Dopo la facile vittoria contro il padrone di casa Ugo Humbert Alexander Zverev ha ritardato leggermente il suo arrivo in sala stampa per la rituale conferenza post-match (e in questo caso di fine torneo), suscitando la sorpresa dei giornalisti per la causa di tale ritardo. Sascha era infatti sul campo di allenamento per colpire qualche altra palla vista la fin troppo breve durata della finale.
Nel corso della conferenza stampa, il tedesco si è soffermato su alcuni temi molto interessanti, come la maggiore facilità ad affrontare giocatori mancini rispetto ad altri tennisti e la possibilità di diventare numero uno del mondo.
D: Ti prego, non dirci che sei appena stato ad allenarti.
Zverev: Sì, ero ad allenarmi. Ho appena finito.
D: Hai obiettivi ambiziosi per il prossimo anno; hai già in mente dei traguardi?
Zverev: Per i risultati, no. Ho sicuramente degli obiettivi, credo siano abbastanza evidenti a tutti. Per ora punto principalmente a migliorare il mio gioco. I risultati arriveranno, non posso forzarli. Non sono venuto qui questa settimana volendo vincere a tutti i costi. Voglio migliorare, progredire, e questo è ciò che cerco di fare ogni giorno.
D: Hai percepito fin dall’inizio che sarebbe stata una giornata tranquilla? Ovviamente nessuna partita è facile, ma questa è sembrata più agevole rispetto alle ultime due contro Humbert.
Zverev: No, non mi aspettavo che finisse 6-2, 6-2. Però, fin dai primi scambi, anche quando perdevo i punti, sentivo di avere un buon controllo della palla sulla racchetta. Quando ho questa sensazione, mi sento a mio agio in campo, più sicuro, forse anche più aggressivo nel cercare soluzioni diverse dal solito. Contro di lui era importante proprio questo aspetto. È uno dei migliori quando ha in mano lo scambio e può accelerare. Credo che faccia ancora fatica quando deve difendersi. Quando lo costringevo a difendersi, si creava una situazione in cui io mi sento a mio agio io e lui scomodo. Mi sono sentito benissimo da fondo campo, ed è stato questo il fattore chiave oggi.
D: A volte è difficile giocare contro un mancino. Non so se a te piaccia o meno, ma questa è stata la tua 26esima vittoria consecutiva contro un mancino. Sapevi di avere questa striscia? Sai che l’ultima sconfitta contro un mancino risale a quasi due anni fa, proprio all’inizio del tuo ritorno nel circuito?
Zverev: Credo sia stata in Coppa Davis contro la Svizzera, giusto? (contro Huesler, ndr) Ero ancora in fase di recupero, avrei potuto perdere contro chiunque. Sì, lo sapevo. Forse ho più facilità ad affrontare mancini rispetto ad altri perché sono cresciuto giocando con mio fratello che è mancino, è con lui che mi allenavo da piccolo. Mi sono abituato di più ai top spin, ai servizi slice e a tutto il resto, ma i mancini possono comunque essere insidiosi, così come qualsiasi altro giocatore.
D: Hai vinto le Finals due volte, è un torneo che ti piace. Cosa sarà più importante a Torino: la condizione fisica o quella mentale? La stagione è stata lunga e impegnativa, è importante trovare il giusto equilibrio tra corpo e mente?
Zverev: A Torino tutti sono estremamente motivati. È un torneo speciale, con un’atmosfera unica, ed è emozionante trovarsi lì tra i migliori otto al mondo al mondo. Ti senti speciale già solo a esserci, penso che tutti siano motivati e desiderosi di vincere. Nei tornei di fine stagione “normali”, magari alcuni giocatori sono un po’ più stanchi o meno motivati, ma a Torino, una volta che ci sei, dai tutto quello che hai. Alla fine, affronti solo i migliori otto giocatori al mondo, quindi non ci sono partite facili, e devi giocare il tuo miglior tennis sin dalla prima partita.
D: Hai giocato molte partite quest’anno; questa è stata la tua 66ª vittoria. Sarai più selettivo con i tornei l’anno prossimo? Hai detto di voler vincere il tuo primo Slam. Per riuscirci, forse dovrai giocare meno partite e concentrarti davvero sui tornei principali?
Zverev: Non lo so. Ogni giocatore è diverso e ha il suo modo di affrontare il calendario. Io ho giocato tutti i Masters 1000, e anche l’anno prossimo li giocherò tutti. Sono i tornei più importanti del circuito. Spero di giocare anche tutti gli Slam. Poi non ho disputato molti altri tornei. Dal momento che quest’anno c’erano le Olimpiadi, si sono aggiunti due tornei in più, Amburgo e Olimpiadi appunto. Ma a parte quello, non ho giocato così tanto. Dopo l’Australian Open ho fatto un mese di pausa, poi ho giocato solo due tornei in Messico prima dei 1000. Sulla terra ho giocato solo a Monaco oltre ai tornei principali. Non gioco ogni settimana per rincorrere punti. Sull’erba ho giocato un solo torneo prima di Wimbledon. Dopo gli US Open, ho giocato solo Shanghai, Vienna e qui. Ho vinto molte partite, che è positivo. Tutti vogliono vincere molto, ma non direi di aver giocato tanti tornei quest’anno.
D: Cosa è più importante per te: vincere uno Slam o raggiungere il numero 1 per la prima volta?
Zverev: È una domanda interessante. Credo che, al giorno d’oggi, nel tennis le due cose vadano di pari passo. È molto difficile diventare numero 1 senza vincere uno Slam. Io ne avrei avuto la possibilità nel 2022, se non mi fossi infortunato, ma è raro, perché allora le circostanze erano particolari. Novak non giocava molto perché non era vaccinato. Rafa aveva iniziato l’anno molto forte, poi si era infortunato, e anche Medvedev aveva avuto problemi e un intervento alla schiena. Era un anno insolito. Ora, con tutti i giocatori che giocano al massimo delle loro possibilità, devi vincere gli Slam per diventare numero 1 al mondo. Ora sono numero 2, ma sono a circa 3000 punti da Jannik, forse anche di più. Senza gli Slam e senza i punti degli Slam, non è più possibile arrivare al numero 1.
Niccolò Moretti