Con la conclusione dello US Open, il tennis ha archiviato gli Slam per l’anno 2024. Per come nel tempo si è evoluto il giudizio di appassionati e addetti ai lavori, i quattro Major sono diventati gli eventi di gran lunga più importanti della stagione. Nessun altro torneo è paragonabile, tanto è vero che oggi per misurare il valore di una tennista si comincia sempre considerando quanto ha saputo fare negli Slam: vittorie, finali, continuità nei piazzamenti, sono gli elementi che determinano gran parte della valutazione.
Ecco perché, per quanto nel circuito femminile si giochi per oltre dieci mesi l’anno (da gennaio sino ai primi di novembre) è irresistibile la tentazione di cominciare a tracciare un primo bilancio dedicato proprio ad Australian Open, Roland Garros Wimbledon e US Open. Vale a dire gli Slam considerati come un insieme a sé stante, ricavando una classifica esclusiva. Chi ha fatto meglio? Chi ha deluso? Chi ha sorpreso? E quanto si differenzia il rendimento rispetto al ranking ufficiale WTA che tiene conto di tutti i tornei della stagione?
Per avere un riferimento preciso e condiviso ho costruito la classifica in modo molto semplice: sommando i punti ottenuti da ciascuna giocatrice secondo il criterio di calcolo ufficiale WTA. Questa è la ripartizione:
2000 punti (vittoria)
1300 (finale)
780 (semifinale)
430 (quarti)
240 (4° turno)
130 (3° turno)
70 (2° turno)
10 punti (sconfitta al primo turno)
Prima di passare ai risultati, qualche informazione di metodo.
– In questo articolo si ragiona solo sui quattro tornei di singolare
– Non sono conteggiati i punti eventualmente conquistati nelle qualificazioni
– Mi sono fermato alle prime 32 della classifica, soglia che definisce anche il limite delle teste di serie proprio negli Slam. Ho poi inserito, in coda, altre quattro giocatrici che risultano oggi fra le prime 20 del ranking ufficiale WTA, ma che non hanno conquistato punti a sufficienza per rientrare nelle primissime.
Premesso tutto ciò, ecco la classifica:
– La prima colonna, in grassetto, identifica la posizione nella classifica Slam
– La seconda colonna è quella che corrisponde al ranking ufficiale WTA di questa settimana (datato 16 settembre 2024)
– La terza colonna corrisponde alla Race ufficiale, sempre di questa settimana, cioè ai punti conquistati in tutti i tornei della stagione 2024 sino a domenica 15 settembre.
Veniamo quindi a qualche valutazione suggerita dalla classifica.
1. Sabalenka e Swiatek
Il dato che emerge dalle prime righe è lo scarto tra la posizione di Aryna Sabalenka e quella di Iga Swiatek. Ad Aryna sono bastati tre tornei per dare un distacco consistente a tutta la concorrenza, Swiatek inclusa. Sabalenka ha vinto i due Slam sul cemento, mentre ha dovuto dare forfait a Wimbledon per un infortunio alla spalla. Se teniamo conto che a Parigi ha perso da Andreeva in una giornata nella quale ha giocato gran parte del match con un malessere (tanto che in diversi frangenti si è pensato potesse ritirarsi anzitempo) ci ritroviamo con questa sensazione: negli Slam, più che le avversarie, a fermarla sono stati i problemi fisici.
Al contrario per Swiatek comincia ad affiorare l’impressione che, al di fuori del Roland Garros, gli altri Slam stiano quasi diventando un problema. Negli ultimi due anni Iga ha vinto due volte a Parigi, ma negli altri Major ha ottenuto come migliori risultati due quarti di finale (Wimbledon 2023 e US 2024). In termini di punti: nell’ultimo biennio ne ha conquistati 4000 in Francia (2 tornei) e 1600 in tutti gli altri Slam (6 tornei). La centralità assoluta di un solo Major su quattro può anche trasformarsi in un rischio: pensiamo ad esempio se Osaka avesse convertito il match point avuto nel secondo turno dell’ultimo Roland Garros; oggi il bilancio del 2024 di Swiatek sarebbe di tutt’altro tenore.
Va anche tenuto presente che questa stessa inversione tra ranking (di Swiatek) e Slam (di Sabalenka) si era verificata nel 2023: lo scorso anno Aryna aveva conquistato 4860 punti (con 4 Slam giocati) contro i 2910 di Iga. D’altra parte questo rovesciamento non è altro che lo specchio delle differenti qualità che sono necessarie per primeggiare nel ranking WTA rispetto ai Major: nel ranking conta innanzitutto la continuità, negli Slam conta soprattutto saper offrire picchi di rendimento nelle partite decisive del torneo.
2. Le imprese di Jasmine Paolini
Jasmine Paolini negli Slam 2024: due finali, due quarti turni, sempre presente nella seconda settimana di tutti e quattro i tornei. E oltre tremila punti ottenuti nel bilancio complessivo. Un bottino fondamentale per trovare posto fra le otto elette di fine stagione alle WTA Finals e per segnare la storia del tennis italiano, visto che nessuna giocatrice era mai riuscita a raggiungere la finale a Wimbledon (per la verità a Londra nessuna italiana aveva mai raggiunto nemmeno la semifinale).
L’insieme dei dati certifica lo straordinario salto di qualità di cui Jasmine è stata protagonista in questa stagione. Ricordo che fino al 2023 Paolini in carriera aveva vinto appena 4 partite Slam. E nei 16 Major a cui aveva preso parte, non era mai riuscita ad andare oltre il secondo turno. All’opposto, in questo fenomenale 2024 ha vinto 18 match.
Lasciando da parte Sabalenka (che ha dovuto rinunciare a Wimbledon), oltre a Paolini solo Coco Gauff è stata capace di approdare alla seconda settimana in tutti e quattro gli eventi (per Gauff due semifinali e due quarti turni).
In sede di bilancio viene naturale rivolgersi al futuro: per Jasmine nel 2025 non sarà semplice evitare il confronto con il 2024, anche perché è nella natura del tennis attuale il controllo costante dei punti in scadenza, conquistati dodici mesi prima. Ci vorrà forza di carattere per non subire troppo questo peso.
Le imprese di Paolini hanno messo in secondo piano il rendimento non proprio entusiasmante delle altre giocatrici italiane. Anche se Elisabetta Cocciaretto ha assommato i suoi 380 punti Slam (secondo turno in Australia e USA, terzo in Francia) in soli tre tornei, visto che ha dovuto rinunciare a Wimbledon per una infezione virale. In fondo si tratta di una media punti da non disprezzare.
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