Jannik Sinner non ha mai avuto fretta. Né in campo, dove ogni punto è una storia che si costruisce con metodo e pazienza, né fuori, dove il suo successo è arrivato passo dopo passo, senza salti nel vuoto o eccessi di entusiasmo. “Ci vorranno almeno 150 partite nel circuito maggiore per diventare un giocatore vero”, diceva Riccardo Piatti, suo primo coach e mentore. Oggi, però, che di partite ne ha giocate 343, la direzione sembra chiara a tutti: mira verso l’impervia ma gloriosa strada che, passando per i sentieri della storia dello sport, porta fino alla cima del mondo. E sembra che intorno a lui, intorno ad una figura che fa della seraficità, una delle sue armi migliori, di fretta ce n’è parecchia. È la frenesia del mainstream, quella che prende un talento e lo trasforma in un’icona, un volto che buca lo schermo e le pagine patinate.
Il tennis nelle case degli italiani, la storia continua
Non è la prima volta che succede, ma quando accade, ogni volta ha un sapore diverso. Prima fu Adriano Panatta, ragazzo romano figlio dei suoi tempi e di una città che sapeva ancora di Dolce Vita e che quella sensazione, il tennista azzurro, l’ha trasferita nei suoi colpi, nelle sue partite e nelle sue vittorie, facendo innamorare le figlie e anche le madri, ma giocando un tennis moderno e portando quello che era uno sport da circolo, nelle case degli italiani. Più recentemente è stato Matteo Berrettini, anche lui from Città eterna, a riportare nel parlato comune uno sport che, dopo gli anni 70 era un po’ tornato ad essere relegato (salvo qualche exploit nazionalpopolare) nei discorsi degli appassionati: Matteo lo ha reso nuovamente celebre con le sue vittorie e una finale di Wimbledon, che ad oggi resta l’unica disputata da un italiano nella storia di questo sport. E poi c’è Jannik, che con il suo essere un po’ austero e un po’ fuori dal tempo è riuscito a fare qualcosa di diverso: ha trasformato la normalità in straordinarietà. Come? Vincere è il primo passo per diventare una star globale, ma non basta. Per raggiungere lo status di icona, serve qualcosa di più. Jannik Sinner ha trovato quel “qualcosa” nel suo carattere e nel suo stile, che lo rendono unico in un panorama sportivo spesso dominato da personaggi esuberanti. Sinner, invece, è diverso. È il ragazzo della porta accanto che però gioca come un computer programmato per vincere. Questa combinazione di normalità e straordinarietà piace, e tanto. È il motivo per cui brand come Gucci, Rolex, Nike, Intesa Sanpaolo, hanno deciso di puntare su di lui.
Dal campo al mondo
Per capire come si diventa Jannik Sinner icona pop, bisogna partire da dove tutto è cominciato: un campo da tennis. E per comprendere il suo successo, non basta guardare ai trofei. Certo, le vittorie di quest’anno, su tutte Australian Open e Us Open, i suoi primi Slam sono una pietra miliare, una tappa inevitabile nel percorso di chi aspira all’Olimpo sportivo. Ma Jannik non è solo i suoi successi.
Il suo tennis è essenziale, pulito, quasi spartano. Non ci sono fronzoli, né gesti teatrali. C’è una concentrazione che rasenta l’ascetismo, un equilibrio che lo rende capace di ribaltare situazioni impossibili senza battere ciglio. È questa qualità, più dei trofei, a renderlo speciale. È il suo modo di giocare e di essere che lo ha portato fuori dal circuito ATP per diventare un volto globale.
Il 2024 non è stato solo l’anno della consacrazione sportiva, ma anche quello dell’affermazione fuori dal campo. Jannik Sinner oggi è una figura che si muove con la stessa naturalezza tra una finale di Wimbledon e una sfilata di Gucci, tra uno scambio sul Centrale e l’immagine di Jannik che guarda il suo Rolex con lo stesso sguardo concentrato che ha in campo. È diventato un’icona.
Un’icona moderna senza volerlo essere
Non è difficile capire perché il mondo della moda e delle sponsorizzazioni si sia innamorato di Sinner. È giovane, sì, ma non troppo giovane da sembrare inesperto. Ha un volto che si presta agli scatti: non troppo bello da risultare inarrivabile, non troppo anonimo da essere dimenticato. E poi c’è quel suo portamento, quella capacità di sembrare sempre a proprio agio, anche in situazioni che metterebbero in difficoltà chiunque.
Ogni partnership è studiata con cura, ogni apparizione calibrata al millimetro. Ma, a differenza di altri atleti, Jannik non sembra mai forzato, mai fuori posto.
Prendiamo Rolex, per esempio. Il legame tra il marchio di lusso e Sinner non è solo una questione di orologi e del polso di un campione. È una questione di stile, e lo stile, come il talento, non si inventa. Jannik non ha bisogno di orologi appariscenti o accessori vistosi per essere notato. Basta la sua presenza, quella tranquillità che lo accompagna sempre, in campo e fuori.
Il gossip e il silenzio
Ma essere un’icona mainstream ha un prezzo. E nel 2024, anche Sinner ha scoperto cosa significa vivere sotto i riflettori del mondo, non solo per quello che fa, ma per quello che è, o che si pensa che sia.
La sua vita privata è diventata argomento di discussione pubblica. Ecco infatti le sue foto con Anna Kalinskaya in vacanza in Sardegna, fare il giro del mondo, dopo che qualche giorno prima si era fatto notare a bordo campo a Wimbledon durante una partita della ragazza russa. E come dimenticare quel timido bacino dopo la vittoria di New York? Poi il silenzio: lei che non si vede più accanto a lui sparisce, assente non giustificata né alle Finals, né a malaga per la Coppa Davis, gli indizi social, per intenderci quelli che segnano il termometro di una relazione ai tempi di oggi. E poi di nuovo quel silenzio di cui sopra che lo accompagna, come sempre.
E questo silenzio, paradossalmente, non fa che alimentare l’interesse. È il fascino del mistero, quello che manca a tanti altri personaggi pubblici che condividono ogni dettaglio della loro vita. Jannik, invece, lascia che siano gli altri a parlare, mantenendo la sua attenzione su ciò che conta davvero: il tennis, la famiglia, gli amici.
Un modello per una nuova generazione
Ciò che rende Sinner speciale, però, non è solo il suo talento o il suo stile. È il messaggio che trasmette. In un’epoca in cui tutto è veloce e superficiale, Jannik rappresenta un’alternativa: quella della calma, della dedizione, del lavoro che si costruisce giorno dopo giorno.
È un modello per i giovani, non solo per chi vuole diventare tennista, ma per chiunque cerchi ispirazione. La sua storia, quella di un ragazzo cresciuto tra le montagne, che ha scelto il tennis al posto dello sci, che ha lasciato casa per inseguire un sogno, è una di quelle favole romantiche che sembrano esistere solo nei film, ma che ovviamente hai i mezzi per farlo e ci credi davvero.
Il futuro di Jannik Sinner
E ora, cosa succede? Jannik Sinner ha già raggiunto tanto, ma la sensazione è che il meglio debba ancora arrivare. Non si tratta solo di vincere altri Slam o di diventare numero uno al mondo. Si tratta di vedere fino a dove può arrivare un ragazzo che non si accontenta mai, che non si ferma mai, ma che al tempo stesso non perde mai di vista chi è e da dove viene.
E questo, in un mondo che spesso premia l’apparenza, fa la differenza nei confronti di tutti perché Jannik ha dimostrato che c’è spazio anche per la sostanza. E questo, più di qualsiasi trofeo o contratto milionario, è ciò che rende questo ragazzo di San Candido, Val Pusteria, il ragazzo d’oro che sta portando lo sport italiano tutto nel futuro. Inevitabile che ci si ritrovi a parlare di lui, a gioire con lui, appassionati e non, magari sopportando qualche strafalcione tennistico di neofiniti di questo sport; è il prezzo da pagare per la popolarità, diceva qualcuno. Noi semplicemente pensiamo sia il fattore mainstream, quello con cui bisogna avere a che fare, se si è belli, ricchi, famosi e vincenti. Come Jannik.