la pandemia, sessioni da 90 minuti 4 volte a settimana. Ha fatto una differenza enorme, l’unica cosa che ha davvero aiutato le mie ginocchia”. Lo sport del tennis lo conosciamo, è impossibile avere pause cosi lunghe. Ma per molti giocatori, quell’interruzione, è stata più che importante.
“Il lavoro non è finito, per fortuna”. Giovedì 25 gennaio, ore 3 italiane, Rod Laver Arena. Per continuare a scrivere il sogno.
Roman Bongiorno