(da Riyadh, il nostro inviato)
Gruppo viola
[7] Q. Zheng b. [4] J. Paolini 6-1 6-1
Non ce l’ha fatta Jasmine Paolini a sfatare la maledizione Qinwen Zheng, la giocatrice contro la quale non era mai riuscita a vincere in tre precedenti confronti diretti e che l’aveva sconfitta in tre combattuti set nei quarti di finale del Wuhan Open poche settimane fa.
Il match è stato totalmente a senso unico, come dice il punteggio, grazie a una prestazione maiuscola della cinese, solidissima al servizio (12 ace) e mai veramente in difficoltà nelle varie situaizoni di gioco. Nonostante la buona partenza, Paolini è andata subito in difficoltà dopo due giochi e la partita è andata precipitando da quel punto in poi.
Una sconfitta che lascia un po’ l’amaro in bocca per le proporzioni molto severe del punteggio, che non rispecchia la distanza tra le due. Qinwen Zheng avanza quindi alle semifinali come seconda del girone viola, e incontrerà la vincitrice del girone arancio che sarà decisa, in un modo o nell’altro, da Coco Gauff.
LA PARTITA – Jasmine Paolini entra in campo piuttosto spavalda e inizia a comandare il gioco con buona autorità. Nessuna delle due tenniste sembra troppo propensa a scambiare, almeno nei primi game, preferendo angolare i colpi alla prima occasione propizia.
Sull’1-1 Paolini si fa prendere dalla foga, commette tre errori gratuiti piuttosto frettolosi e dal 30-0 subisce il break. Zheng aumenta la pressione e il peso dei colpi e la tennista italiana è costretta sulla difensiva. Con un diritto vincente e due servizi imprendibili sopra i 180 chilometri orari la cinese consolida il 3-1 e poi si distende lasciando andare ancora di più i colpi e incrementa il vantaggio con il secondo break.
Zheng è pienamente in controllo, gioca alla sua velocità di crociera ideale e con i suoi angoli costringe Paolini a recuperi in allungo molto difficili per chi non ha grande apertura alare come lei. Tutto pare andare a gonfie vele per la tennista asiatica, per la gioia dei suoi tifosi sugli spalti che sono venuti equipaggiati di bandiere e di cartello che recitano “Queen Wen”, un gioco di parole sul suo nome.
In 32 minuti Zheng mette a segno il sesto gioco consecutivo per il 6-1 che convince Paolini a prendere un time-out e uscire dal campo per raggruppare le idee.
Più passano le ore più il pubblico sugli spalti diventa numeroso: come negli altri giorni si tratta di ragazzi giovani, probabilmente studenti dell’università che ospita l’impianto in pausa o dopo la fine delle lezioni. Le maschere provano senza troppa convinzione a far rispettare la divisione in settori dello stadio, se non proprio la numerazione dei posti, e vengono a rimuovere uno spettatore vicino a noi che si era tolto i sandali mettendo i piedi nel sedile di fianco al nostro.
Nel primo game del secondo set Zheng commette qualche errore, Paolini si arrampica a palla break, ma un’altra mazzata di servizio la cancella.
La toscana non sembra in grado di mettere l’avversaria in una situazione di disagio: Zheng gioca ogni colpo in posizioni di equilibrio e senza grande pressione, riuscendo così a produrre il suo tennis migliore.
Paolini deve provare a fare qualcosa di diverso, e finisce per non fare bene nemmeno quello che fa bene di solito. Quattro errori ed è ancora break per il 3-1; una palla corta in rete dopo uno scambio comandato dall’inizio alla fine sigla il 5-1. Ci sarebbe una chance di mantenere il match in vita con una palla break, ma altre tre prime di servizio chiudono il match in un’ora e sette minuti, mettendo fine alla prima avventura di Jasmine Paolini alle WTA Finals di singolare.