Rientrato dopo quasi un anno di assenza all’ATP 250 di Brisbane, Rafael Nadal si è arreso al terzo match di fronte a Jordan Thompson, patendo purtroppo anche un nuovo infortunio, una microlesione muscolare che lo ha costretto a dare forfait all’Australian Open. Non certo il ritorno sperato per il campione spagnolo, lo scorso giugno costretto a ricorrere all’intervento chirurgico, due settimane dopo la conferenza stampa in cui comunicava il lungo stop e la conseguente rinuncia al Roland Garros.
Un anno tosto, sportivamente parlando, il 2023 di Rafa. Ma, da qui ad abbattere il Toro di Manacor ne passa e lui è già pronto per il prossimo torneo, l’ATP 250 di Doha, vinto nel 2014, con ultima partecipazione due anni dopo – finale persa contro Novak Djokovic.
A parlare della situaizone di Nadal è stato il suo coach Carlos Moyá in un’intervista a Punto de Break, spiegando che l’infortunio di Brisbane “non era grave in sé, uno come quello dello scorso anno impedisce di fare quello che ha fatto contro Thompson, ma abbastanza da non giocare a Melbourne considerando i difficili mesi precedenti”. È qualcosa che quelli del suo team sapevano sarebbe potuto accadere, nonostante i lunghi allenamenti prima di partire per l’Australia giocati senza dolore o problemi, ma “è impossibile simulare la competizione in allenamento. C’è sempre quella tensione extra che fa sì che i muscoli siano più stressati”. Tuttavia, per quanto concerne la lesione al tendine del 2023, “in teoria” non c’è un vero rischio di recidiva.
La domanda che molti si sono posti riguarda la scelta di rientrare sul cemento di Doha invece di fare rotta verso la terra battuta sudamericana. Carlos spiega che “i cambi di superficie non sono facili. Sebbene la terra sia migliore per le articolazioni, sarebbe stato eccessivo il passaggio da duro a terra, poi gli Stati Uniti e di nuovo sulla terra”.
Anche se Moyá nutriva qualche dubbio e aveva pensato che il rientro potesse non andare benissimo, mai ha temuto alcunché per quanto riguarda il livello che Rafa avrebbe offerto perché “ha una grandissima intelligenza tattica e diversi piani di gioco. Mi ha ricordato un toro che è stato rinchiuso per un anno, lo liberi e va come una belva. Dopo tanti mesi di sofferenza l’ho visto di nuovo divertirsi, sia in allenamento che nelle partite di Brisbane. Quella era la versione di Rafa che tutti volevamo vedere”.
Quindi per il coach non è in discussione la possibilità di tornare a giocarsela con i più forti del mondo, anche se ammette di non sapere “cosa succederebbe se un giorno giocasse con un top player, vincesse e giocasse con un altro il giorno successivo. Non ha ancora sperimentato quel ritmo della competizione”. Una decina di match dovrebbero però bastare secondo Carlos e “se gli infortuni non lo impediranno, penso che sarà un candidato alla vittoria dei tornei che disputerà”. E non è detto che il 2024 sia la sua ultima stagione perché “si è guadagnato il diritto di decidere come, dove e quando vuole a ritirarsi. Nonostante la sua situazione, che è cambiata con la nascita di un figlio, vuole continuare a competere”.