E’ svizzero. E’ di Basilea. Gioca a tennis. Gioca il rovescio a una mano. Se si giocasse a Indovina Chi? la casella rimasta in piedi non lascerebbe spazio all’immaginazione, con il nome di Roger Federer come unica risposta possibile. Invece no. Non per chi butta un occhio nel tennis delle retrovie, quello che può essere un trampolino di lancio verso il futuro. Trampolino che per Henry Bernet arriva nel giorno della maggiore età, un compleanno festeggiato con una finale vinta e un Australian Open juniores come regalo. Nonostante il successo nello Slam dei ragazzi, è pura blasfemia solo pensare di poter accostare i due nomi. Sia chiaro, il paragone è irriverente, ma è curioso come le ricorrenti similitudini nel vissuto, e nel giocato, dei due elvetici diano facile slancio a voli pindarici.
La lungimiranza con cui Lavazza “ingaggiò” Jannik Sinner allora numero 140 al mondo può insegnare, con i grandi brand che non muovono un passo senza essere certi delle qualità di un giovane destinato a sbocciare. Nel caso di Bernet si parto molto più lontano rispetto alla posizione in cui stazionava l’altoatesino, e la mano tesagli commercialmente parlando arriva di nuovo da quel Roger Federer su cui favoleggiavamo in precedenza. Il campione da venti Slam in bacheca è il comproprietario di un marchio sportivo On che sta facendo incetta di testimonial, con gli affermati Iga Swiatek, Ben Shelton, Flavio Cobolli e l’astro nascente Joao Fonseca già da tempo nella scuderia. L’ultimo arrivato è proprio Henry Bernet, con un contratto di 5 anni messo nero su bianco da cui si presuppone possa guadagnare molto di più rispetto agli attuali $27,312 messi in cascina come prize money della sua giovane carriera.
Non ce ne vogliano i venali, ma l’aspetto economico per un ragazzo classe 2007 passa abbondantemente in secondo piano rispetto al naturale percorso di crescita sportiva che un tennista acerbo debba intraprendere. La parabola di Henry Bernet inizia dall’Old Boys Tennis Club di Basilea, manco a dirvi chi era di casa in questo circolo, dove inizia a muovere i primi passi e a formarsi come giocatore. All’età di quindici anni, però, è il momento di salutare casa base per fare uno step avanti. Henry approda nel quartier generale del tennis svizzero, alla Swiss Tennis Academy di Biel, con il grande salto in canna. Il 2024 è l’anno in cui le porte dei grandi gli si iniziano a schiudere, in sordina, ma lo spiraglio c’è e lui ha tutta l’intenzione di farle cigolare e fare più rumore possibile.
191 centimetri, destrorso, rovescio a una mano, biondino e un viso tipo bimbo della Kinder, giusto per citare un altro brand importante. Il primo palcoscenico importante in cui Bernet porta la sua freschezza in volto è il Roland Garros juniores dove, passando per le qualificazioni, si spinge fino ai quarti di finale, battuto in tre set dall’americano Kylan Bigun, poi vincitore a Parigi. Va meno bene a Wimbledon, terreno di caccia preferito del suo idolo, dove si ferma invece solamente agli ottavi. E’ tra le mura amiche che in qualche modo Henry passa alla storia, sulla terra rossa di Zug si impone in modo autoritario sull’esperto peruviano Juan Pablo Varillas in appena un’ora di gioco con lo score di 7-5 6-3: è il primo classe 2007 a raggiungere i quarti di finale in un torneo del circuito Challenger.
L’aria di casa gli fa bene. Henry ci prende gusto, e oltre a Varillas si prende uno scalpo ben più blasonato, nel circuito dei grandi. Si presenta all’ATP di Basilea accoppiato al primo turno delle qualificazioni con Fabio Fognini. Il vincitore di Montecarlo 2019 non è in forma smagliante, ma Bernet gioca benissimo, non concede nessuna palla break al ligure e passa 6-3 7-6. Poco male se Jerome Kym stoppa la sua corsa al tabellone principale, con lo stesso connazionale gioca il torneo in doppio e arrivano ai quarti di finale. Quella con l’azzurro è una vittoria blasonata che lo proietta fino ai giorni nostri.
La vittoria nel circuito ITF del J300 di Traralgon, dove passeggia in finale 6-2 6-3 contro il russo Egor Pleshivtsev, è il primo titolo dell’anno e un ottimo biglietto da visita per l’Australian Open juniores. L’elvetico si presenta da testa di serie numero 8, in una competizione giovanile che nel proprio albo d’oro annovera grandi nomi come Steven Edberg o Alexander Zverev, per l’Italia vinse Lorenzo Musetti nel 2019, ma non ha mai visto la presenza di uno svizzero. Ci riesce Henry, al termine di una cavalcata straordinaria che lo porta a sollevare il trofeo a scapito dell’americano Benjamin Willwerth che si arrende in finale 6-3 6-4 in un’ora e dodici minuti di gioco. Il baby svizzero si prende il pubblico della Rod Laver Arena con la promessa di rivedersi l’anno prossimo, nel teatro dei grandi.
La campagna d’Australia non poteva finire in modo più glorioso, e il fragore della sua vittoria avrà un eco niente male. Troppo facile ora. Ma il brusio era nell’aria, e il nome di Herny Bernet aveva già iniziato a far drizzare le antenne agli addetti ai lavori, tanto è vero che il prossimo allenatore del ragazzo di Basilea sarà Severin Luthi. Promessa, è l’ultima coincidenza della lista. Severin è stato per quindici anni l’allenatore di Federer, a cui è ancora profondamente legato. Da Roger a Henry. Gli astri ci sono, ora tocca a lui. Sogna ragazzo sogna.