[5] D. Medvedev b. D. Lajovic 6-3 3-6 6-3 6-1
Daniil Medvedev torna alla vittoria dopo le sconfitte all’esordio di Montreal e di Cincinnati, battendo Dusan Lajovic in quattro set con il punteggio di 6-3 3-6 6-3 6-1 in 2 ore e 33 minuti di gioco. Medvedev, dopo aver subito il tennis elegante di Lajovic nel corso del secondo parziale, si è finalmente scrollato di dosso il rivale nel terzo e nel quarto set, dominando senza problemi l’ultima ora di gioco. Il numero 5 del ranking mondiale, reduce da due sconfitte consecutive contro lo splendido rovescio a una mano di Lajovic, al secondo turno dello US Open affronterà il vincente della sfida tra i talenti di Marozsan e Medjedovic.
Primo set: Medvedev alza il ritmo e chiude con un parziale di quattro giochi consecutivi
Lajovic, rinfrancato dal vantaggio nei precedenti (2-1), parte senza niente da perdere, guidando il punteggio grazie a un tennis coraggioso: Medvedev, reduce da due sconfitte amare al primo turno a Montreal e a Cincinnati, ci mette un po’ di tempo per spazzare via la ruggine tecnica, fisica e mentale ma nella volata finale cambia marcia, mettendo in campo la sua classe la sua esperienza, vincendo – tutti ai vantaggi – gli ultimi quattro game del set (da 2-3 a 6-3),
Secondo set: Lajovic dipinge il campo e approfitta di un Medvedev troppo passivo
Secondo set semplicemente meraviglioso per Dusan Lajovic, capace di mettere alle strette Medvedev anche dal lato del rovescio. Il russo, dopo un primo parziale giocato perfettamente al servizio, cala in efficacia, concedendo a Lajovic la possibilità di entrare fin da subito con grande aggressività. Diverse risposte vincenti, diversi scambi manovrati dal lato sinistro che costringono il numero 5 del mondo a fare da tergicristallo. Medvedev troppo, troppo passivo, incapace di reagire al vertiginoso aumento del livello dell’avversario. Ormai a un passo dal barato, il russo cede un altro break e un set che, dal punto di vista del punteggio, poteva esser ben più severo. Per Medvedev solo 58% di prime in campo, con solo il 52% di punti vinti alla battuta. Per Lajovic, la stessa percentuale, supera l’80: soltanto quattro punti persi nei propri turni.
Terzo set: Medvedev riprende in mano le redini del gioco e del punteggio
Al rientro in campo, dopo il toilet-break di Medvedev, è proprio il russo a dimostrarsi più lucido: immediato break a zero, con grande aggressività in risposta su ogni seconda del serbo. La partita si fa strana, priva di spettacolo: Medvedev vuole addormentare il ritmo, vuole avere lui le redini del gioco. Lajovic fatica a star dietro alla profondità del russo, sbaglia tanto e trova poche soluzioni vincendo, scegliendo un gioco attendista e alla ricerca dell’altrui errore. Il problema, per il russo, è proprio l’assenza di solidità: più aggressivo rispetto al solito, ma privato di quella costanza che lo ha reso grande, proprio su questi campi. Medvedev resta il padrone del gioco, del campo, e del punteggio: Lajovic lotta, ma la grande differenza di classifica è ben evidente. Al servizio per restare nel set, il serbo è troppo scarico: altro break, altro 6-3.
Quarto set: Lajovic non c’è più, il russo chiude rapidamente la partita
Come nel set precedente, il break arriva nuovamente in apertura: sopra 0-40, serve la terza occasione per portarsi in vantaggio, dopo un infinito scambio da 32 colpi. Il primo a cedere è il serbo, ma Medvedev sembra rivedere una propria versione vicina alla migliore. Il serbo ormai sembra uscito dal campo, la pressione del numero 5 del seeding è troppa, da ogni lato del campo. Nonostante le evidenti difficoltà, Lajovic annulla due palle che avrebbero permesso al russo di issarsi sul quattro a zero e servizio, rimettendo le cose in parità. Il cuore, però, non basta: terza chance, e break sia. Sotto cinque a zero, il serbo muove il proprio punteggio, con un Medvedev apparentemente già concentrato sul proprio futuro più prossimo. L’epilogo è quello più ovvio: schiaffo al volo chiusura di una partita che lo ha visto tentennare non poco nel secondo parziale, riuscendo poi a riportare il proprio livello a quello necessario per battere un avversario, per lui, da sempre ostico.
(ha collaborato Roman Bongiorno)