Il Roland Garros 2024 ha rispettato i pronostici. Iga Swiatek era la grande favorita della vigilia, la testa di serie numero 1 e la campionessa uscente del torneo, e alla fine si è confermata. Non fosse per il secondo turno contro Naomi Osaka, su cui torneremo più avanti, si potrebbe dire che il suo cammino ha seguito un andamento del tutto scontato: ha semplicemente dominato le avversarie, dimostrando che sulla terra parigina vanta un enorme margine sulla concorrenza. Questi i match, Osaka esclusa:
Primo turno: 6-1, 6-2 a Jeanjean, numero 148 WTA
Terzo turno: 6-4, 6-2 a Bouzkova numero 42 WTA
Quarto turno: 6-0, 6-0 a Potapova, numero 41 WTA
Quarti di finale: 6-0, 6-2 a Vondrousova, numero 6 WTA
Semifinale: 6-2, 6-4 a Gauff, numero 3 WTA
Finale: 6-2, 6-1 a Paolini, numero 15 WTA
Cosa ci dicono questi numeri? Che per Iga avere di fronte una Top 10 o una giocatrice fuori dalle prime cento come la qualificata Jeanjean, fa pochissima differenza. Sulla terra rossa il gap nei confronti di quasi tutte le avversarie è tale, che finisce per lasciare loro le briciole. A oggi solo le giocatrici capaci di fronteggiarla con una palla veramente pesante, ben sopra la media, e con una aggressività immediata e costante (come Rybakina, Sabalenka, Osaka), hanno dato prova di riuscire a impegnarla. Per chi invece è abituata a entrare nello scambio per manovrare con palleggi più articolati, il destino è segnato.
Ce ne siamo resi conto per la prima volta quattro anni fa. Era il 2020 e la allora campionessa in carica Simona Halep venne spazzata via da una giocatrice che sembrava quasi praticare uno sport differente: 6-1, 6-2 in 69 minuti. Halep non era solo la campionessa in carica, era anche la numero 2 del mondo, eppure non era stata in grado di raccogliere più game di quanti ne hanno racimolati quest’anno al primo turno Jeanjean, ma anche Paolini in finale. Appunto: numero 2, numero 148 o numero 15 del mondo, non fa differenza. Come mai?
Sono diversi i fattori che concorrono a generare questa situazione. Cominciamo delle caratteristiche generali. Personalmente sono convinto che in questo millennio Swiatek sia la prima tennista capace di fare ai massimi livelli queste tre cose contemporaneamente. Primo: muoversi con una rapidità, una reattività e una coordinazione superlative. Secondo: giocare in modo aggressivo, in costante pressione, colpendo in modo pesante con entrambi i fondamentali al rimbalzo. Terzo: farlo rimanendo sistematicamente a ridosso della linea di fondo, senza quasi mai perdere campo.
Questi tre elementi non si erano mai visti riuniti in una sola tennista. Chi sapeva difendere bene, anche giocando a ridosso della linea di fondo, non disponeva di una palla pesante come quella di Swiatek (per fare un esempio tra i tanti, la appena citata Halep). Chi invece sapeva colpire forte, anche stando a ridosso della linea di fondo (come Serena o Sharapova) non si spostava certo con la stessa efficienza di Iga.
Ecco, se mettete insieme le tre caratteristiche citate, avrete una “macchina da guerra” di nuova generazione. Molte giocatrici nelle interviste post partita raccontano come Swiatek finisca letteralmente per soffocarle, proprio grazie alla combinazione di queste tre qualità che, specie su terra, la pongono fuori portata per quasi tutte le altre.
Sintetizzando in modo un po’ rozzo: parliamo di una giocatrice alta 1,75 che si muove come una giocatrice da 1 e 60 e colpisce come una giocatrice da 1 e 80. Iga riunisce in sé aspetti che sembravano incompatibili fra loro.
Dovessi provare a individuare per forza una “antenata” non troppo lontana, sceglierei Justine Henin. Anche Henin infatti si muoveva bene proponendo un gioco aggressivo. Naturalmente Justine era molto diversa sotto altri aspetti: tralasciando il rovescio a una mano, era comunque ben più completa di Swiatek sul piano tecnico (nemmeno da paragonare nei pressi della rete o nelle variazioni rispetto ai colpi base). Ma era anche di taglia inferiore rispetto a Iga, con un deficit di altezza e di chili.
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