La Women Tennis Association ha avviato un’opera di revisione ad ampio spettro di alcuni comparti specifici del proprio regolamento, in particolare sta valutando l’introduzione di “classifiche speciali” ad hoc per tutte quelle giocatrici che vengono scagionate dai reati di doping o che beneficiano di una riduzione della squalifica inizialmente prevista. Tale modifica delle regole sinora vigenti in materia di antidoping è stata presa in considerazione dopo il caso ad alto impatto mediatico che ha riguardato Simona Halep: una potenziale rivoluzione delle normative che andrebbe in netta contraddizione con quanto invece sostenuto in modo pesantemente critico da Caroline Wozniacki nei confronti della vincitrice di Wimbledon 2019, la danese non si è minimamente risparmiata dichiarando che la soluzione più corretta sarebbe stata una ripartenza dal basso.
La tennista rumena è ritornata a competere, dopo un’assenza dal circuito di oltre un anno e mezzo, poco meno di quarant’otto ore fa proprio in occasione del WTA 1000 di Miami in corso di svolgimento e per il quale ha ricevuto una wild card da parte degli organizzatori del torneo della Florida; non appena il TAS ha ufficializzato la riduzione della sospensione dal Tour per doping da quattro anni – in un primo momento sanzionati – ai “soli” 9 mesi già scontati.
A differenza di quanto avviene in caso di gravi infortuni o di congedo per la maternità, la fattispecie regolamentare relativa alle tenniste che ritornano alle gare dopo aver scontato una squalifica per doping non prevede l’opportunità di godere di un ranking protetto e devono perciò ricostruire la loro carriera “da zero”.
“Abbiamo iniziato un processo di revisione delle regole relative ai casi antidoping perché riteniamo opportuno analizzare la tematica da una prospettiva differente da quella finora attuata. Le tempistiche previste per qualsiasi potenziale modifica del regolamento WTA e la sua successiva implementazione, dipenderanno dal feedback che riceveremo in fase di valutazione” ha dichiarato a Reuters – agenzia di stampa britannica – una portavoce WTA.
Rammentiamo che la due volte campionessa Slam era stata sospesa ad ottobre 2022 dopo essere risultata positiva al Roxadustat – sostanza vietata dal programma TADP dell’ITIA, poiché in grado di accrescere la stimolazione per la produzione dei globuli rossi – durante un controllo effettuo durante il precedente US Open. In seguito, è stata mossa un’ulteriore accusa alla 32enne di Costanza per quanto concerne l’irregolarità del proprio passaporto biologico: un sistema progettato per monitorare nel tempo i parametri del sangue di un’atleta così da rivelarne potenziali violazioni antidoping.
Simona ha sempre sostenuto, sin dall’inizio della vicenda giudiziaria, la sua totale estraneità dai fatti negando vigorosamente di aver assunto consapevolmente prodotti dopanti. Il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha parzialmente ribaltato la sentenza emessa in primo appello dal tribunale indipendente dell’ITIA, dando ragione all’imputata in merito all’assunzione involontaria e permettendole così di poter rientrare immediatamente a competere: il ritorno in campo l’ha vista uscire sconfitta contro Paula Badosa per 1-6 6-4 6-3.
Nei prossimi mesi di stagione, Halep potrà dunque fare affidamento solamente ad eventuali inviti che le verranno concessi per cercare di ricostruirsi una classifica: quando fu squalificata, ad ottobre di due anni fa, risiedeva in Top Ten.
Moore: “Bene per Halep, peccato che ad altre non succeda la stessa cosa…”
Questo processo di revisione intrapreso dalla WTA è conseguenza non soltanto del caso più emblematico, ossia quello della tennista romena, ma anche e soprattutto di altre polemiche sopraggiunte sull’argomento nell’ultimo periodo. Ad esempio, ad inizio marzo l’ex numero uno del mondo di doppio Tara Moore – prosciolta dopo aver dimostrato che la sua positività era dipesa dall’assunzione di carne contaminata – aveva rilasciato il seguente post su X: “È fantastico che Simona Halep sia in grado di rimettersi in piedi così rapidamente, potendo ritornare immediatamente in campo. Peccato però che non sia lo stesso per me e per altre giocatrici, che sono state scagionate da reati di doping, poter provare a scalare nuovamente la classifica. La WTA necessita di una regola che disciplini i casi riguardanti vicende di doping in cui non viene riscontrata negligenza da parte delle tenniste coinvolte, fornendo protezione in termini di ranking“. Le parole della tennista britannica fanno riflettere, perché se è quasi naturale che una campionessa del calibro di Halep venga in un certo senso “sostenuta” nel tornare al vertice elargendole wild card; è certamente più complesso il tentativo di ricostruirsi una classifica soddisfacente per quelle giocatrici che non catturano immediatamente l’appeal mediatico.
Anche la PTPA, nelle dichiarazioni del suo Direttore Esecutivo Ahmad Nassar, ha espresso il suo punto di vista sulla questione accogliendo favorevolmente l’iniziativa intrapresa dalla WTA di considerare cambiamenti in seno al regolamento, nel trattamento delle giocatrici che si sono dimostrate non negligenti in casi antidoping : “Il tempo e le opportunità competitive perse non potranno mai essere completamente recuperati. Pertanto, la PTPA sostiene che i giocatori e le giocatrici scagionati dai reati di doping debbano beneficiare di una classifica speciale al loro ritorno nel tour. Abbiamo già richiesto una tale regola in passato, per cui accogliamo con favore la riconsiderazione del regolamento relativamente a questa fattispecie da parte della WTA“.