Intervistato da OA Sport, l’ex numero 7 mondo Corrado Barazzutti ha trattato diversi temi cari a molti appassionati italiani, parlando di Lorenzo Musetti, Jannik Sinner, il suo paragone tra quest’ultimo e Alcaraz e la Coppa Davis – manifestazione che Barazzutti stesso ha vinto nel 1976.
Dal 2024 Corrado affianca Simone Tartarini come coach di Lorenzo Musetti, per il quale sono state spese critiche costruttive in vista del 2025, migliorando ciò che gli manca, e cioè “la continuità, è su quell’aspetto che deve concentrarsi per raggiungere i traguardi che si aspetta“. Nel 2024 il carrarino ha vinto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi, raggiunto le semifinali a Wimbledon e disputato ben 3 finali nel tour maggiore, rimediando a un inizio d’anno notevolmente sottotono. Barazzutti riconosce a Lorenzo sicuramente una buona crescita mentale ma anche tecnica: è migliorato il contatto con la palla di dritto e rovescio e sono state aggiunte soluzioni di potenza a un gioco che spesso si affida a un tocco naturale ed elegante. Per Corrado, Lorenzo potrà avere le chances di entrare nei primi 10 giocatori del mondo, ma tutto “dipenderà dalla sua crescita”.
Sul fronte Sinner le parole spese sono inequivocabilmente positive, con anche una nota di critica per chi afferma che il gioco dell’altoatesino sia meno affascinante di quello di Carlos Alcaraz: per Barazzutti “da un lato c’è la manifestazione della genialità e della creatività e dall’altra una solidità e una continuità di rendimento incredibili” ma la bellezza di Sinner sta, più che nella spettacolarità del singolo colpo, nel far “sembrare facili delle soluzioni di una difficoltà assoluta. Sinner ha sviluppato uno standard molto alto che anche lo spagnolo fa fatica a tenere. Lo spagnolo eccelle piuttosto nei picchi, di cui un chiaro esempio è stato lo straordinario tie-break vinto dallo spagnolo in finale contro Sinner a Pechino. Il limite di Alcaraz, per Corrado, è proprio che a questi picchi corrispondano dei momenti no, che non dovrebbero esserci.
In ottica Finals loro due sono comunque gli uomini da battere, insieme ad Alexander Zverev, fresco vincitore di Parigi. Per Barazzutti, però, non ci sono dubbi sul fatto che sia Jannik il favorito: “ormai a ogni evento a cui partecipa si presenta come l’uomo da battere. Certo, poi le partite vanno giocate e, oltre ad Alcaraz, c’è Zverev da tenere in considerazione, visto anche il successo a Bercy. Tuttavia, io penso che Sinner sia superiore a tutti“.
Per Malaga invece, l’ex numero 7 del mondo, che conosce molto bene la Coppa Davis, avendo disputato quattro finali, tra 1976 e 1980 (di cui la prima nel 1976 vinta), e avendo capitanato la nazionale tra 2001 e 2020, dichiara senza problemi che la formazione italiana del 2024 “è assolutamente strutturata per vincere”. L’Italia ha il vanto di poter schierare, oltre al numero 1 del mondo in singolo, anche la coppia numero 4 al mondo di doppio, con la possibilità di far giocare a Sinner anche i doppi, soluzione già collaudata nel 2023.
Francesco Maconi