Il numero uno del seeding, Sascha Zverev, si prepara al debutto in California, dopo un pallidissimo swing sul manto rosso sudamericano che non gli ha consentito – minimamente – di accorciare le distanze sull’attuale sospeso Jannik Sinner, ampiamente al comando nel ranking. Il teutonico affronterà Tallon Griekspoor nel primo match di Indian Wells, dove, in conferenza stampa, ha affrontato vari temi, partendo proprio dal cambio di superficie:
D. Come hai trovato i nuovi campi?
Alexander Zverev: “Nuovi campi? C’è una nuova superficie? A me sembra lo stesso, a essere sincero. Mi sono allenato qui per quattro giorni e non l’ho notato. Non ne sapevo nulla”.
D. Puoi parlarci della decisione di andare in Sudamerica per i primi due tornei di febbraio, e di quello che speravi di ottenere da tutto ciò?
Alexander Zverev: “È stato un periodo difficile per me in Sudamerica. Mi sono ammalato due settimane su tre, il che non è il massimo. Ma insomma, volevo andare sulla terra battuta, volevo giocare quello swing. Ne ho sentito parlare molto bene, quindi volevo provarlo una volta. Sai, Buenos Aires è stata sfortunata per me, perché ho avuto un’intossicazione alimentare.
A Rio ero nelle condizioni di vincere, ma lì faceva molto caldo ed era molto umido. Credo che in generale le condizioni fossero difficili. Inoltre non ho giocato un gran tennis. Forse alla fine non era la cosa giusta da fare, soprattutto dopo aver raggiunto la finale dell’Australian Open, forse sarei dovuto rimanere sul campo duro un po’ più a lungo. Ma volevo solo andare sulla terra battuta e trovare il mio gioco il prima possibile. Perché se guardiamo alla mia storia, posso giocare bene sulla terra battuta, ma di solito le prime due o tre settimane gioco malissimo, e perdo contro… Voglio dire, non vinco i tornei. Non gioco un gran tennis. Volevo solo togliermi questo sfizio e magari trovare il mio ritmo su questa ritmo su questa superficie e prepararmi al meglio per il Roland Garros”.
D. Ricordi cosa vuol dire avere 18 anni? Cosa ne pensi di Joao Fonseca?
Alexander Zverev: “È quasi il momento migliore, perché tutto sembra così facile. Si vede una pallina da tennis, si vede il ragazzo di fronte a noi a rete e non si pensa a nient’altro. È molto giovane, molto talentuoso, diventerà sicuramente un grande giocatore. Penso che possa diventare un top 10 e forse anche di più. Ma sì, penso che quando si è giovani, ci si muove liberamente, ci si diverte per la prima volta nel circuito professionistico e non c’è pressione. Quindi, sì, mi piace quello che vedo da lui. Penso che sia un fantastico giocatore. Ha un’enorme potenza da entrambi i lati. Ha un buon servizio. Credo che debba lavorare ancora molto sul movimento. Ma in generale ha molta potenza e potenza e credo che sia interessante da vedere”.
D. Dopo aver attraversato un periodo difficile in Sud America, come ti senti ora? Quanto è difficile il passaggio dalla terra battuta al campo duro?
Alexander Zverev: “Il passaggio va bene. Per me non è così difficile. Si trattava di sentirsi bene. In due delle ultime tre settimane, non mi sentivo bene. Anche ad Acapulco molti giocatori si sono ammalati. È stato un torneo un po’ sfortunato, perché, soprattutto dopo il primo turno, mi sentivo come se avessi superato un match difficile e potessi andare avanti nel torneo. Ma poi mi ha colpito quella sera (l’intossicazione, ndr) come è successo a molti altri ragazzi. Penso ancora di aver iniziato bene la stagione. Se si guarda all’Australia, ho raggiunto un’altra una finale Slam. Ma ovviamente voglio ritrovare il mio ritmo e voglio tornare a vincere partite. In questo momento mi sento bene: c’è voluto un po’ di tempo, ma mi sento bene”.
D. Cincinnati è un torneo in cui hai avuto successo. Lo stanno ricostruendo dalle fondamenta. È un torneo che attendi con ansia?
Alexander Zverev: “Sì, mi piace molto Cincinnati al giorno d’oggi. Le prime sette volte che ci sono andato non mi è piaciuto. Ho perso sette primi turni di seguito, il che non è il massimo. Ma in un certo senso ho trovato lì il mio posto felice. Sto nella stessa casa. Di solito vengono la mia famiglia e la mia ragazza, il che è molto bello. Sai, mi sento confortato in un certo senso. L’ho capito qualche anno fa e ho deciso di mantenere questa routine. Insomma, Cincinnati è un torneo che in generale mi piace molto. Sono entusiasta di vedere le nuove strutture.
Non sono un grande fan dei Master di due settimane. Penso che la stagione si stia allungando sempre di più e che ci sia più tempo da dedicare ai tornei, ma non è colpa loro. In generale non è colpa di Cincinnati, è solo una decisione presa dall’ATP. Tutto sommato, però, sono ottimista riguardo ai cambiamenti che stanno facendo“.