Il secondo giorno delle Nitto ATP Finals si è aperto in una maniera a dir poco rocambolesca, con la clamorosa vittoria di Casper Ruud ai danni di Carlos Alcaraz. Una prestazione decisamente sottotono dello spagnolo, apparso ben lontano dal suo massimo (basti pensare che Ruud non vinceva su cemento indoor contro un top 10 dalle ATP Finals 2022). Dalle dicerie tra colleghi spagnoli è emerso chiaramente come da dopo lo US Open ci sia stata una sorta di crisi per Carlitos, mentalmente debole come dimostrano tanti scivoloni inaspettati nell’ultimo periodo.
Va però sottolineato, come ha ricordato anche il diretto interessato in conferenza stampa, che oggi fisicamente non fosse al suo massimo: “Un paio di giorni prima di arrivare qui mi sono ammalato a casa. I giorni che mi sono allenato qui mi sentivo ok, non benissimo, ma il giusto per giocare e stare negli scambi in allenamento. Ma ovviamente in partita è totalmente diverso. Oggi non mi sono sentito bene, al mattino. Mi faceva male lo stomaco e negli scambi lunghi non mi sentivo bene. Non voglio trovare scuse ma mi sentivo male“.
Dichiarazioni che sembrano andare quasi di pari passo con quanto osservato ieri da Medvedev, relativamente alla difficoltà sia fisica che mentale che può presentarsi a fine stagione. Alcaraz, che già in Laver Cup aveva citato la difficoltà che a volte può esserci nel non avere sempre le giuste motivazioni, non ha dubbi sull’argomento. Per quanto abbia più volte sottolineato che il suo intento non è cercare alibi.
“Oserei dire che ogni giocatore è stanco mentalmente. Se qualcuno dice di essere fresco, sta mentendo“, sorride il n.3 al mondo, “alcuni giocatori la affrontano meglio di altrIo sono stanco. Sono stanco mentalmente. Ci sono un sacco di partite, un calendario molto fitto, un anno davvero impegnativo con pochi giorni di riposo, pochi periodi in cui ci si può riposare, ci si può allenare a casa. È come se, finita una settimana o uno swing, avessi solo due o tre giorni di riposo e poi dovessi andare ad altri tornei in altre parti del mondo. Dall’inizio dell’anno si accumulano ore e giorni, si arriva a questa parte stanchi. Come ho detto molte volte, penso che quest’anno sia molto più bravo dell’anno scorso, ma devo trovare il modo per offrire un buon tennis anche essendo stanco mentalmente“.
Al netto di ciò il bello delle ATP Finals è proprio avere sempre una seconda possibilità. Lo stop odierno non premette il passaggio del turno ad Alcaraz, consapevole di dover giocare meglio su questa superficie (“Sono sicuro che diventerò un buon giocatore sul cemento indoor, ma ho bisogno di tempo ed esperienze“), inglobando anche dei cambiamenti nel suo gioco. Che, seppur ottimo, presenta ancora delle lacune. Specie dal lato del rovescio, sul quale dovrebbe aggiungere qualcosa.
“Sono un giocatore che fa dei cambiamenti senza lavorare. Non ho parlato con Juan Carlos né con nessun altro. Ho semplicemente iniziato a sentirmi a mio agio nel preparare diversamente il rovescio senza pensare di farlo un po’ diverso e ho iniziato a sentirmi bene. È successo, a Pechino, o in Coppa Davis, che ho iniziato a fare le cose in modo un po’ diverso. Poi a volte va bene, a volte va male. Ma faccio dei cambiamenti senza allenarmi affatto. Non so se mi allenerò, se cambierò, se farò qualcosa di diverso durante la pre-season. Ma è piuttosto difficile quando non hai tempo di fare qualcosa di diverso tra un torneo e l’altro, perché non hai tempo“.