Martedì 18 marzo è arrivata la notizia della causa civile promossa da dodici tennisti e dalla PTPA contro ATP, WTA e ITIA. “Un cartello di organizzatori dei circuito e gestori di tornei che cospira per evitare la competizione tra di loro e lasciare fuori tornei esterni…” si legge nella premessa. Dal momento che è stata annunciata dal tweet della Professional Tennis Player Association “per conto dell’intera popolazione dei pro”, al Miami Open fioccheranno le domande a detti pro. Il primo a parlare sembra sia stato Carlos Alcaraz, secondo favorito del seeding.
“Ci sono alcune cose su cui sono d’accordo, altre su cui non lo sono. Ma la cosa principale qui è che non la appoggio” ha detto Carlos a proposito del contenuto del documento.
Come del resto altri tennisti, per esempio Jannik Sinner a proposito del caso clostebol, strumentalizzato per accusare l’ITIA di favoritismi, Alcaraz viene menzionato nel documento di 163 pagine presentato al Tribunale del Southern District di New York. Il paragrafo 213 tratta le lamentele dei tennisti riguardo ai problemi causati dalla programmazione, citando frasi tratte da interviste di Gauff, Swiatek e appunto, Alcaraz: “Ci uccideranno, in qualche modo” viene riportato, attribuendo il presunto, futuro crimine agli organi di governo citati in giudizio.
La frase di Carlos è stata estratta da una conferenza stampa durante la Laver Cup lo scorso settembre. “Tanti giocatori pensano, ok, è un buon calendario” commentava lo spagnolo. “E molti giocatori dicono che è molto fitto, ci sono molti tornei durante l’anno, tornei obbligatoti, e probabilmente ce ne saranno di più nei prossimi anni. Quindi, probabilmente ci uccideranno, in qualche modo [sorridendo]. Adesso stanno vendo fuori molti infortuni a causa delle palline, a causa del calendario, a causa di un sacco di cose”.
Tornando in quel di Miami, Alcaraz ha aggiunto: “Sinceramente, è stata una sorpresa per me perché nessuno mi aveva detto nulla. L’ho solo vista sui social media”.