Sembrano destinate a non placarsi mai le polemiche sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto Jannik Sinner e il suo team. Nonostante sia stato dichiarato innocente, il n°1 del mondo è stato più volte accusato da diversi colleghi.
Se per alcuni giocatori è addirittura in dubbio l’innocenza stessa di Sinner, trovato positivo a una minima quantità di Clostebol in due differenti test, per diversi addetti ai lavori è solamente il procedimento giudiziario ricevuto dall’azzurro a far riflettere. Molti sostengono che il giocatore al vertice della classifica ATP abbia ricevuto un trattamento di favore grazie al suo status, anche se casi simili – come quello di Bortolotti, che abbiamo prontamente intervistato in esclusiva – suggeriscono il contrario. Eppure, talvolta può risultare difficile razionalizzare un’emozione, soprattutto per chi ha dovuto sopportare mesi di sospensione prima di ricevere un verdetto definitivo.
Il più clamoroso fra i casi degli ultimi anni è di certo quello che ha visto coinvolta l’ex numero uno WTA, Simona Halep, tornata in campo dopo la riduzione della sua squalifica. Il processo fu lungo e complicato, ma la rumena si è sempre detta fiduciosa: “La fede incrollabile nella giustizia è stata il mio faro”, dirà dopo l’accettazione del ricorso.
Il caso Sinner, però, sembra averla costretta ripensare a quel peso, tanto doloroso quanto lungo.
“Non credo si tratti semplicemente di difesa – ha detto Simona Halep in merito ai diversi giocatori che hanno urlato all’ingiustizia dopo lo scoppio delle polemiche sull’italiano. “Penso che sia qualcosa di molto chiaro ed evidente. È stato giudicato in modo totalmente diverso, ho sofferto molto” – ha detto ancora la romena.
“Io ho aspettato a lungo, non mi sembra giusto. Credo che tutti gli atleti debbano avere lo stesso giudizio ed essere trattati allo stesso modo, indipendentemente dal fatto che siano numero 1 o 200“. La rumena, al momento della sospensione, era fra le prime 10 giocatrici nel mondo. Certo, la posizione in classifica può influire sulle capacità economiche differenti, fra avvocati, soldi e contatti. Ma nulla di più: due fra i tre periti chiamati a giudicare la vicenda Sinner, infatti, non erano neanche a conoscenza dell’identità dell’imputato.
“Non credo sia giusto quello che è successo. È un argomento che vorrei lasciarmi alle spalle e andare avanti, perché la vita è bella“. ha detto ancora l’ex n°1, che oggi è ancora lontana dai campi, nonostante il breve rientro dopo la riduzione della sospensione, a causa di un problema al ginocchio che sembra farsi sempre più complicato da superare. I suoi 32 anni le permettono di avere ancora la voglia, e la forza, di lottare per il proprio tennis, che due volte l’aveva portata a trionfare in un torneo del Grande Slam. Il rientro in campo di Halep sembra però sempre più vicino: “non voglio promettere nulla, ma c’è una buona possibilità che avvenga già quest’anno. Mi manca la competizione, spero di star bene fisicamente perché mentalmente sono pronta a tornare“ – ha concluso la rumena.