Non è mai semplice rendersi conto di quanto uno sport, e i suoi più celebri protagonisti, stiano cambiando. La vita, così come il tennis, è in eterno divenire, in costante mutamento: nuovi giocatori, nuove tecnologie, diverse racchette…Ciò che sembra non scomparire mai, è il sentimento romantico che lega ognuno di noi. Quella passione verso quei campioni, o meno, che hanno contribuito a rendere storici gli ultimi due decenni tennistici.
Poi, un bel giorno, ci si rende conto che tutto sta svanendo, tutto sta, ancora una volta, cambiando: Murray, Schwartzman, Thiem, Isner…Nel giro di 365 giorni, il tennis ha perduto alcune delle sue più meravigliose eccellenze, alcuni di quei Campioni, con la C maiuscola, che hanno reso romantico ogni scambio, ogni punto e ogni vittoria. Poi, anche il loro addio.
Il tennis, e lo sport più in generale, non è però composto solo e soltanto da vincenti e vincitori, da campioni slam e numeri uno. L’amore sportivo è da suddividersi anche fra chi, nelle retrovie, ha continuato a lottare per il proprio sogno, per raggiungere quei traguardi che fin dai primi scambi i più grandi gli attribuivano come obiettivi, prima che sogni. Ed è forse stato questo, il grande peso nella carriera di Filip Krajinovic: una pressione troppo grande, un talento indomabile, una mano tanto delicata, quanto fragile. L’addio di chi doveva essere il nuovo Andre Agassi, ma che non è mai riuscito ad andare oltre la ventiseiesima posizione del ranking mondiale. Oggi, dopo la sconfitta al primo turno delle qualificazioni dello Us Open con Rodionov, quel grande talento ha detto basta.
“Ciao a tutti, – scrive in un lungo post su Instagram – Vengo da una piccola città nel nord della Serbia, Sombor. Il tennis ha sempre fatto parte della vita quotidiana della mia famiglia; mio padre, mio fratello ed entrambi gli zii sono cresciuti sui campi del Tennis Club Žak Sombor. Mio padre mi portava con sé tutti i giorni a vederli giocare, insegnandomi i primi colpi nel tennis, senza nemmeno sapere che sarebbe diventato il mio primo e più grande amore. La racchetta era più grande di me, ma il mio desiderio di trascorrere ogni giorno in campo era ancora più grande della racchetta. Ho trascorso un’infanzia meravigliosa e indimenticabile su quei bellissimi campi, dove ho stretto amicizie che ancora oggi sono le più importanti della mia vita“.
Filip era quel talento incredibilmente prematuro, dalla mano tanto delicata quanto aggressiva, capace di inscenare un tennis sempre offensivo, fra discese a rete e vincenti da fondo campo. Quel talento che osservavi pensando a quali obiettivi potrà raggiungere. Quel talento per cui i sogni, devono diventare obiettivi.
“Ho giocato il mio primo torneo all’età di otto anni e sono tornato a casa con la coppa in mano. Successivamente sono diventato campione nazionale nelle categorie fino a 10, 12 e 14 anni, dopodiché il mio viaggio nel tennis mi ha portato in America“. Ed è in America che “Pippo” verrà accostato, dallo stesso Nick Bollettieri, ad Andre Agassi. In America, Filip comincia a soffrire sulle spalle il peso del grande talento, diventa il giocatore che i media adoreranno esaltare e, poi, criticare.
“Devo molta gratitudine all’IMG Tennis Academy Bolettieri e al manager @lindonk, che mi hanno invitato e mi hanno fornito le migliori condizioni possibili in quel momento cruciale del mio sviluppo tennistico. Ho trascorso cinque anni indimenticabili nel loro ambiente, durante i quali ho vinto diversi prestigiosi tornei junior e ho raggiunto le semifinali di due tornei del Grande Slam junior, che mi hanno collocato tra i migliori 8 junior del mondo e mi hanno permesso di passare al circuito senior all’età di 16 anni“.
“Ho realizzato il mio sogno da bambino: ho condiviso il campo e gareggiato con i migliori nella storia di questo sport. Come in ogni sport, gli alti e bassi fanno parte del viaggio. Il mio viaggio è stato un’esperienza turbolenta, interessante e talvolta, per molti, me compreso, illogica. Anche se resta il rammarico di non aver vinto un torneo ATP, sono orgoglioso delle mie cinque finali ATP, tra cui la finale del Masters di Parigi e il prestigioso torneo del Queens, che mi hanno portato al mio miglior piazzamento, 26esimo al mondo. Naturalmente c’è anche la parte più bella della mia carriera, ovvero la Coppa Davis, dove ho avuto il grande onore di condividere lo spogliatoio con la generazione dei campioni per 15 anni“. Tutta una questione di sogni. Vero, per Krajinovic il trionfo non è mai arrivato, ma la voglia di lottare non è mai scomparsa.
Quando cominciò a mostrare i primi segni di cedimento a inizio 2023, fu da subito chiaro che la sua carriera non sarebbe durata ancora a lungo. La sconfitta con Tiafoe al Roland Garros dello stesso anno, fu per lui terribile. Ammise che il suo tennis era scomparso, che vincere diventava sempre più difficile. Voleva prendersi una pausa. Una pausa? A 31 anni? E poi? Erano domande a cui neanche lui trovava risposte. La voglia di ripartire da capo era poca, pensare di dover tornare a giocare Challenger lo rendeva estremamente timoroso sul futuro. E allora che fare? Scomparire. Le tracce del serbo si perdono così, in un mare di dubbi e difficoltà. A gennaio 2024, però, il serbo torna in campo. La fiamma non si è ancora spenta, la voglia di lottare c’è ancora: il tennis è un amore troppo grande, lasciarlo andare così è impossibile. Al primo rientro, a Koblenz, supera le qualificazioni spingendosi sino agli ottavi di finale, sconfitto da Nakashima. Sarà il miglior risultato del suo tentativo di ripartenza. Qualche vittoria, ma troppe poche per chi qualche anno fa si diceva pronto a giocare per raggiungere la vetta della classifica mondiale.
“Quando ripenso a tutto ciò che ho ottenuto e a tutto ciò che il tennis mi ha dato, sono estremamente grato e felice di aver intrapreso questo viaggio, dove ho stretto le migliori amicizie e ho vissuto momenti indimenticabili. Voglio ringraziare la mia famiglia, tutti gli allenatori e gli sponsor che sono stati con me fino all’ultimo momento, fino alla decisione di mettere fine a questo bellissimo capitolo della vita e iniziarne uno nuovo. Con il cuore pesante, vorrei annunciare la fine della mia carriera da tennista professionista. Grazie tennis, grazie a tutti i tifosi per il vostro supporto. Sarete per sempre nel mio cuore.
Filip Krajinovic“.
Un capitolo che resta meraviglioso, una carriera martoriata da infortuni e fragilità, ma un talento raro, mai in grado di sbocciare.
“