Il torneo di Indian Wells ha cambiato la vita di Luca Nardi: il pesarese, che aveva perso nelle qualificazioni con David Goffin, è stato poi ripescato nel tabellone principale come lucky loser, raggiungendo gli ottavi di finale dopo una clamorosa vittoria con Novak Djokovic. Nardi grazie a questo risultato ha guadagnato 110 punti e di conseguenza una trentina di posizioni nel ranking ATP, passando dal numero 123 al numero 95, facendo il primo ingresso in top 100 della carriera: questo salto in avanti rappresenta un passo decisivo verso il paradiso tennistico ed economico del circuito ATP. Se nel corso delle prossime settimane Luca dovesse confermare (o addirittura migliorare) il suo nuovo ranking si garantirebbe la certezza di partecipare al Roland Garros e a Wimbledon, entrando direttamente dalla porta principale del main draw. Nardi (classe 2003) non ha ancora esordito in un major, avendo sbattuto per sette volte la testa contro il muro dei sogni del tabellone delle qualificazioni di un torneo del grande slam, un girone contrassegnato da giovani speranze, veterani a caccia di un ultimo assegno e mestieranti disperati.
“Spero che la mia programmazione possa cambiare un pochino, quindi che possa giocare meno Challenger e più tornei ATP. Dovrei essere 95 al mondo, la prossima settimana c’è anche Miami, quindi posso ancora migliorare. Come ho detto cerco di non mettermi troppa pressione addosso e di ragionare partita per partita, quello che viene viene. Se dovesse succedere, faccio per dire, di non arrivare nei primi 50 non ne farei un dramma. Lavoriamo per fare il meglio possibile, poi vediamo” ha dichiarato il pesarese dopo la sconfitta con Tommy Paul.
Luca sembra abbia intenzione di gestire la propria professione e il rapporto con la pressione in maniera seria ma anche piuttosto scanzonata. “Penso di essere sempre lo stesso di due settimane fa. Magari ora potrò fare un paio di foto in più. Mi hanno detto che in Italia il giorno dopo c’è stato un po’ di movimento, hanno fatto un po’ di interviste, foto ecc. Ma io sono sempre molto tranquillo. Sicuramente dal punto di vista tennistico ho preso fiducia, perché battere Nole comunque sicuramente ti fa capire che sei a un certo livello. Sicuramente lui non ha fatto la sua miglior partita, lo so, però comunque sia un pizzico di fiducia penso la dia, però io resterò uguale a prima”.
Nardi resterà dunque uguale a prima, con le occasioni sprecate, il braccio fluido, gli occhi sbarrati ma tranquilli, e ripartirà dalle qualificazioni del Masters 1000 di Miami: e se in Florida dovesse andare male volerà subito a Napoli, per il Challenger 125 (24-31 marzo), dove ci saranno anche Dominic Thiem, Fabio Fognini e forse Matteo Berrettini (dipenderà tutto dai risultati di Miami, il torneo di Napoli si svolgerà in contemporanea con la seconda settimana del Masters 1000).
Luca non ha scadenze troppo pesanti da gestire a livello di punti: nel 2023 vinse sì tre partite a Montecarlo (di cui due nelle qualificazioni, 70 punti) ma poi perse addirittura cinque partite consecutive tra Banja Luka, Madrid, Cagliari, Roma e Parigi.
Della vittoria con Djokovic non ci ha stupito l’anticipo, il tocco, la visione di gioco, la facilità nel muovere la palla, perché tutte queste cose le conoscevamo. Della vittoria con Djokovic ci ha stupito la tenuta fisica, gli allunghi, la forza delle gambe, che si piegavano e contenevano i colpi profondi del numero 1 del mondo (specialmente nel terzo set). La sensazione è che un talento come Luca, un giocatore dal tennis complesso ma fluido, possa davvero spiccare il volo nel circuito maggiore, liberatosi dalle catene polverose dei challenger, dove le partite diventano sporche, dove un tennista come Nardi ha tutto da perdere. Viene in mente l’esempio di Fabian Marozsan, un altro giovane talento dal tennis fluido che faticava a trovare continuità nel circuito challenger ma che dopo l’impresa romana con Alcaraz ha finalmente trovato il suo posto nel mondo del tennis vero.