Sono passati quasi 16 anni da quando il mondo dello sport, e in particolare del tennis, piangeva la morte di Federico Luzzi. Sono passati 16 anni ma nessuno ha mai smesso di chiedersi perché.
Il 28enne nativo di Arezzo era diventato professionista nel ’99. Nel 2001, l’anno migliore della sua carriera, a Roma riuscì a sconfiggere avversari come il francese Clement (n.10 del mondo) e il marocchino Arazi (n.19). Raggiunse così il best ranking n.92 del mondo nel 2002. Luzzi divenne anche l’uomo della Coppa Davis (2 vittorie e 2 sconfitte) e l’Italia fece il tifo per lui in 5 slam. Aveva una gran bella personalità, un talento di quelli naturali ai quali mancò solamente un po’ di continuità. Conosciuto tra parenti, amici e tifosi come “Chicco”, Federico era un’entusiasta della vita: bello, forte, e come diceva sempre lui: “molto fortunato”.
Solamente a una settimana di distanza dall’ultima partita giocata a Olbia in serie A, Chicco scomparve nel reparto di rianimazione dell’ospedale san Donato di Arezzo, intorno alle 14 del 25 ottobre 2008. Un semplice attacco febbrile che lo vide ritirarsi da quell’ultima partita, si trasformò in un attacco di leucemia fulminante. Luzzi venne trasferito nel reparto di ematologia, dove le cure non riuscirono a salvarlo in tempo. Con l’assistenza del medico e dei genitori, entrò in coma e disse addio alla vita e al tennis, nel reparto di rianimazione.
Giovedì 11 Aprile, la città di Arezzo ha inaugurato una via intitolata al “Tennista Aretino”. Una traversa di viale Santa Margherita distante pochi metri da porta San Clemente e dunque prossima, significativamente, al circolo dove si allenava Federico Luzzi. Durante la cerimonia, la consigliera comunale Meri Stella Cornacchini ha ricordato la straordinaria carriera di Federico e la fondazione di Arezzo creata dai genitori, per la ricerca contro le patologie ematologiche, che oggi porta il suo nome: “Luzzi non ha mai smesso di fare del bene per la sua città in termini di notorietà sportiva mondiale e grazie alla sua memoria, continua a farlo”. A svelare la targa erano presenti anche l’assessore Francesca Lucherini, la madre Paola Cesaroni, il padre Maurizio Luzzi e la sorella Francesca Luzzi. I genitori hanno ringraziato così i presenti: “il gran numero di persone intervenute dimostra ancora una volta quanto sia stabile e duraturo il ricordo di nostro figlio e ci restituisca forza per proseguire con il nostro impegno”.
Federico vinceva in bellezza, scriveva Clerici. A 12 anni si allenava a Cesenatico, a 14 anni era forte come Safin, adorato da Bollettieri, in Davis ha vinto il match più lungo mai giocato da un italiano (4 ore e 28 minuti). Ad Arezzo, Chicco continua a vincere, insegnandoci che la memoria è più forte di una sconfitta.