Gli anni Settanta, il tennis di una volta. Psichedelia e racchette di legno. Giocatori come rockstar. Uno, in particolar modo: Ilie Nastase. Il primo leader di sempre della classifica Atp. Colui che ha vinto per ben quattro volte le Finals e che rappresenta – indubitabilmente – un’icona per il proprio Paese (la Romania) e per lo sport più bello del mondo. L’ex vincitore dello US Open (edizione 1972) e del Roland Garros (1973) ha rilasciato alcune dichiarazioni piuttosto interessanti a Gaia Piccardi per il Corriere Della Sera.
Numerosi i temi trattati da Nastase. Da Jannik Sinner al Master di un tempo. Oltre ad alcuni gustosissimi aneddoti riguardanti Adriano Panatta, naturalmente. “Con Panatta usciamo a cena a Montecarlo, il ristorante è in montagna, siamo un corteo di tre macchine.“. Ha sottolineato Nastase. “Adriano, all’improvviso, ferma la sua: tutti fuori, un gatto nero gli ha attraversato la strada! Facciamo 25 km di curve in più per non passare da lì. A Parigi, poco dopo, mi vendico. Do 500 franchi a Mabruk, l’addetto allo spogliatoio, perché mi trovi un gatto nerissimo. Lo infilo nella sacca, lo porto in campo nel doppio contro Panatta e Bertolucci. Lo libero dopo il riscaldamento. Adriano scappa, s’incavola, non ha più voglia. Vinco 6-0 6-1. Se ci ripenso, rido ancora…”.
Poi, l’attenzione del settantottenne di Bucarest si è spostata su Sinner: “È agile, intuitivo, sa vedere il gioco in anticipo. Mi ricorda Martina Hingis: capiva tutto prima. Certo quando vinsi Parigi nel 1973 a me diedero 15 mila dollari e Jannik in Arabia ha intascato 6 milioni. Mi consolo pensando che era un’esibizione: non conta!“.
Per Nastase il ricordo più caro, invece, è legato a una sconfitta: “La finale in cinque set con Smith a Wimbledon. Non c’erano le sedie, al cambio di campo stavamo in piedi: se ci fossero state, sarebbe durata sette ore. Quell’anno sull’erba ero forte, poi andammo negli Usa e conquistai New York battendo Ashe. Una volta infilai un topo nella sua sacca delle racchette ma Arthur era troppo buono per tenermi il muso. Al Master in quegli anni vincevo sempre io perché arrivavo a fine stagione più fresco…”. Infine, l’ex tennista rumeno si è lasciato andare ad una riflessione sulla sua quotidianità da ex sportivo e ha dedicato un pensiero alla sua amica Lea Pericoli…”Ah Lea, che grandissima donna. Per quanto riguarda la mia vita, invece, ho un’Accademia di tennis ma non vado più in campo: in pantaloncini, a 78 anni, mi sentirei ridicolo. Ogni tanto gioco a calcetto, ma da fermo: faccio correre i giovani. Sto con mia moglie e i miei figli: la più grande quest’anno compie cinquant’anni…“