La prima volta che vedemmo giocare Samuel Vincent Ruggeri fu nel 2022 all’ITF da 25.000$ di Lesa, sul lago Maggiore, quando ebbe la meglio sul promettentissimo Lorenzo Beraldo, allora neanche 16enne. Samuel ci colpì molto per il suo tennis elegante intessuto di gesti tanto naturali quanto belli da vedere. Gli facemmo una breve intervista a bordo campo e col suo understatement molto britannico si mostrò preoccupato del fatto di essere un po’ spettinato.
Poi il giorno dopo perse 6-2 1-6 6-0 dallo sconosciuto danese Johannes Ingildsen, uno che si barcamenava nei bassifondi della classifica. Ebbe in realtà un problema fisico e giocò il terzo set solo per onor di firma ma probabilmente a quel terzo set non avrebbe nemmeno dovuto arrivarci. Ma quello era il Samuel del 2022 quando era solito alternare alti e bassi in cerca di quella stabilità che gli avrebbe permesso di dare consistenza al proprio talento.
Una stabilità che ha cominciato a manifestarsi sul finire della scorsa stagione quando ebbe un momento di onnipotenza tennistica, con due vittorie consecutive nell’ITF M15 di Sharm. Un vero peccato che la stagione volgesse ormai al termine, come ci disse anche lo stesso Samuel, che però fu bravissimo a non lasciare che lo slancio si esaurisse. Così a Capodanno ’24 era già a giocare le qualificazioni del Challenger di Oeiras in Portogallo. Infatti Babbo Natale gli aveva portato in dono un cambio di paradigma: non più tornei ITF ma finalmente i Challenger, quelli che, fino ad allora, lo avevano respinto in maniera abbastanza rude: in carriera tre soli tabelloni principali a Trieste, Como e Verona.
Ma il nuovo Samuel è profondamente cambiato e in poco più di tre mesi ha superato per ben nove volte le qualificazioni, cosa tutt’altro che scontata. Alla vigilia di una nuova trasferta, ancora al Challenger di Oeiras, lo abbiamo intercettato proprio mentre usciva dalla palestra, al termine di una giornata di duro lavoro.
Buongiorno Samuel, innanzitutto complimenti per le tue ultime prestazioni.
Sì dai, sono contento dei miei ultimi risultati ma diciamo che per carattere tendo ad alzare sempre più l’asticella.
Un’asticella che al momento è fissata al n.200 ATP, proprio perché Bergamo, la tua città, non ha mai avuto un tennista capace di superare quella soglia. Avemmo negli anni 80 Marcello Bassanelli che arrivò al n.207.
Bassanelli lo conosco bene, abbiamo fatto anche una trasferta assieme in dicembre mentre lui accompagnava Filiberto Fumagalli e Leonardo Borrelli. Ne abbiamo parlato e infatti gli ho lanciato la sfida (ride, ndr).
Tu sei cresciuto con Christian Merlato alla Vavassori Academy.
Non proprio, ho iniziato a giocare quando avevo 4 anni con mio padre Roberto che mi ha seguito fino ai 14 quando effettivamente mi ha preso in carico la Federazione con Christian. Compiuti i 18 è tornato a seguirmi mio padre.
Come ti trovi col babbo coach? Abbiamo esempi sia positivi che negativi.
Direi molto bene, abbiamo un buon rapporto. E’ una collaborazione che funziona.
Tu sei del 2002, lo stesso anno di Musetti e Cobolli tra gli altri. Senza voler fare paragoni che non hanno senso, a che punto sei del tuo percorso? Sembra che tu abbia trovato quella continuità di rendimento che finora ti era mancata.
E’ vero, ho sempre lavorato step by step, cioè salire un po’ per conquistare un livello più alto e poi cercare di consolidarlo. Non conta tanto l’exploit quanto la capacità di ripeterlo nel tempo.
E le nove qualificazioni consecutive superate a livello Challenger sono un gran bel risultato. Cosa ti manca, tanto per dire, per arrivare nove volte consecutive ai quarti di finale?
Direi un po’ di fiducia che mi eviti alcuni passaggi a vuoto.
Passaggi a vuoto che sono tecnici o mentali?
Più mentali, ci sono dei momenti in cui ho dei cali di fiducia e i miei colpi non funzionano più come dovrebbero o semplicemente come funzionavano pochi minuti prima.
Quali sono i colpi che vanno in difficoltà per primi?
Servizio e diritto. Sul rovescio non ho problemi perché è sempre stato un colpo molto naturale.
Adesso hai scalato le classifiche fino al n.271 ATP. Qual è il tuo prossimo obiettivo in termini di ranking?
Mi piacerebbe stabilizzarmi (questo è un termine che Samuel usa molto spesso, ndr) attorno alla posizione n.150, ma già dal prossimo torneo in Portogallo vorrei arrivare verso il 220 per poter entrare nelle qualificazioni Slam, a cominciare da Parigi.
Visto che ne hai accennato, dimmi dei tuoi prossimi impegni dopo Oeiras.
Dopo il torneo portoghese sarò a Roma al Garden. (A occhio gli mancano circa 70 punti per entrare nelle qualificazioni Slam e tra Oeiras e Roma ce ne sono in palio 200… fate un po’ voi i conti, ndr).
E’ arrivata quindi la stagione su terra battuta, che, considerando i tuoi colpi con ampia apertura, dovrebbe essere la tua superfice preferita, anche se i risultati raccontano una storia diversa.
Guarda, penso che per le mie caratteristiche mi si addica di più il cemento. Ma in realtà di trovo molto bene anche sulla terra, penso di essere un giocatore abbastanza universale.
Se potessi migliorare un colpo su cosa ti focalizzeresti?
Ora stiamo lavorando molto sui colpi d’inizio gioco, servizio e diritto, per riuscire se possibile a prendere subito l’iniziativa.
In ogni caso è sul cemento che hai conquistato 5 dei tuoi 6 titoli ITF, tutti a Sharm el-Sheikh tra l’altro.
Si è vero, a Sharm sono di casa. Penso che vogliano intitolarmi un campo (ride di gusto, ndr).
Dato per scontato che Sharm sia il circolo che ti piace di più, dimmi invece dove non vorresti mai tornare a giocare.
Direi l’India e poi la Serbia. In India perché al di fuori del Circolo le condizioni sono terribili, e francamente ho fatto davvero fatica ad abituarmi al cibo. In Serbia sconsiglio vivamente (ride, ndr) Kursumljska (20.000 abitanti verso il confine con il Kosovo), un posto tra le montagne in mezzo al nulla.
Sei un buon viaggiatore o quando prepari la valigia ti intristisci?
No no, sono molto tranquillo e ormai mi sono abituato. L’unica cosa che non mi piace sono le attese in aeroporto.
Con l’inglese come va?
Piuttosto bene.
Parli anche olandese visto che tua madre è belga fiamminga?
Neanche una parola (ride, ndr). Mi sarebbe piaciuto ma quando ero piccolo mia madre mi parlava solo in inglese.
Tu viaggi la maggior parte delle volte da solo, vero?
Sì, quasi sempre, perché mio padre raramente riesce a liberarsi per seguirmi.
Quando parti lasci a casa una fidanzata?
No no (ride, ndr), al momento sono single.
Dunque sarai portato a socializzare, immagino.
Sì, dai, penso di saper socializzare bene e poi mi trovo molto bene con la maggior parte dei giocatori del circuito.
I tuoi migliori amici tra di loro?
Sicuramente Francesco Maestrelli.
A proposito di Maestrelli, gli italiani nel circuito Challenger stanno vivendo una fase di transizione perché i migliori ormai giocano i tornei ATP. Fammi il nome di qualcuno (esclusi i presenti) che possa in breve emergere e dare il cambio alla vecchia guardia, ai vari Cecchinato, Mager, Travaglia e Giustino.
Beh, innanzitutto Maestrelli, che ha avuto un 2023 non in linea col suo splendido 2022 ma ha tutte le potenzialità per emergere, e Matteo Gigante. che ormai a livello Challenger vince con regolarità e ha tutte le carte in regola per giocare stabilmente in ATP.
Nei momenti off quando sei in giro per tornei come passi il tempo?
In realtà i momenti morti sono ben pochi, e in ogni caso mi piace stare tranquillo per recuperare energie. Per cui ascolto musica o leggo.
Cosa leggi?
Mi piacciono molto i thriller, ad esempio quelli di Donato Carrisi. (A questo punto gli ho fatto un lungo approfondimento su Michael Connelly… ma forse non vi interessa, ndr).
Cosa fai quando invece sei a casa e non ti alleni?
Mi piace stare un po’ con i miei genitori con cui vado spesso a camminare in montagna. E mi godo la dimensione del paese (Cene, 4000 abitanti in Val Seriana, vicino ad Albino)
Quando invece sei in una grande città trovi il tempo per fare un po’ di turismo?
In realtà, come ti dicevo, il tempo è poco e di conseguenza anche la voglia non è granché. Ma qualche volta gli amici mi ‘costringono’ e allora lo faccio anche volentieri.
Un pronostico secco per il Roland Garros.
Sinner e Alcaraz.
E chissà che per uno degli strani giri che il destino si diverte a percorrere al nostro Samuel non tocchi l’onore di incrociare la racchetta con uno di loro, magari proprio sul Philippe Chatrier.