[PR] M. Berrettini b. [7] M. Navone 6(4)-7 6-3 6-2
532. Il numero di giorni che separa il 23 ottobre 2022 dal 7 aprile 2024, tra la quattordicesima e la quindicesima finale ATP di Matteo Berrettini. 3279 km e 2 superfici separano Napoli e Marrakech, sede del Grand Prix Hassan II dove l’azzurro ha ridato una vera scossa alla sua carriera, ritrovando tra l’altro anche la top 100. Lo ha fatto battendo Mariano Navone dopo quasi tre ore di battaglia intensa, non spettacolare anche a causa di un forte vento spesso intervenuto a disturbare. Per Matteo si tratta della settima finale su terra, con 7 vittorie su 7 in semifinale e un bilancio di 3-3 nelle finali, con l’ultimo titolo su terra risalente a Belgrado 2021. Una bella rimonta per l’azzurro, con tanta esperienza e grinta, oltre che un rendimento in risposta decisamente migliore rispetto all’avversario, come dimostrano le 12 palle break ottenute, di cui 5 sfruttate. Affronterà Carballes Baena in finale, contro il quale ha vinto 2 precedenti su 3, perdendo a Napoli e vincendo a Firenze. Sarà il primo incrocio sulla terra.
La finale di domenica, alle ore 16, sarà seguita con commento scritto live su Ubitennis.
Di seguito le parole a caldo di un raggiante Berrettini: “Sono molto stanco, ma anche molto felice. La partita più dura della settimana, congratulazioni a lui. Le condizioni sono cambiate tantissimo, e poi c’è stato il sostegno del pubblico, incredibile. Sono felicissimo per la finale di domani. Non ricordo neanche quando ho giocato l’ultima finale, ho lavorato durissimo per essere qui, vivere la mia situazione, migliorare e divertirmi. Spero che il sostegno domani sarà lo stesso, anche un po’ di più, perché mi serviranno più energie“.
Primo set: Navone terraiolo d’antan, annulla set point e vola
All’inizio si vede un ottimo Berrettini al servizio e con buona gestione del rovescio da fondo campo. Navone deve ancora abituarsi alla violenza della battuta dell’italiano, e inizia leggermente contratto, con tanti errori di rovescio. L’argentino riesce però a trarsi d’impaccio da due palle break ed è lui il primo a mettere il naso avanti. Nel quinto gioco Matteo lascia qualcosa al servizio, e completa il pasticcio con un paio di errori davvero inspiegabili dopo scambi ben condotti. Navone mette in atto un primo set perfetto tatticamente, con pochissimi rischi e stuzzicando qualche errore di troppo di Berrettini…fino al momento di chiudere. Nel decimo game emerge la tensione che il romano è bravissimo a sfruttare, costringendo l’avversario a un po’ di spregiudicatezza che non paga ma si trasforma in non forzati che permettono il contro-break a Matteo. Arriverà anche un set point per l’azzurro, ben annullato da un Navone che si ritrova nel tie-break e, con un’ottima compilation di dritti, e anche il vento a intromettersi, sul finale è lui a spuntarla per 7 punti a 4.
Secondo set: Berrettini parte bene e chiude meglio. Si va al terzo
Il secondo parziale si apre con una musica diversa, a favore di Berrettini, che trova il break nel terzo gioco. Stavolta c’è una buona complicità di Navone, che sembra ricascare nella tensione che lo aveva reso contratto in apertura di incontro, e manda in vantaggio un Matteo a cui basta qualche minima variazione in risposta. Si nota un azzurro più attento, forse non così impressionante al servizio o pesantissimo nei colpi da fondo, ma disciplinato tatticamente, con qualche interessante cross per rompere anche un po’ il ritmo dello scambio da fondo naturalmente favorevole all’argentino. Strategia che alla lunga porta ottimi dividendi, con il bandolo della matassa che parla italiano e un Navone spesso in affanno, costretto a rincorrere e di conseguenza anche a trovare qualche errore di troppo, che gli costerà poi il set con un nono game da dimenticare. Istruzione per l’uso: calare il ritmo sì ma senza esagerare…altrimenti Berrettini si gira facilmente sul dritto. E lì i debiti vengono riscossi.
Terzo set: troppo Berrettini, Navone non ne ha più
Il parziale decisivo si apre nello stesso modo con il quale si era chiuso il secondo: un break di Berrettini. Si avverte la stanchezza da parte di entrambi i giocatori, che però continuano a dare tutto. Sugli scudi l’azzurro, che appare più fiducioso, riesce a spingere il dritto con consistenza e mettendo a nudo le imperfezioni dell’argentino, che non regge lo scambio e sciorina qualche regalo che manda avanti Matteo. Il terzo set prosegue dritto sui binari italiani, c’è poco da fare per Navone. Fisicamente, e non è scontato, Berrettini fa la differenza, con tanta esperienza mette in difficoltà l’argentino, che via via sembra mollare la presa sui drittoni dell’azzurro, che sul finale lascia andare il braccio e lo fa con successo. Anche in questo caso chiude con doppio break un set dominato dall’inizio alla fine. Ora ci saranno 2h e 40 di battaglia da smaltire prima di incrociare le racchette con il campione in carica.
R. Carballes Baena b. P. Kotov 6-4 6-2
Roberto Carballes Baena ha staccato il pass per la sua quarta sfida con Berrettini dopo una vittoria abbastanza netta su Pavel Kotov. Lo spagnolo, campione in carica e in una striscia di vittorie arrivata a 9 partite in quel di Marrakech, ha lasciato poco scampo al russo. Infatti nonostante il punteggio parli di un primo set equilibrato negli effetti non ci sono mai stati molti dubbi su chi dei due alla fine l’avrebbe spuntata. La regolarità dello spagnolo e la maggiore attitudine alla superficie hanno lasciato poco scampo al n.68 al mondo, capace di imporre il suo gioco fatto di accelerazioni e pesantezza di palla solo nei momenti in cui l’avversario rimaneva un po’ corto e incapace di muoverlo.
Momenti, come detto, piuttosto rari. Carballes è sceso infatti in campo con le idee ben chiare, consapevole dei punti deboli dell’avversario e di dover semplicemente tenere la stragrande maggioranza delle palle in campo senza bisogno di fare nulla di eccezionale. Non a caso nel secondo parziale, salvo un paio di occasioni all’inizio non capitalizzate, ben presto Kotov si è sciolto come neve russa sotto il sole del Marocco, rovinando tutto con errori non proprio discreti e difficoltà anche nel trovare il campo. Vittoria quindi meritata per lo spagnolo, disciplinato tatticamente e mai in tensione, che conquista così la terza finale in carriera dopo le vittorie a Quito 2018 e appunto qui lo scorso anno.