L’aveva detto Matteo Berrettini: “Mi sento finalmente bene, devo solo ritrovare il ritmo partita”. E così è stato perché l’incontro vinto contro Denis Shapovalov per 6-4 6-4 rappresenta tutto ciò di cui aveva bisogno Matteo. Vince e convince l’attuale numero 95 al mondo che dopo due tentativi, il primo a San Pieroburgo nel 2018 e il secondo in Coppa Davis nel 2019, riesce a battere il classe 1999 portandosi così tra i migliori otto tennisti del BOSS Open di Stoccarda, nella stessa parte di tabellone che vedrà Lorenzo Musetti affrontare Alexander Bublik. In vista di Wimbledon, sono belle notizie quelle che Berrettini porta ai propri tifosi: se qualcuno era poco fiducioso dopo le quasi tre ore impiegato per battere Roman Safiullin, questa volta The Hammer ha spazzato ogni dubbio sul suo stato di forma..
1° set: brivido iniziale, ma poi è tutto in discesa per Berrettini
Nel corso del primo set, i due tennisti hanno subito una chance a testa per strappare il servizio all’avversario. Il canadese nel secondo game e l’azzurro subito dopo, ma entrambi riescono ad evitare il peggio annullando i rispettivi break point e portando a casa il proprio servizio. Sul più bello, dopo un equilibrio che sembrava durare fino al tiebreak come spesso questo torneo ci ha abituato, ecco che Berrettini non si fa ripetere due volte di spingere sull’acceleratore in un game in cui Shapovalov appare sin da subito in chiara difficoltà. Dopo essere stato sotto 0-30, il numero 117 al mondo riesce ad avere due game point, ma oltre a sbagliare in ambedue le cirocostanze si complica da solo la vita: break point Berrettini, doppio fallo e servizio che viene così ceduto all’italiano. Sulle ali dell’entusiasmo, il tennista romano evita di prendere esempio dall’avversario e chiude i giochi con 6-4 dopo 37 minuti. Si tratta fin qui del set più veloce del torneo per entrambi dato che Berretti cono Safiullin non è mai andato sotto i 49 minuti mentre Shapovalov, nel 7-6 7-5 contro Matteo Martineau, ha sempre disputato set da almeno 50 minuti. In questo caso invece il minutaggio diminuisce e Berrettini ha la meglio in questa prima frazione in cui entrambi hanno avuto una percentuale di punti con la prima di servizio simile (83% a 82% per Shapovalov), ma la differenza l’ha fatta la leggerezza nonché unico doppio fallo dell’incontro fino a questo momento da parte del tennista nato in Israele.
2° set: un Berrettini cinico e spietato accede ai quarti di finale
Il secondo set appare ancora più fluido e veloce del primo: in quattro game, a parte l’ultimo chiuso a 30 da Berrettini, tutti i restanti giochi non hanno mai superato i cinque punti in totale. La differenza tecnica ma ancora di più mentale tra i due è totalmente dalla parte di Berrettini e a dimostrarlo è il break del romano che regala il 3-2 all’azzurro, nettamente più in palla e con la mente più libera rispetto al canadese che deve rincorrere. Prima di alzare bandiera bianca, Denis prova a mettere alle strette Berrettini con il controbreak sebbene non riesca ad andare oltre alla doppia parità: nessun break point e a dire il vero anche nessun grande timore per Berrettini. Da lì in poi la gara appare più simile ad un’esibizione per Berrettini che prima a zero e poi a 15 mantiene gli ultimi due servizi rimanenti prima di strappare il pass per i quarti di finale dove affronterà il vincitore tra l’australiano James Duckworth, fin qui capace di eliminare Pierre-Hugues Herbert, e Ben Shelton, testa di serie numero due del torneo che debutterà al BOSS Open proprio contro il 101 al mondo. Tornando alla vittoria del nostro Berrettini, nel secondo set si evidenza un calo del 20% circa la percentuale dei punti con la prima di servizio che però a malapena è stato riscontrato, dato che la partita di Shapovalov è stata man mano sempre più soporifera. D’altro canto, la prova fornita da Matteo per quanto concerne gli scambi più lunghi è pienamente rassicurante e convincente. In totale parliamo di ben 11 errori non forzati per Shapovalov, più del doppio rispetto a quelli di Berrettini, ma sopratutto sono gli zero game vinti in risposta che alla fine sono risultati decisivi: cinico Matteo nel convertire due delle tre palle break avute per indirizzare la partita dalla sua.