Esordio convincente per i due statunitensi, Ben Shelton e Taylor Fritz nel Grand Slam di casa. Vittorie per tre set a zero per entrambi, con Shelton che ha messo fine al cammino di Dominic Thiem, nell’ultimo US Open della sua carriera. Ecco alcune dichiarazioni di Shelton e Fritz in conferenza stampa: partiamo dal n°1 USA, prossimo avversario di Matteo Berrettini.
D. Come ci si sente a giocare in uno Slam di casa? Cambia qualcosa?
Taylor Fritz: “È fantastico giocare nello Slam di casa, con il pubblico e tutto quello che succede. È fantastico essere all’Open. Direi che il primo match è un po’ più stressante. Ma è stato bello superare questo primo incontro e sentirsi molto più sciolti”
D. Hai vinto il primo set sotto 0-40. Qual è stato l’atteggiamento mentale, lottando con un avversario con cui non avevi mai giocato prima? Sei stato qui tante volte, hai una routine?
Taylor Fritz: “Una volta arrivato a 30-40, ho sentito che c’era una solida possibilità di ottenere il break. Da quel momento in poi ho giocato i punti in modo un po’ più sicuro, più serio, ed è stato allora che ho sentito che probabilmente avrei potuto ottenere il break. Non ho, credo, fatto tutto esattamente allo stesso modo, ma ormai so che tipo di allenamenti, di preparazione, di cose del genere funzionano per me. Non solo all’Open, ma ovunque. So quali sono le cose da fare e mi conosco abbastanza bene da avere certe routine che faccio sempre e che, se non faccio, non mi preparo bene”
D. Che cosa sai su come gestire questo torneo? Cos’hai imparato nel corso degli anni?
Taylor Fritz: “Non so se ho imparato davvero qualcosa. A volte, non so, si diventa nervosi, a volte non si diventa nervosi. A volte è tutto così casuale, mi sembra. Mi è capitato di perdere al primo turno due anni fa, e poi l’anno scorso ero stressato come non mai nel giocare un torneo, perché non volevo che accadesse di nuovo, avevo bisogno di un buon risultato in uno Slam. Ho giocato molto bene in tutti i miei incontri. Sono arrivata ai quarti e non credo di aver mai perso il servizio durante il cammino verso i quarti. È tutto così casuale. Ma so che si tratta solo di affrontare una partita alla volta e di fare del proprio meglio per preoccuparsi, ma allo stesso tempo di non preoccuparsi”
Di seguito, invece, un estratto della conferenza di Shelton.
D: Puoi descrivere quali sono state le tue emozioni e i tuoi sentimenti entrando in campo dopo tutto quello che hai fatto l’anno scorso?
Ben Shelton: “Ultimamente non sento le farfalle quando entro in campo. Dopo l’anno scorso, credo che il palcoscenico non sia più grande di così. Ormai mi ci sono abituato. Mi sento a mio agio. Mi sembrava di esserci già stato. Decisamente emozionato. Penso che ogni occasione di giocare sull’Arthur Ashe sia un momento che si ricorda per sempre. Oggi ne ho aggiunto uno all’albo d’oro e sono contento di come sono andate le cose. Sì, mi sono divertito”
D. Da dove viene questa varierà nel tuo gioco? Come hai iniziato a giocare in questo modo?
Ben Shelton: “Sì, mio padre giocava negli anni ’80 e ’90, serviva e tirava la prima e la seconda di servizio ad ogni punto, ma i campi erano molto più veloci a quei tempi, c’erano superfici in moquette, Rebound Ace, più campi in erba. Se non faccio il serve and volley, lui mi chiede perché non lo faccio. Io cerco di mischiarlo il più possibile. Penso che con il mio modo di servire, sia un buon modo per cambiare il ritmo e mescolare i punti. Penso anche che, se si guarda il gioco di oggi, ci sono così tante battaglie da fondo campo e si vedono i ragazzi che strappano dalla linea di fondo. Tutti, sia di dritto che di rovescio. Perciò, se si deve lottare contro questi ragazzi, ogni singolo punto sembra difficile. Penso che entrare a rete ed essere un grande giocatore a rete sia un modo per rendere le cose più facili per te stesso, accorciando i punti. Se riesci a vincere i punti con tre o quattro colpi, soprattutto in un Grande Slam dove si gioca in cinque set, è molto utile poter tenere il servizio più velocemente, senza giocare lunghi ed estenuanti scambi, e poi, sai, l’altro deve giocare scambi più lunghi quando sta servendo, penso che sia un vantaggio”
D. Ricordi di aver visto Thiem vincere qui o in altre finali slam in cui ha giocato? Che idea ti sei fatto di lui come giocatore?
Ben Shelton: “Sì, beh, prima di tutto su Domi, il 100% ha guardato la sua finale qui nel 2020. Una rimonta pazzesca. Credo che Zverev abbia servito per il match forse nel quarto set, qualcosa del genere? Sì, un match point. Quindi sì, è stata una rimonta pazzesca. Un anno credo abbia giocato contro Nadal in finale, ma quell’anno stava giocando da matti. Si, anche quello è stato speciale da vedere. Non si sopporta di vedere un ragazzo come lui, un così bravo ragazzo, un grande giocatore, passare attraverso gli infortuni e affrontare tutto quello che ha fatto. Ma credo che se ho imparato qualcosa da lui, è che questo è un gioco che non perdona. Le cose possono cambiare rapidamente. Puoi essere al top del gioco e il tuo corpo non regge, oppure può capitare un incidente strano, gli infortuni capitano di continuo. Quindi il tennis non è per sempre”.