Non si fermano più. L’avventura romana di Simone Bolelli e Andrea Vavassori procede a gonfie vele. Il supporto del pubblico si è fatto sentire in questi giorni per i beniamini di casa, specialmente nel magico stadio Pietrangeli. È lì che i due azzurri – prima vittoriosi al secondo turno sulla coppia Bopanna/Ebden – hanno regalato un’altra eccellente prova che gli ha permesso di estromettere la settima coppia del seeding composta da Wesley Koolhof e Nikola Mektic. Questo significa pass staccato per le semifinali proprio come Jasmine Paolini e Sara Errani nel tabellone femminile di doppio. Ma, prima di pensare ad altri incontri, ecco le parole di Bole e Wave in conferenza stampa post-vittoria.
D: A inizio secondo set vi siete trovati sotto 0-40, con tre palle break da salvare. Lì ci sono state due loro risposte sbagliate sulla seconda e poi voi siete riusciti a scamparla. Da quel momento è girata la partita. Uno scampato pericolo del genere quanto ha aiutato poi a maturare il break immediato?
Vavassori: “Credo che le partite girino proprio su alcuni punti importanti. Lì è stato fondamentale perché ho preso un po’ più di tempo dato che avevo giocato tre punti non buoni al servizio. Fortunatamente poi ho messo due seconde molto pesanti nelle prime due palle break. A seguire due buone prime. Da quel momento ci siamo detti che qualcosa sarebbe sicuramente cambiato. Infatti, siamo arrivati a palla break noi e l’avversario ha fatto doppio fallo. Le partite cambiano veramente in pochi secondi”.
D: I prossimi avversari li avete già affrontati qualche settimana fa a Montecarlo, perdendoci. Che sensazione vi è rimasta da quella partita?
Bolelli: “E’ stato un match molto equilibrato. Arevalo aveva servito benissimo per tutta l’intera durata dell’incontro. Pavic aveva giocato molto bene a rete. La prepareremo meglio domani. Però noi stiamo giocando bene, siamo molto solidi. Cercheremo di improntarla su un match molto aggressivo, perché loro appunto lo sono altrettanto”.
“Quindi, cercheremo di tenere molto alta la percentuale sul servizio e li faremo giocare molto sui nostri game di risposta. Poi, come oggi, durante il match dovremo cercare di adeguarci perché succede di prendere break due volte in un set com’è capitato in questo incontro di quarti”.
Ubaldo Scanagatta: Simone, quali progressi hai notato di Andrea? E Andrea, tu cosa senti di aver migliorato?
Bolelli: “Noi giochiamo insieme praticamente dalla stagione su erba del 2023. Quindi, è un anno scarso che facciamo coppia. Noto che Andrea, per le caratteristiche che ha, gioca il doppio proprio in maniera naturale. Serve bene, copre la rete altrettanto bene e ha una visione di gioco da puro doppista. Poi questo lo usa anche nel singolo, ma nel doppio vedo che riesce a coprire gli spazi e gli angoli in modo proprio naturale”.
“Io, invece, questa cosa qui l’ho dovuta costruire con il tempo, facendo doppi su doppi e allenandomi parecchio, perché io questa idea della rete non ce l’ho avuta molto all’inizio. Ora è migliorato anche molto sulla risposta: giocare il rovescio a una mano da sinistra non è facile e al momento lui sta trovando davvero molte soluzioni”.
Vavassori: “Intanto ringrazio Simo per i complimenti. Penso di essere migliorato molto in risposta e da doppista, se fai questo bene insieme anche al servizio, fai già la differenza. Stiamo lavorando tanto su questo: ogni giorno in campo quaranta minuti di servizio-risposta. Poi, da quando abbiamo iniziato insieme, penso che abbiamo fatto uno step in più. Giochiamo aggressivi, stiamo entrambi molto vicini alla rete, cosa che pochi doppisti fanno”.
D: Nella vostra storia avete giocato con compagni molto diversi. Alla fine, come siete arrivati a questa coppia? E poi, che tipo di riscatto è questo doppio per voi nei confronti del tennis e della vostra carriera da singolaristi?
Bolelli: “Il nostro duo è nato l’anno scorso. Io stavo giocando con Fognini, Andrea con Demoliner. Dopo Parigi Fabio si è infortunato, è sceso nel ranking e ha deciso di concentrarsi maggiormente sul singolo. Quindi, la nostra separazione è stata quasi obbligata. Lì io e Andrea ci siamo parlati per capire se potessimo fare coppia. Essendo entrambi italiani e già amici le cose hanno potuto fluire più facilmente. Trascorriamo anche bene il tempo insieme fuori dal campo e questo poi, in partita, si vede”.
“Per quanto riguarda il singolo sicuramente si poteva fare di più, ma non possiamo chiamarla rivincita questa con il doppio. C’è stata una scelta nel 2019: per colpa di infortuni vedevo che non riuscivo più a performare come avrei voluto nel singolo e allora ho deciso di darmi un’altra chance di carriera esclusivamente nel doppio. Qui mi sono già tolto parecchie soddisfazioni e me ne sto togliendo ancora. Poi la carriera del doppista è lunga, posso giocare ancora qualche anno”.
Vavassori: “In doppio sono riuscito a esordire molto prima a livello ATP. Ma anche adesso nel singolo mi sto togliendo soddisfazioni nonostante le fatiche per organizzare le programmazioni di singolo e doppio. Ad esempio, qui giocherò la semifinale sabato e lunedì o martedì sarò già in campo a Parigi (al Roland Garros, ndr) per le qualificazioni. Quindi, andare là e fare un bel risultato in singolo dopo tanti giorni che non lo gioco non sarà semplice”.
“Per quanto riguarda la rivincita, nel mio percorso non ci sono mai state troppe persone che credevano in me. Questo mi ha sempre motivato però. E ringrazio il mio team con mio padre che ci ha sempre creduto. Comunque, adesso ho trovato anche un buon compagno di doppio e me lo tengo stretto per qualche anno”.
D: Con il nuovo regolamento si è visto che in molti tornei grandi si giocherà il doppio la seconda settimana e ciò toglie inevitabilmente possibilità al singolo. Arriverà un momento in cui potresti dire addio a una delle due discipline perché magari ti sarai già tolto soddisfazioni o nel singolo o nel doppio?
Vavassori: “Ci sono stati momenti in cui mi sono detto che avrei dovuto spingere di più sul doppio e altri in cui ho pensato che fosse meglio farlo con il singolo per tenermi una buona classifica. Diciamo che la finale di Melbourne per forza di cose ci ha fatto dire a me e Simone di dedicarci con più frequenza anche ai tornei importanti in doppio come i Masters 1000. Ci siamo detti che magari questo sarebbe stato l’anno giusto, con Olimpiadi e Finals a Torino, per spingere in questa direzione”.
“Molti pensano che giocando il doppio non sia fattibile giocare anche il singolare, ma io penso invece che aiuti. Ad esempio, nei momenti importanti come le palle break alleni anche la tua predisposizione ad affrontare queste occasioni. Una cosa aiuta l’altra e, come ho già fatto quest’anno in qualche occasione, spero ancora di riuscire a ottenere buoni risultati”.
(Ha collaborato Pietro Sanò)