I Paesi Bassi per il terzo anno consecutivo si sono qualificati per i quarti di finale della Coppa Davis. Dopo le eliminazioni con Australia e Italia, nel 2024 riusciranno ad andare oltre il muro dei quarti di finale? Lo vedremo, nel frattempo la qualificazione per Malaga ha richiesto un super sforzo agli olandesi che hanno agguantato il passaggio alla fase successiva solamente grazie alla vittoria del doppio Koolhof/Van De Zandschulp sugli azzurri Bolelli/Vavassori.
Un match per gli uomini di Volandri non aveva alcun valore reale, visto che il primo posto del Gruppo A era già stato assicurato da Flavio Cobolli vittorioso su Griekspooor. Di seguito, vi proponiamo la conferenza stampa finale della squadra capitanata da Paul Haarhuis.
D. Eravate consci di aver bisogno di una vittoria per qualificarvi ai quarti di finale. Perdendo i due singolari, quanta pressione avete avvertito nell’ultima partita da dentro o fuori. Come si fa a gestire la pressione di un match del genere?
Paul Haarhuis: “Ci sono volute delle delle montagne russe, ma eravamo consapevoli che se avessimo giocato bene avremmo avuto una possibilità in ogni partita e questo secondo me l’abbiamo fatto. Abbiamo disputato tre ottime partite, ma nelle prime due non siamo riusciti a portare a casa il punto. Sullo 0-2 ci rimaneva soltanto il doppio, sapevamo che per noi sarebbe stato vitale consapevoli del fatto che fosse la nostra ultima chance di volare a Malaga. Quindi, ci siamo detti ‘proviamoci fino alla fine e restiamo in campo anche tutta la notte se è necessario’. I tifosi olandesi ci hanno supportato fin dal primo giorno, dove siamo andati molto vicini a battere il Belgio ed era un peccato che la loro e la nostra settimana si concludesse con una grande amarezza. Allora ho detto ai ragazzi di mettere sul campo tutto ciò che avevano, dicendo loro che i singolari erano stati solo propedeutici al doppio e che dovevamo andarci a prendere il passaggio del turno in quell’incontro“.
Botic Van De Zandschulp: “Credo non che la questione non si riconducibile alla tematica della pressione. Se avessimo perso, semplicemente avremmo avuto una bella vacanza da qualche altra parte, quindi in un certo senso sarebbe stato come andare a Malaga (sorridendo, ndr). Noi siamo comunque molto soddisfatti del risultato ottenuto, sarà il nostro terzo anno consecutivi a Malaga. Devo dire che è difficile programmare delle vacanze quando si è un tennista, ma non volevo nemmeno che per quest’anno questa fosse la nostra ultima partita di Coppa Davis. Perciò, mi sono detto prolunghiamo di un’altra settimana la stagione, in modo tale da avere anche più tempo per organizzare le vacanze (sorridendo, ndr)”.
Ubitennis, Ubaldo Scanagatta: Prima di tutto congratulazioni a tutti voi. Mi piacerebbe sapere dal Capitano, lei che in carriera da giocatore ha ottenuto grandi traguardi vincendo prestigiosi titoli, cosa ha provato quando avete perso il primo tie contro il Belgio. Nonostante la sconfitta, pensavi di avere comunque molte possibilità oppure eri più pessimisti in ottica qualificazione?
Paul Haarhuis: “Dopo la sconfitta con il Belgio avevamo una possibilità in meno, ma sapevamo che avremmo avuto ancora possibilità e che se avessimo espresso il meglio del nostro potenziale nelle successive due sfide ci saremmo guadagnati diverse opportunità per andare ai quarti. Penso che i nostri ragazzi abbiano giocato abbastanza bene in ogni partita e che si siano creati occasioni per portare a termine il lavoro, ma ogni singolo match è stato estremamente combattuto. Mi sono sempre sentito fiducioso nelle capacità di tutti questi ragazzi nel raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Per cui sono orgoglioso di quello che hanno fatto e molto felice di andare nuovamente a Malaga. All’inizio della settimana, nella sfida contro il Belgio non siamo andati tanto lontani dal vincere il doppio che ci avrebbe permesso di mettere in discesa la nostra qualificazione. Invece perdendo quella partita, si è un po’ complicato tutto. Se avessimo vinto quell’incontro, ci saremmo sicuramente qualificati prima. Oggi [Ieri, ndr] è stato molto più difficile ottenere il passaggio del girone anche perché affrontavamo la squadra più forte del Gruppo“.
Ubitennis, Ubaldo Scanagatta: Quanto l’ha sorpresa vedere l’Italia chiudere al primo posto del girone? E qual è stata la sua impressione sui due singolari ed in particolare sulle prestazioni di Berrettini e Cobolli?
Paul Haarhuis: “Non sono ovviamente sorpreso, la squadra italiana era nettamente la favorita numero uno di questo raggruppamento. Avevano certamente la squadra più forte, basta guardare le classifiche dei loro giocatori rispetto a tutti gli altri team, sia a livello di singolare che di doppio. E’ una delle squadre più forti dell’intera competizione. Voglio dire, avevano a disposizione tre tennisti compresi tra i primi 45 del mondo“.
D. Qual è il punto di vista a commento dei loro incontri di singolare di Botic e Tallon, anche in relazione alla prestazione degli avversari?
Botic Van De Zandschulp: “Berrettini ha giocato una grande partita. Sono stato, sicuramente, il giocatore migliore per un set e mezzo. Dopodiché, sono stato un po’ sfortunato ma avrei dovuto giocare meglio negli scambi. Naturalmente contro Matteo non è mai facile riuscire in questo, serve molto bene ed il servizio è un’arma che gli permette di rimanere sempre aggrappato alla partita anche quando non esprime il suo miglior tennis“.
Tallon Griekspoor: “La percezione che ho avuto in campo è quella di aver sfruttato meno delle reali possibilità avute di far girare la partita dalla mia parte. Credo di aver avuto chances in tutti i set, l’unica cosa di cui posso rammaricarmi è il modo in cui ho giocato il tie-break, veramente in maniera insufficiente. Nel secondo set, invece, ho servito benissimo non concedendo neppure una palla break. Alla fine, tutto il merito per il risultato finale è esclusivamente da attribuire a Flavio per aver resistito, essere rimasto lì in partita quando le cose non stavano andando bene per lui per poi rigiocare alla grande. Ho avuto la sensazione in campo che stesse giocando liberamente, con niente da perdere ha lasciato andare i colpi trovando delle grandi soluzioni vincenti. E’ un tennista che viene da un ottimi periodo, che negli ultimi mesi ha mostrato un’ottima forma giocando davvero molto bene. Mi piace come giocatore, oggi ho avuto occasioni contro di lui per breakkarlo in tutti e tre i set ma lui si è meritato il successo giocando i punti importanti al meglio delle sue possibilità“.
D. Quanto differenza c’è, secondo il punto di visto, tra un allenatore di tennis e ad esempio un Top coach di calcio che allena uno dei grandi club europei. Quanto può incidere un allenatore di tennis sul proprio allievo rispetto ad un allenatore che gestisce un gruppo di atleti e non il singolo?
Paul Haarhuis: “Nel tennis l’allenatore può aiutare, ma alla fine è il giocatore che deve colpire il colpo, che deve eseguire un passante o tirare una prima di servizio sopra i 200 kilometri orari. L’allenatore può sicuramente cercare di aiutarlo mentalmente e tatticamente, ma più di questo diventa dura. Il tennis è uno sport così difficile perché fondamentalmente la maggior parte delle volte sei da solo in campo, affrontando solamente nella tua testa le varie situazioni di gioco per prendere decisioni difficili in frazioni di secondo poiché la palla ti ritorna subito. Dal canto mio, provo ogni volta a fare il 110% per aiutarli al meglio che posso, ma poi sono loro che devono fare la selezione del colpo da eseguire. Sono loro che devono mantenere la calma e la lucidità nella loro mente, sono loro che devono concentrarsi punto dopo punto. Quindi, il mio merito come allenatore è marginale. Sono felice del loro rendimento e di far parte di questa squadra, ma sicuramente non dirò che nel tennis gli allenatori siano imprescindibili. Non credo che Serena Williams senza allenatore non avrebbe vinto neanche uno Slam, ma anzi penso che quantomeno le stesso numero di titoli Slam li avrebbe vinti. Se un tennista è migliore di quanto lo sia stato io da giocatore, è molto più facile allenarlo per avere successo piuttosto che allenare me. Dovresti farmi vincere degli Slam, allora saresti un allenatore incredibile. Il tennis è uno sport talmente individuale, che l’allenatore può incidere poco“.