Da inizio maggio la lettura della classifica ATP di singolare ha un retrogusto amaro per gli appassionati croati di tennis: dopo oltre 21 anni – l’ultima volta era accaduto nell’aprile 2003 – nessun tennista croato è nella top 50. La prima significativa conseguenza di questo crollo nel ranking è che non ci sarà neanche nessun rappresentante della Croazia nel tabellone di singolare delle Olimpiadi di Parigi.
In questi due decenni abbondanti la Croazia è stata una assoluta protagonista del tennis mondiale maschile. Tanto per capirci, in questo intervallo di tempo la nazione balcanica in singolare può vantare una vittoria Slam (Cilic – US Open 2014) e due finali Major (sempre Cilic) tre vittorie a livello Masters 1000 (Ljubicic – Indian Wells 2010, Cilic – Cincinnati 2016, Coric – Cincinnati 2022), cinque ATP 500 (2 Ljubicic 2, Cilic, 1 Coric) e ventisette ATP 250 (16 Cilic, 7 Ljubicic, 3 Ancic e 1 Coric), ed ha avuto tre giocatori nella top ten (Ljubicic e Cilic sono arrivati al n. 3 e Ancic al n. 7). Inoltre, la nazionale croata ha conquistato due volta la Coppa Davis (2005 e 2018), perdendo in finale in due occasioni (2016 e 2021). E proprio la sconfitta nello spareggio per le Davis Cup Finals 2024 di inizio anno in casa contro il Belgio, aveva fatto suonare i primi campanelli d’allarme sullo stato di salute del tennis croato maschile.
Certo, i croati fanno ancora la voce grossa in doppio, con Pavic (che tra l’altro, con la vittoria al Roland Garros in coppia con Marcelo Arevalo, è appena riuscito nell’impresa di completare il Grande Slam nella specialità), Dodig e Mektic ma sappiamo come a fare notizia siano soprattutto performance e risultati in singolare.
Cosa è accaduto?
Per capirlo, andiamo a vedere come stanno i top player ed i prospetti di Zagabria e dintorni.
Noblesse oblige, non si può che iniziare da colui che è stato indubbiamente – senza togliere nulla a Ivan Ljubicic – il maggior protagonista di questo ventennio d’oro, Marin Cilic. Il vincitore dello US Open 2014 è praticamente fermo da un anno e mezzo. Dopo l’operazione al ginocchio destro all’inizio del 2023 e la lunga riabilitazione, Marin è dovuto di nuovo andare sotto ai ferri a maggio, sempre per problemi alla stessa articolazione. Il tennista di Medjugorje a settembre compirà 36 anni e pare difficile – anche se, proprio dopo la recente operazione, ha dichiarato che la sua voglia di giocare di nuovo ai massimi livelli non è svanita – riesca a ritornare agli antichi fasti: non intendiamo la scintillante versione “USopenesque” del 2014, ma anche solo quella della seconda metà del 2022 quando, dopo un periodo di appannamento, fu comunque capace di rientrare in top 20 e di costringere al quinto set, negli ottavi dello US Open, il futuro vincitore del torneo Carlos Alcaraz.
A seguire come palmarés, seppure a notevole distanza, l’altro nome di rilievo è quello di Borna Coric, protagonista della vittoria in Davis del 2018, vincitore di tre titoli ATP ed ex n. 12 del ranking. Il clamoroso comeback di due anni fa quando a pochi mesi dal rientro da un lungo stop per una complicata operazione alla spalla riuscì – da n. 152 del mondo e grazie al ranking protetto – a vincere il Masters 1000 di Cincinnati, sembrava una favola a lieto fine, considerato che poi sullo slancio, grazie ad un’ottima prima parte del 2023, Borna riuscì anche a rientrare in top 15 dopo oltre tre anni e mezzo. Invece il 27enne zagabrese da quasi un anno non ne azzecca praticamente una – a parte la vittoria in un Challenger in Francia ad inizio anno e la successiva sconfitta in finale nel 250 a Montpellier – complice anche qualche acciacco fisico che è stata purtroppo un po’ la sfortunata costante della sua carriera. Le residue speranze di avere un croato nel main draw olimpico di singolare erano legate ad una sua buona prestazione al Roland Garros: sono naufragate subito, in seguito alla sconfitta in tre set al primo turno contro Gasquet.
Seppur ben lontano dal suo omonimo come risultati, un altro giocatore croato che si era messo in evidenza in questi ultimi anni era Borna Gojo, grande protagonista in Coppa Davis nel 2021 e che lo scorso autunno, tra i primi ottavi di finale Slam a New York e i quarti nell’ATP 500 di Vienna, era arrivato al best ranking di n. 72. La speranza dalle sue parti era quella di aver trovato un altro giocatore capace di stare più o meno stabilmente tra i primi cento del mondo e magari qualcosa in più. Speranza al momento tristemente accantonata, perché il 26enne spalatino non gioca da inizio gennaio a causa di problemi alla schiena.
E le giovani generazioni?
Solo un anno fa, di questi tempi, il futuro pareva sorridere al tennis croato proprio considerando la NextGen che avanzava. C’era appunto il da poco 25enne Gojo, eroe della Davis 2021 e capace di dare il suo contributo anche nel 2022, che stava bussando alla porta della top 100. Ma soprattutto c’erano due campioni Slam juniores: Mili Poljicak, che nel 2022 era riuscito – primo croato nella storia – a conquistare il titolo juniores di Wimbledon e Dino Primzic trionfatore lo scorso anno al Roland Garros. Considerando poi che tutti e tre arrivavano da Spalato, città che al tennis croato ha regalato una sfilza di campioni (Pilic, Ivanisevic, Ancic e Pavic), tutto sembrava filasse per il verso giusto. Invece, non sta andando per niente così.
Mili Poljicak, che sull’onda della vittoria londinese aveva onorato la wild card al torneo ATP di casa, il Croatia Open di Umago, impegnando Cecchinato al primo turno, e poi a inizio 2023 era entrato nella top 500, si è un po’ perso, forse anche a causa di una struttura fisica non ancora adeguata a reggere nel lungo periodo le fatiche del tennis professionistico. Al momento il quasi 20enne (compirà gli anni a inizio luglio) spalatino gravita intorno alla 600esima posizione del ranking. Nelle ultime settimane ha dato qualche segnale di risveglio a livello ITF, ma il fatto che sia solo attorno alla 40esima posizione della Race per le NextGen Finals la dice lunga sulla distanza che attualmente lo separa dai migliori prospetti mondiali e che deve iniziare a colmare.
Sembrava invece più pronto – anche fisicamente, visto il lavoro in off season che ne aveva migliorato notevolmente la struttura muscolare – Dino Primzic, soprattutto dopo che a gennaio era stato capace di impegnare per quattro ore il suo idolo Djokovic al primo turno dell’Australian Open. Purtroppo, anche per lui è arrivato qualche piccolo acciacco fisico che lo tenuto fermo per un paio di mesi e gli ha fatto perdere praticamente tutta la stagione sulla terra (è rientrato nelle qualificazioni dello Slam parigino, sconfitto subito da Napolitano). La sua situazione è comunque molto migliore del suo concittadino Poljcak, dato che un ranking ATP attorno alla 200esima posizione gli consente di competere con continuità a livello Challenger. E magari la wild card nuovamente concessagli dagli organizzatori del Croatia Open, dove lo scorso anno si spinse fino ai quarti impegnando in due tiratissimi set il futuro vincitore Popyrin, consentirà al 18enne Dino di ritrovare quel tennis che spinse Nole a complimentarsi con lui a Melbourne, per quanto il gioco del giovane tennista dalmata somigliasse al suo.
Lo sperano, anche con un po’ di ansia, gli addetti ai lavori e gli appassionati del tennis croato, considerato che a settembre in Coppa Davis ci sarà da superare la Lituania dell’ex top 100 Berankis ed evitare una clamorosa – la Croazia è tutt’ora al n. 7 del ranking per nazioni – retrocessione nel World Group II. Per scongiurare il rischio che oltre al 2024 anche il 2025 sia un anno zero per il tennis maschile croato.