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Coco Gauff è pronta a difendere, e possibilmente a migliorare, la semifinale ottenuta un anno fa alle WTA Finals di Guadalajara. Cori è stata inserita nel gruppo arancione, dove ranking alla mano sarà la seconda forza dietro Iga Swiatek. Nella consueta conferenza pre-torneo si è parlato poco di tennis e tanto di temi extra campo: sui quali la giovane statunitense non si è tirata minimamente indietro, affrontandoli con grande consapevolezza. Dai diritti umani, ed in particolare delle donne saudite e della comunità LGBTQ, alle imminenti elezioni presidenziali statunitensi. C’è stata però anche l’occasione per parlare dei cambiamenti in panchina e delle modifiche che hanno provocato.
D. Ritengo, anche per come tu ti sia esposta in passato su certi argomenti, che di fronte io abbia a una persona che ha cuore questioni molto più ampie del tennis. Volevo perciò chiederti il tuo pensiero sulle questioni politiche relative all’arrivo in Arabia Saudita, del dibattito di uguaglianza di genere soprattutto in relazione alle comunità LGBTQ+.
Gauff: “Ovviamente sono molto consapevole della situazione che c’è qui in Arabia Saudita. Il mio punto di vista è che lo sport possa essere il mezzo per aprire le porte a tutti le persone. Penso che per volere un cambiamento, per raggiungerlo; devi vederlo, devi immaginartelo prima ancora che accada. Lo sport, secondo la mia visione, è il modo più semplice ed immediato per indurre questo cambiamento. So che hanno già portato diversi eventi maschili di vari sport, il golf e il tennis credo siano stati i primi in assoluto. Inoltre questo penso sia il primo vero evento di tennis femminile professionistico che si tiene qui in Arabia Saudita.
Speriamo che con l’arrivo della WTA e con l’impegno a sostenere ed affiancare per i prossimi tre anni il programma di sviluppo che l’Arabia Saudita si è impegnata a perseguire e mettere in pratica entro il 2030, ci sia la possibilità di introdurre sempre più donne saudite nel mondo del lavoro e dello sport soprattutto nel tennis. Penso infatti che il loro obiettivo sia quello di avere, entro sei anni, un milione di persone che giochino a tennis. Mi auguro, dunque, che le persone guardando noi e ciò che rappresentiamo, possano spingere il Paese verso un contesto sociale di maggiore eguaglianza. In questo momento, se non vieni qui non potrai mai pensare di cambiare le cose. Per avere un cambiamento, devi visualizzarlo“.
D. Mi chiedo se personalmente avessi delle riserve o delle preoccupazioni riguardo al fatto di venire a disputare le Finals qui in Arabia Saudita, considerata l’attuale situazione inerente ai diritti umani con particolare focus ai diritti delle donne e alle comunità LGBT+?
Gauff: “Mentirei se dicessi di non aver avuto riserve. Ovviamente sapete chi sono e le cose di cui parlo. Ero praticamente presente a tutte le riunioni in presenza e non con la WTA, circa la possibilità di venire qui per le WTA Finals. E fin dal primo incontro, ho sempre ribadito la stessa cosa: se veniamo qui, non possiamo semplicemente giocare il nostro torneo e andarcene. Ad esempio, dobbiamo avere un programma reale un vero piano di strategia da attuare. Abbiamo parlato con molte donne qui in Arabia Saudita. Una di loro era la principessa Reema. Diverse telefonate con lei, con l’obiettivo di capire quale fosse l’approccio migliore per entrare in un Paese sicuramente diverso da quello da dove provengo e dove le donne non sono ‘donne statunitensi’ con tutto ciò che ne deriva.
Personalmente è stato estremamente importante aver avuto l’opportunità di dialogare con loro e una delle domande che ho sollevato riguardava proprio la questione LGBTQ, i diritti delle donne e di come noi potevamo aiutare in tal senso. Sono altresì consapevole che non possiamo venire qui e cambiare tutto. Le conversazioni su quelle specifiche tematiche sono andate a sfumare senza nulla di concreto. Sono convinta, tuttavia, che conoscendo il passato di mia nonna e integrando ciò che lei ha vissuto con il contesto attuale in Arabia Saudita, ci sia bisogno di un profondo cambiamento. Alle persone qui forse in un primo momento non piacerà, ma a lungo termine sarebbe la migliore soluzione per tutti“.
D. Jessie [Jan-Cristophe Faurel] ha parlato di un leggero cambiamento nella tua impugnatura del servizio. Quanto è difficile apportare modifiche tecniche a metà stagione? Hai apportato qualche altro cambiamento o hai intenzione di farlo?
Gauff: “Sì e no, ho sicuramente fatto degli aggiustamenti rispetto al passato. Ma per rispondere alla tua domanda, naturalmente diventa molto complesso farlo durante la stagione. Soprattutto modifiche così strutturali come il cambio di una impugnatura sono difficilissime da assorbire, anche perché col tempo divengono automatizzate. Un modo di fare, un’abitudine che hai da tutta la vita, di anni e anni con una racchetta in mano maneggiata con determinate dinamiche, trasformarle e andare oltre richiede un grandissimo sforzo non solo tecnico ma anche mentale.
E’ chiaro che poi durante la carriera, in particolare quando sei all’inizio compi delle modifiche profonde in tal senso per cercare di migliorarti. Ma ottenere tali miglioramenti per mezzo di questi cambiamenti, non vuol dire che sia stato semplice assorbire il trauma del rinnovamento su aspetti che ormai facevano parte della tua routine. Ma se un particolare tecnico, che ti ha accompagnato per molto tempo, va corretto al fine di essere più performante in partita lo devi fare anche se ti costerà tantissimo in termini di applicazione mentale e ripetitività del gesto in allenamento. È difficile ma bisogna sempre pensare con una prospettiva a lungo termine, oltre al fatto che in alcuni momenti necessiti proprio di una ventata di freschezza e di novità. Sento infatti che le decisioni prese in questo senso nell’ultimo periodo siano giuste. Penso unicamente di aver bisogno di più tempo. Ho vissuto due settimane di grande allenamento, vedremo come risponderò in campo“.
D: “So che ieri sera hai indossato un abito disegnato da uno stilista saudita. Perché hai voluto farlo?
Gauff: “Sì, è vero. Ho pensato che sarebbe stato bello mettere in evidenza un designer del Paese che ci ospita. Il suo nome è Yousef Akbar. Ha vinto anche un premio molto prestigioso nel settore. Se non sbaglio l’ l’abito è apparso sulla copertina di Vogue Arabia. Ha vestito Beyoncé e tutte queste celebrità pazzesche. Innanzitutto, è stato un onore poter indossare questo abito. Avevano solo un paio di versioni di questo vestito e non erano della mia taglia. Sono stata però fortunata che mi stesse ben e lui è stato gentilmente disposto a farmelo indossare per questo servizio. Mi ha detto di fidarmi, che mi sarebbe calzato a pennello. Perciò, per me, è davvero importantissimo sottolinearlo. Sono molto contenta di come siano venute le foto. Il vestito mi stava benissimo, credo anche onestamente che gli stilisti arabi siano migliori di altri nella realizzazione di abiti e drappeggi“.
D: “Ci sono stati molti cambi ultimamente nel tuo angolo. Dal tuo punto di vista, pensando all’ultimo avvicendamento ma anche in generale come prendi queste decisioni? Quali sono gli aspetti chiavi che analizzi per cambiare o che cerchi nella nuova figura?
Gauff: “Sapevo di volere qualcuno che mi aiutasse a migliorare sui ciò che sentivo di dover fare meglio, volevo qualcuno chi portasse ad avere progressi concreti, specialmente al servizio. L’aggiunta di Matt [Daly] al team è stata davvero fantastica. Ovviamente Jessie ha già lavorato con lui in passato. E’ in grado di avere ottime intuizioni e di condurmi a sviluppare un gioco a tutto campo. Sono due aspetti due che si fondano bene tra loro. A livello personale stavo infatti cercando, qualcuno che mi guidasse verso un miglioramento a lungo termine e mi spronasse ad impegnami su questo preciso aspetto per essere una giocatrice ancora più completa in campo. Ho messo in conto in questo periodo di dover accettare delle sconfitte o alcuni momenti di down che in una situazione normale non accetterei, per un bene più un grande. Un miglioramento ad ampio spettro per diventare in futuro migliore di quanto sia adesso. Questo è ciò che ho ricercato“.
D. Qual è il tuo processo di assunzione? Fai in modo che i ‘candidati’ parlino specificamente su cosa lavorerebbero per migliorare il servizio?
Gauff: “Onestamente, ogni volta è diverso. La maggior parte delle volte, nella prima fase di selezione sono solamente mio padre o il mio agente ad ascoltare i candidati. Il successivo step invece prevede me in persona, per avere un colloquio con soltanto quei coach che possano avere reali chances di assunzione. La maggior parte degli allenatori in tour sono ovviamente ottimi allenatori, dipende tutto da come ti senti in forma e di cosa hai bisogno nel tuo gioco in quel preciso momento. Il tennis è quegli sport, dove per fortuna o purtroppo cambi spesso allenatore. Anche i migliori come Novak, ad un certo punto avvertono di aver bisogno di un cambiamento. Questo è ciò di cui sentivo di aver bisogno“.
D. Poiché vieni vista come una delle tenniste che più si interessa e che ha più consapevolezza delle questioni sociali, c’è un messaggio che vuoi dare ai tuoi fan o agli appassionati di tennis in generale che potrebbero sentirsi a disagio pensando a questo evento qui?
Gauff: “Prima di tutto per la comunità LGBTQ+, è sempre una comunità per cui lotterò. Ho familiari e amici che fanno parte di questa comunità. E penso che tutto il mio supporto nei loro confronti sia stato visto, sentito, percepito in questi anni. Comprendo le loro preoccupazioni. Credo però davvero che per innescare il cambiamento, si debba iniziare gradualmente e farlo da vicino e di persona. È così che mi è stato insegnato, essendo cresciuta da afroamericana negli Stati Uniti e avendo conosciuto la nostra storia. Ovviamente anche all’epoca delle leggi razziali contro le comunità afroamericane, c’erano molte persone contrarie, che si opponevano. Ed ora fortunatamente viviamo tutti insieme, allo stesso modo. Se all’epoca questa profonda cicatrice del mondo americano fosse stata sorvolata con superficialità, dove saremmo ora? Lo stesso messaggio vale per le donne saudite.
Ovviamente sono una donna ed ero molto preoccupata di venire qui, anche mio padre lo era. Ma era una di quelle cose che volevo vedere con i miei occhi, osservare se il cambiamento stesse realmente avvenendo. Se mi sentissi a disagio o mi sentissi come se non stesse progredendo nulla, allora molto probabilmente non ritornerei. Per quanto riguarda la mia presenza in questa settimana, sento davvero che è in corso qualcosa e mi auguro che possa andare avanti. Le persone con cui ho parlato, mi confermano che è così, che è in atto un cambiamento. Posso solo fidarmi di quello che mi viene detto. Ovviamente, non vivo qui quindi posso solo fidarmi di quello che mi dicono le persone che vivono qui“.
D. Questo è un torneo in cui partecipano solamente le prime otto giocatrici del mondo. Vediamo dunque molte sessioni di allenamento tra di voi. Iga e Aryna stanno lottando per il numero 1 ma si sono allenate insieme. È sempre stato facile oppure difficile per allenarti con le rivali più vicine in classifica? Come vedi questo lato dello sport?
Gauff: “Non è mai stato difficile per me. E’ qualcosa che fa parte del nostro sport, è incorporato al suo interno. Mi sono allenato con Jessica [Pegula] la scorsa settimana in Florida. Ovviamente la affronterò qui. Ci siamo abituate. L’unica cosa che eviti è di allenarti con tenniste che fanno parte del tuo stesso gruppo, quindi sostanzialmente hai soltanto 4 giocatrici tra cui scegliere. In generale però in altri tornei, di solito quando sei testa di serie provi ad allenarti con un’altra testa di serie perché tanto sai che non ci giocherai al primo turno. Perciò, non è poi diverso da quello che accade sembra negli altri tornei“.