La notizia che nessuno avrebbe voluto leggere purtroppo è arrivata. A 89 anni, questa mattina, è venuta a mancare Lea Pericoli. La Signora del tennis italiano ha dominato il tennis del nostro paese per quasi vent’anni, grazie a un talento unico per il gioco della racchetta, del quale è stata un’autentica icona. Italiana e mondiale. ‘La Divina’, come usava chiamarla Gianni Clerici, ha infatti vinto ventisette campionati italiani tra singolare, doppio e misto; inoltre, fra il 1959 e il 1976 è stata numero 1 d’Italia per 14 anni. Chiaramente, record tutt’ora imbattuti.
Per ben sette volte si è spinta sino agli ottavi di finale a livello Slam nel singolare: quattro volte al Roland Garros (1955, 1960, 1964, 1971) tre a Wimbledon (1965, 1967, 1970). A Parigi, le soddisfazioni più grandi. Le semifinali raggiunte nel 1960 in coppia con Antonio Palafox e quella del 1964 affiancata da Silvana Lazzarino. Con quest’ultima riuscì anche a entrare tra le migliori otto coppie nello Slam londinese, nel 1960. Nel suo palmares figurano tredici titoli in singolare: 1958 Istanbul, 1959 Beirut, 1960 Bastad e Stresa, 1961 Lesa e Santa Fe, 1962 Reggio Calbria, Palermo, Casablanca, Lesa, 1963 Monte Carlo e Viareggio, 1969 Il Cairo. Tredici trofei anche in doppio e quattro nel misto.
All’attivo anche diciassette convocazioni in Federation Cup tra il 1963 e il 1975, vincendo otto dei suoi sedici match di singolare e sette dei quattordici doppi disputati.
Più dei trofei, di Lea Pericoli hanno per anni stupito la grazia dei gesti nel rettangolo da gioco, la grinta e gli elegantissimi abiti che sfoggiava catturando costantemente l’attenzione dei tifosi. “Non ho vinto tanto a tennis, ma ero tignosa” aveva detto a Gaia Piccardi a inizio 2023 in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. “Non si guadagnava una lira ai miei tempi con il tennis. Anzi, era pure vietato. Il tennis mi ha dato tutto, tranne il denaro”.
“Quando morirò sarò molto infelice, amo la vita in modo assurdo e tutto quello che mi è successo di negativo me lo sono fatta scivolare addosso” – le parole di Pericoli, che in passato ha sofferto di cancro, e lo ha paragonato a una partita di tennis: “Per batterlo preferisci avere tutto il pubblico che tifa per te”. Anche fuori dal campo, quindi, la Divina ha dimostrato nel corso degli anni un’enorme grinta e una voglia estrema di vivere. “Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mi sono riempita l’anima di positività” – nonostante la sua storia travagliata.
L’infanzia trascorsa tra Etiopia ed Eritrea tra guerre e bombardamenti, il padre imprigionato in un campo di concentramento (poi fu liberato) e la giovinezza trascorsa a studiare in un collegio di suore in Kenya. Poi il rientro in Italia e, finalmente, l’inizio della carriera. Terminata quella di giocatrice di tennis, Pericoli per decenni ha commentato partite del suo sport più amato, scrivendo anche su Il Giornale, presentando trasmissioni su Telemontecarlo e sulla RAI e infine dando un immenso aiuto, sia come direttrice del torneo che come intervistatrice, agli Internazionali d’Italia di tennis. Successo ebbe pure il suolibro intitolato ‘C’era una volta il tennis’ – sport per cui non ha mai smesso di provare un’immensa gratitudine e amore.
Sull’esordio agli Internazionali d’Italia, nel 1954, Lea raccontava che Wally Sandonnino, ex campionessa che lavorava per la Federazione, le fece fare “non so quante volte” quelli che oggi si chiamano squat. “Il giorno dopo ero massacrata, morta” sono state le sue parole in un’intervista alla FITP. “Era il giorno della mia prima partita agli Internazionali d’Italia. E dovevo affrontare Maureen Connolly. Fortissima, non sbagliava mai. Io non avrei comunque potuto far niente contro di lei, ma quel giorno, dopo la ‘cura Sandonnino’, avevo male dappertutto, ero paralizzata. Giocammo su uno dei campi secondari. C’era comunque un mucchio di gente, perché lei era brava e io ero bellina e avevo le mutande di pizzo… Io cominciai a farmele fare da subito, le mutandine col pizzo, mi piaceva indossare cose carine“.
Nicola Pietrangeli, ai microfoni di SuperTennis, la ricorda così: “È difficile parlare di Lea Pericoli, specialmente per me. La conosco da 65 anni, abbiamo passato momenti bellissimi, viaggiato insieme in tutte le parti del mondo”. L’ex numero 3 del mondo continua: “Era molto più una grande signora che una grande tennista. Spero che questo sia il più bel complimento che si può fare, perché lei era veramente signora in tutto: nel vestire, nel parlare, nel muoversi… E una buona giocatrice di tennis, forse non tutti sanno che ha battuto anche le numero 1 del mondo. Però non era tanto quello… C’era all’epoca un famoso sarto che vestiva le più belle e le più brave e diceva, ‘come Lea, non c’è nessuna”.
“Una giornata triste” ha detto commosso il presidente del CONI Giovanni Malagò a La Presse. “Lea è stata la prima, quella ha aperto il segno delle grandi campionesse non solo del tennis. Ci ha dato l’eleganza e quella signorilità che tutti le riconoscono. La Federazione le attribuiva questo grande riscontro di ambasciatrice – mi sento di dire in assoluto dello sport italiano. Un abbraccio forte e grazie”.
Per Tathiana Garbin, capitana della squadra di Billie Jean Cup, “Lea Pericoli era una donna di incredibile eleganza, sia nel suo stile che nel suo modo di fare. Mi piaceva moltissimo, anche perché sapeva essere ironica e autentica. La sua intelligenza e la sua classe la rendevano una donna unica e speciale. Ci mancherà moltissimo”.
“Sinner è unico, non mi ricorda nessuno del passato” aveva detto Lea a inizio anno dopo la vittoria di Jannik all’Australian Open. Ciò significa che questa disciplina è sempre stata presente nel corso della sua vita. E in questo 2024 avrà potuto goderne appieno, con un movimento italiano diventato oramai tra i primi del mondo. Confidiamo quindi, che dall’alto, Lea possa ancora gioire dei prossimi successi azzurri. E se non avvenissero come ci si aspetta, basta vedere il bicchiere mezzo pieno.