L’ex numero uno del mondo Simona Halep ha citato in giudizio l’azienda canadese produttrice dell’integratore alimentare, che lei ritiene essere la causa della sua positività al doping e di conseguenza il motivo per cui è stata condannata a quattro anni di squalifica: una sospensione agonistica che di fatto potrebbe porre fine alla sua carriera.
La 32enne rumena chiede più di 10 milioni di dollari di danni a Quantum Nutrition, dopo essere risultata positiva al Roxadustat – un farmaco spesso utilizzato dalle persone affette da anemia – in occasione di un test effettuato allo US Open 2022. Il Roxadustat è infatti presente nell’elenco delle sostanze vietate stilato dall’Agenzia Mondiale Antidoping, ritenuto prodotto illecito in quanto l’assunzione può provocare aumento di emoglobina e di produzione dei globuli rossi, incrementando così la resistenza atletica.
La due volte campionessa Slam ha dichiarato di aver fatto uso di tale integratore, per l’appunto, durante l’edizione 2022 di Flushing Meadows, ma che la fiala in questione fosse stata contaminata dal Roxadustat poiché la sostanza dopante non era riportata sull’etichetta del farmaco.
Simona ha fin da subito sostenuto la propria innocenza, affermando di non aver mai utilizzato in carriera sostanze proibite. Perciò, secondo il punto di vista di Halep, la negligenza di Quantum e le false affermazioni di cui si sarebbe macchiata la società canadese dichiarando l’assoluta legalità dell’integratore, non solo ne hanno danneggiato la carriera ma ha anche costituito un grave danno d’immagine a suo carico.
La nativa di Costanza, dunque, seguendo la propria strategia difensiva vorrebbe avere giustizia ed essere risarcita dei danni a cui è andata incontro: ha così denunciato l’azienda nordamericana presso il Tribunale dello Stato di New York a Manhattan. Quantum, dal canto suo, non ha per ora risposto pubblicamente alle accuse mosse nei suoi confronti dalla vincitrice del Roland Garros 2018. A tal proposito, tuttavia, il fondatore della società lo scorso ottobre aveva dichiarato al quotidiano canadese The Globe and Mail, che Halep stesse unicamente cercando un capro espiatorio a cui dare la colpa per quello che le stava accadendo. In quella circostanza gli avvocati di Simona preferirono però non rilasciare alla stampa alcun comento di replica.
Per completezza d’informazione, e riepilogando i fatti, ricordiamo che la campionessa rumena ha presentato ricorso dopo la sentenza emessa, di quattro anni di squalifica, dal Tribunale Indipendente interpellato dall’ITIA – International Tennis Integrity Agency – per la vicenda giuridica in questione.
Le motivazioni della sentenza si basavano fondamentalmente sulla presa di coscienza che pur dando per vera l’inconsapevolezza di Halep nell’assumere un prodotto contenente una sostanza dopante; la quantità dell’integratore incriminato, riscontrata nel campione di urina del 29 agosto 2022, non fosse spiegabile con una semplice contaminazione.
L’ultimo passaggio della querelle, quello più recente, si è infine svolto nella settimana appena trascorsa: ossia i giorni in cui si è tenuto il processo presso il TAS di Losanna dopo che Simona aveva impugnato la sentenza. L’udienza svizzera si è conclusa, adesso non resta che attendere l’esito del verdetto finale le cui tempistiche però non sono ancora chiare.