Già nel corso dell’Australian Open 2024 si era messo in mostra vincendo in tre set contro Alexander Bublik e rubandone uno al prodigio cinese Juncheng Shang. I tanti appassionati di tennis erano rimati quindi incuriositi da questo tennista 26enne, scoprendo che appena qualche mese prima aveva rischiato la bancarotta, rimanendo con soli 900 euro sul conto. Nell’ultimo fine settimana, però, Sumit Nagal è tornato a far parlare di sé grazie al successo al Challenger di Chennai contro il nostro Luca Nardi, che gli ha permesso di entrare in top 100 per la prima volta in carriera e di diventare il 10 indiano di sempre a riuscirci.
Proprio all’indomani della conquista di questo traguardo Sumit Nagal è stato intervistato da ‘ATPTour.com’, raccontando le emozioni vissute. Il 26enne si è anche soffermato sulla propria rinascita dopo essere stato lontano dai campi per sei mesi a causa di un intervento chirurgico all’anca destra ed aver rimediato un altro infortunio a poche settimane di distanza.
“È stato il giorno più emozionante per me. Da bambino ognuno vorrebbe raggiungere la top 100. Tutti sognano di avere quella classifica a doppia cifra. Per poterlo fare davanti al pubblico indiano, non credo che avrei potuto chiedere un posto migliore. Ero in un momento molto buio in cui non mi piaceva il tennis, non riuscivo a trovare la motivazione. Mi chiedevo sempre ‘Perché io? Non ho giocato per sette o otto mesi, poi gioco di nuovo per quattro settimane e sono di nuovo fuori per sei settimane. Che altro devo fare?’. Non riuscivo a trovare le risposte”.
Nagal, comunque, ha imparato tanto nel corso degli ultimi anni: “Sicuramente ho imparato ad essere paziente. Seconda cosa, bisogna circondarsi di brave persone. Perché se stai attraversando momenti difficili e stai lottando le brave persone ti torneranno utili. Per me sono la mia squadra, i miei amici e la mia famiglia, soprattutto nella stagione 2022, in cui ho avuto molte difficoltà. Bisogna tenere la testa bassa e cercare di evitare le cose negative. Cercavo di giocare a tennis e di continuare a colpire la palla. Pochi mesi dopo, una volta che inizi a trovare il tuo ritmo e che sei in un posto migliore, le cose andranno sempre meglio a forza di impegnarti”.
Il 26enne indiano ha poi fissato gli obiettivi per la stagione: “Il prossimo passo è rimanere nella top 100. Giocherò altri due Challenger in India. Mi concentrerò su quello, cercherò di giocare quante più belle partite possibili. Poi andare avanti con la stagione, cercare di rimanere in forma, quella sarà la chiave più importante. È un anno olimpico, è una cosa molto grande per me e il mio Paese. Mi piacerebbe farne parte, rappresentare l’India e poi vedere come va”.
Infine, la chiosa, sul suo mentore: “L’unica persona che mi ha sostenuto fin dal primo giorno è Mahesh Bhupathi, un’altra leggenda del tennis indiano. È stato il mio mentore, manager, fratello, figura paterna. Ha interpretato così tanti ruoli che non riesco nemmeno a definirli. Ha avuto un ruolo molto importante per me. C’è stato un periodo nel 2010 in cui ho smesso di giocare a tennis per due o tre mesi e ricordo che eranosolo Mahesh e la mia famiglia a spingermi a tornare a praticare questo sport”.
Fabio Barera