Il caso Sinner (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Senza arrivare agli eccessi da hater di Nick Kyrgios. ormai un influencer prestato al tennis, il chiacchiericcio di questi mesi attorno all’ormai celebre “caso Clostebol” e a Jannik Sinner ha dimostrato una cosa soltanto: regna la disinformazione […] non solo fuori dal circuito ma anche all’interno dello stesso gruppo di tennisti d’élite che avrebbe dovuto semplicemente documentarsi sulle regole. E, invece, si è scaduti nell’accusa gratuita e nelle fake news. Visto il polverone attorno all’azzurro, ma anche attorno a Iga Swiatek, l’Itia (Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis) ha deciso di realizzare proprio durante gli Australian Open due “sessioni informative” per spiegare i due casi, comunque diversi, e le procedure, pienamente rispettate. Se da un lato è frustrante sapere che ai corsi si sia presentato un solo tennista – Christopher Eubanks […] -, dall’altro è emblematico leggere lo stesso parere del 28enne americano una volta approfondito il caso da vicino: «Ho Letto tutte le 33 pagine della sentenza. Quante falsità hanno detto i miei colleghi…», ha ammesso, sconsolato […]. Eubanks, 28 anni e 201 centimetri, […] durante i corsi si trovava ancora in Australia nella speranza di essere ripescato come lucky loser. […] È arrivato agli incontri dell’Itia con la sentenza scaricata in Pdf e una lista di domande già preparate: «Volevo solo assicurarmi di avere una buona comprensione dei fatti e non permettere di dettare la mia percezione a ciò che leggevo sui social – ha chiarito Eubanks -. È stato scoraggiante vedere cose dette pubblicamente che non erano basate sui fatti, ma falsità. Quanto accaduto a Swiatek e Sinner è parte della procedura. Niente è stato discrezionale». […] Un passaggio, forse il più importante, riguarda l’ipotetica diversità di trattamento tra Sinner e altri colleghi coinvolti in casi analoghi: «Guardate quanto è accaduto a Marco Bortolotti. Il suo rapporto Itia è proprio lì, facilmente accessibile, potete cercarlo. Anche a lui è stato permesso di continuare a giocare e poi alla fine si è stabilita la stessa cosa: “Nessuna colpa o negligenza”». Tra l’altro, nonostante il ricorso al Tas. la stessa Wada ha accettato la buona fede di Jannik: il 16 e il 17 aprile il n.1 al mondo dovrà. quindi, dimostrare ancora una volta di aver vigilato sul suo staff al massimo delle possibilità per evitare la contaminazione indiretta al Clostebol. […] Perfino Novak Djokovic ha rimpallato spesso le illazioni di Kyrgios, alimentando così il sospetto che ci siano stati «due pesi e due misure». Con le sue dichiarazioni, anche se indirettamente, Eubanks si è rivolto anche alle frecciate di Nole: «Quello a Bortolotti è stato esattamente lo stesso processo, ovviamente con molti meno dettagli di quello a Sinner – ha continuato l’americano -. Quando citavo il nome di Bortolotti, la maggior parte dei giocatori semplicemente non sapeva chi fosse. Io stesso non avevo mai sentito parlare di lui…». Insomma, man mano che è entrato nell’argomento, Eubanks ha spesso corretto i colleghi più superficiali. soprattutto quando continuavano a dire che Jannik doveva aver fatto «qualcosa di sbagliato» per aver subito l’annullamento dei punti e del premio di Indían Wells, il torneo durante il quale è stato testato come positivo per una dose da meno di un miliardesimo di grammo. «Era una delle cose più frustranti perché dicevo: “Ragazzi, è scritto nel rapporto. Potete tornare a controllare il regolamento e vedere. È chiaramente scritto nero su bianco”».
Nole. Nel bene e nel male (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Un amico mi fa notare come il Djoker di oggi non sia cambiato in nulla rispetto a quello di una volta, al punto da non apparire nemmeno invecchiato. «Sembra il Nole del 2019», insiste […]. Se il riferimento è al fisico, all’aspetto, e non al tennis, per quanto il Djoker a un passo dai 38 anni appaia ancora in grado di fare strage di molti tra i più giovani che non saranno mai campioni come lo è stato lui, un qualsiasi test fotografico non può che confermare. Le immagini del Nole degli ultimi sei anni sarebbe impossibile catalogarle senza conoscere i colori che la moda stagionale spalmò sulle t-shirt del tennis. In quelle lui appare identico a se stesso. Ma lui […] è Djo. E sta battendo facile il ceco Leh. […] sono costretto a pensare che il segreto del tempo che si rifiuta di scorrere su Djokovic, venga da quell’attitudine mentale così facile da comprendere eppure tanto difficile da fare propria, che è “l’essere sempre se stesso”. Novak Djokovic è il campione di questo stile di vita e di pensiero. La vita è creare se stessi, sosteneva George Bernard Shaw, e Nole vi è riuscito, cucendosi addosso un abito — questo sì All Time — che occorre anche una bella dose di coraggio a vestire tutti i giorni. Essere sempre se stessi non è un atteggiamento in deroga, ma obbliga a fare sempre ciò che uno pensa, o ritiene utile per se stesso, magari per la comunità. Ha un unico limite: quello di poter scoprire, un bel giorno, di essere sempre stato se stesso ma che una parte di sé fosse sbagliata. […] Se tanto mi dà tanto, tra una decina d’anni, allo scoccare dei suoi 48, il Djoker sarà ancora fra noi, a dare lezione al povero Jiri Lehecka., numero 29 dell’attuale classifica, nel frattempo diventato trentatreenne, e a rimproverare poi il canale televisivo Channel Nine, l’emittente ufficiale dello Slam, rifiutandosi di concedere l’intervista sul campo a fine partita. Motivo? Commenti offensivi su di lui, e sulla comunità serba che lo segue con affetto… […] «Il giornalista (Tony Jones) mi ha mancato di rispetto e non si è nemmeno scusato. Mi assumo le mie responsabilità, se mi vogliono multare facciano pure». In effetti, Jones si era in qualche modo scusato, o meglio, aveva precisato che si trattava di un gioco “botta e risposta” che va avanti da qualche tempo e che il pubblico di parte serba sembrava gradire. «Mai pensato di offendere», la conclusione. Ma la frase, anche se falsamente provocatoria «Novak è un fallito» non è piaciuta. Ma il Djokovic è convinto del contrario […]. Il problema del Djoker è sempre lo stesso: essere convinto, oltre ogni lecito dubbio. […] Impagabile però sul campo, almeno fin qui. E in evidente crescita di forma, da quanto si è visto con il meglio dell’attuale tennis ceco. Prima Machac, ieri Lehecka. Strabattuti. È con queste credenziali che il Djoker si avvia al match con Alcaraz, nei quarti, che tra gli aspiranti alla vittoria è sembrato, fin qui, il più in palla. Anche più di Sinner; l’ha confermato nel breve interludio contro Jack Draper, ritiratosi all’inizio del terzo set per raggiunti limiti di asfissia tennistica. Carino, Alcaraz gli ha dedicato una frase d’incoraggiamento, scritta sulla telecamera degli autografi, ed è tornato a dedicarsi a Djokovic… «Curioso incontrarlo ai quarti, tanto più in questo Slam che ha fatto suo per dieci volte. E in forma, sembra ringiovanito, ma non mi fa paura, so come giocarci contro, il che non vuol dire essere sicuro di vincere. Certo non mi fermerò a pensare a tutto ciò che ha vinto, altrimenti dovrei evitare di scendere in campo. Giocherò come ho sempre giocato contro di lui, con rispetto ma senza angoscia». Sono già all’ottavo rendez vous, i due. Quattro ne ha vinti Nole. Si sono trovati tre volte in semifinale, e quattro in finale. Nei quarti è la prima occasione. «Ho un grande obiettivo di fronte a me», dice ancora Alcaraz, «quello di conquistare il Career Grand Slam […]». […] Ma la strada è ancora lunga: Djokovic, Zverev poi forse Sinner. […]
Servizio e racchetta nuovi. Alcaraz si tira a lucido contro la certezza Nole (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)
[…] Nel torneo dei volti nuovi (Fonseca, Tien, Michelsen) Novak Djokovic è un’antica certezza, la conservazione dello status quo davanti al creatore, Carlos Alcaraz, il ragazzo di Murcia capace di giocare tutti i colpi esistenti in natura […]. Ottavo incrocio, il primo a Melbourne dove lo spagnolo (3-4 il bilancio) vince e arringa la folla («Prometto di tatuarmi un canguro se conquistassi l’Australian Open») e il serbo vince e, invece, se ne va: non ha gradito le battute di spirito di un conduttore di Channel 9 che prendeva in giro i suoi tifosi. Niente scuse pubbliche, niente discorsetto in campo dopo aver annientato il ceco Lehecka […]. Alcaraz negli ottavi ha vita facile: non è una gran giornata, fioccano gli errori e le distrazioni ma Jack Draper, logorato da tre match al quinto set e sotto pesanti antidolorifici per una tendinite all’anca, alza bandiera bianca. Aspettando che crescano i bambini classe 2006, il più giovane dei top player è Carlito […]. Si lamenta che si gioca troppo ma è lui il primo a farlo. Alcaraz è corteggiatissimo dalle esibizioni e non si tira indietro, soldi facili e tanti; Sinner era già a fare cesti a Dubai e lui era ancora in giro negli Usa […] con la compagnia di giro dello showtennis. Quando è presente a se stesso, è un’arma letale. Non lo è stato con Draper e Borges, a cui ha ceduto un set ma il Djoker, domani sul centrale, è la carta calata sul tavolo in grado di catturare la sua attenzione. «L’avversario peggiore da trovare nei quarti — sorride —. Se pensassi a cosa rappresenta Novak per il nostro sport, farei meglio a non scendere in campo. Detiene ogni record. Ha vinto tutto. Ma io conosco le mie armi, so di poterlo battere». Trentasette anni contro ventuno, Serbia sfida Spagna, l’elasticità di Nole è la stessa di Carlos, però versione 5.0, potenziata dai muscoli del giovane uomo che ha cambiato la meccanica del servizio […] e le specifiche della racchetta […]. Chi si ferma, qui, è perduto. Se Djokovic non ha mai smesso di evolversi e ha trovato nel sodalizio con l’antico rivale Andy Murray nuove motivazioni […], Alcaraz ha limato i dettagli per tenere il passo di Sinner e inseguire le sue ambizioni. Si chiama Grande Slam della carriera: se si annettesse l’Australian Open, a 21 anni Carlito diventerebbe il più giovane della storia a realizzarlo (dopo essere stato il numero uno più verde nel 2022 a 19 anni e 4 mesi). Corsi, ricorsi e ghiaccio in testa nelle pause. A Melbourne è arrivato il grande caldo: vince chi vola più vicino al sole senza farsi squagliare le ali.
Djokovic vince e litiga con tifosi e media. “Non parlo finché non ricevo scuse” (Stefano Semeraro, La Stampa)
L’uomo contro, l’antagonista con la racchetta, insomma Novak Djokovic colpisce ancora. Rimanda a settembre lo studente ceco Lehecka (6-3 6-4 7-6) e si apparecchia un quarto di finale da favola contro Carlos Alcaraz […], ma invece di festeggiare esce dal campo rifiutando l’intervista a un allibito Jim Courier, mentre sulla Rod Laver Arena piovono buu come confetti. Motivo? «Un giornalista di Channel 9 (il network australiano che trasmette il torneo, ndr) l’altro giorno ha insultato me e si è preso gioco dei tifosi serbi, quindi finché non riceverò scuse pubbliche non parlerò ai loro microfoni». Il giornalista si chiama Tony Jones e in effetti ha esagerato facendo il verso in stile scuola materna ai canti dei fan («Novak è sopravvalu-ta-toooo, Novak è fi-ni-toooo») […]. L’ex numero 1 peraltro è convinto che al tennis per attirare nuovi fan serva uno show fra i set, un po’ come avviene al SuperBowl. Ma a intrattenere gli spettatori […] per ora ci pensano lui e Coco Gauff, che nel giorno del blocco di Tik Tok polemicamente scrive «Rip» sulla telecamera. Passano Zverev, l’incompiuto da Slam, che cede un set ad Humbert (6-1 2-6 6-3 6-2), e Tommy make-america-great-again Paul, che approfitta della prostrazione di Davidovich Fokina (6-1 6-1 6-1). Se ne va un pezzetto d’Italia: Sara Errani prima cede in doppio a fianco di una Paolini fuori sincrono concedendo la rivincita dei Giochi di Parigi alle russe Andreeva-Shnaider (7-5 7-5), poi anche in misto a fianco di Vavassori (6-3 6-4 per Nicholls-Patten). «Wave» però resiste nel doppio maschile a fianco del 39enne Bolelli: 6-3 7-6 a Martinez-Munar e sono subito quarti di finale contro il duo portoghese Borges-Cabral. Cheerleader e ballerini, per ora, possono aspettare.