Con una prestazione solida nei momenti importanti, Fabio Fognini e Simone Bolelli vincono la loro prima finale Slam: l’ultimo doppio italiano a vincere un Major era stato Pietrangeli-Sirola a Parigi nel 1959
S.Bolelli/F.Fognini b. P.Herbert/N.Mahut 6-4 6-4 (da Melbourne, Luca Baldissera)
Ascolta la gioia di Fabio e Simone!
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Grande soddisfazione per il tennis italiano, che conquista dopo 56 anni un titolo dello Slam nel doppio maschile: la coppia azzurra è una bella realtà, ed è una sicurezza anche in vista degli impegni di Coppa Davis. Serata fresca e umida a Melbourne , con la pioggia che ha costretto gli organizzatori a chiudere il tetto scorrevole della Rod Laver Arena già durante il primo set della finale femminile vinta da Serena Williams in due set su Maria Sharapova. A fine torneo il programma è inevitabilmente scarno, e gli spettatori che hanno acquistato il biglietto per la sessione serale (e unica, a parte le finali junior e wheelchair disputate nel pomeriggio), riempiendo fino al tutto esaurito gli spalti del campo centrale, sono rimasti per buona parte ai loro posti.
Fabio Fognini e Simone Bolelli, e i loro avversari Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut, entrano quindi in campo davanti a un pubblico abbastanza numeroso, che ha ancora voglia di vedere del bel tennis. I francesi vincono il sorteggio, e scelgono di servire: curiosamente comincia Herbert, il meno esperto in campo. Il giovane francese picchia davvero bene, prime palle sopra i 200kmh e seconde regolarmente sui 180, e tiene a 30 il game di battuta. Tocca a Bolelli, che tiene bene a sua volta, è 1-1, così come Mahut. Quarto game, batte Fognini, e va subito in difficoltà, 0-40 con tre palle break per i francesi, di cui la terza costa il servizio agli azzurri che si trovano 3-1 sotto. E’ di nuovo la volta di Herbert, che non tira mai la prima a meno di 205 all’ora, ma nonostante questo un grandissimo Fognini (prima lob liftato di rovescio, poi difesa e successiva chiusura a rete) trasforma la prima palla break sul 30-40 e riporta la coppia italiana in scia, 2-3, poi sulla battuta di Bolelli Fabio ha un paio di incertezze a rete, Simone sbaglia un dritto, ed è 30-40, nuovamente break point, ma i nostri si salvano con autorità, 3 pari.
Sembrano tese entrambe le coppie, sono po’ troppo numerose le situazioni di incertezza di chi va alla battuta. Nel settimo game piccolo incidente di percorso per i francesi quando Mahut prende Herbert in pieno con una prima palla, ma la coppia transalpina sale comunque 4-3. Serve Fabio, una mancata chiusura a rete di Simone (non abbastanza incisivi al volo gli azzurri) e un doppio fallo costano l’ennesimo break point, per fortuna ben cancellato, siamo 4 pari. Tocca a Herbert incartarsi in due doppi falli, gli azzurri vanno 15-40, alla seconda occasione brekkano e mandano Bolelli a servire per il primo set. Dopo essere risaliti da 0-30, grazie a una bella serie di prime palle pesanti e precise di Simone, al primo set-point è 6-4 per gli italiani.
Il match non è esaltante, come sempre Bolelli e Fognini lo affrontano prevalentemente picchiando da fondocampo, i francesi scendono a rete appena possono ma subiscono la pesantezza dei passanti degli azzurri. Nel primo game del secondo set un clamoroso doppio tocco a rete di Mahut non visto dall’arbitro, ma evidentissimo sia dal vivo che nel replay sul maxischermo, innervosisce giustamente i nostri, che comunque nel gioco successivo, con Bolelli di nuovo al servizio (tattica consolidata della nostra coppia il mandare in battuta Simone sempre per primo nei set, cambiando l’ordine dei servizi), tengono senza problemi. Herbert, invece, nonostante la gran botta che si ritrova, è in costante affanno quando serve (sempre brekkato a parte il primo game della partita), concede il 15-40, si salva, e nonostante un doppio fallo tiene al secondo vantaggio. 2-1 per i francesi, va in battuta Fognini che pareggia, poi Mahut porta gli avversari sul 3-2. Ancora Simone con autorità, davvero bene al servizio, e anche Herbert per una volta chiude con autorità e manda i francesi 4-3. Due belle cose di Mahut a rete conquistano per gli avversari un pericolosissimo doppio break-point con Fognini in battuta, Simone e Fabio li annullano e pareggiano, siamo 4-4.
Dal punto di vista tecnico-tattico la partita sta salendo un minimo di livello, diverse gran volée dei francesi, tante belle risposte d’incontro degli italiani, che piazzandone tre consecutive nel nono game conquistano il break che potrebbe voler dire Slam. Sul 5-4 Simone Bolelli non trema, Fabio Fognini chiude quando deve, e al primo match-point l’Australian Open 2015 di doppio è italiano. 6-4 6-4: bello, e per i valori espressi in campo, giusto così.
IL COMMENTO
Legittimamente i quotidiani nazionali e non solo stanno riempendo d’elogi Simone Bolelli e Fabio Fognini per il loro successo in doppio all’Australian Open. La storia d’altronde non mente e ci dice che per trovare un italiano in una finale Slam bisogna tornare indietro al 1976 quando Adriano Panatta trionfò al Roland Garros su Harold Solomon e addirittura al 1959 per ritrovare una coppia sul tetto del mondo, con Nicola Pietrangeli ed Orlando Sirola vittoriosi sul fortissimo duo australiano formata da Emerson e Fraser 14-12 al terzo. Quel che gli storici non ci dicono invece è che all’epoca il doppio era una disciplina giocata dai giocatori più forti al mondo. “Ai miei tempi lo giocavano i più forti”, ha dichiarato Pietrangeli. Oggigiorno dei più forti non c’è neanche l’ombra. Basti pensare che il primo dei singolaristi nel tabellone di doppio di questi Australian Open era lo spagnolo Feliciano Lopez, numero 14 del ranking ATP. Secondo il nostro Fabio Fognini, numero 18. Un caso che l’abbia spuntata lui insieme a Simone?
In conferenza i nostri hanno affermato che “vincere uno Slam resta sempre una gran cosa”. Fabio che tre tornei in singolare li ha vinti ha aggiunto che “la soddisfazione è sicuramente maggiore nel vincere uno Slam, anche se in doppio”. Come dargli torto. Uno Slam resta pur sempre uno Slam. Ma siamo sicuri che non lo scambierebbe con il Masters 1000 vinto in singolare dalla fidanzata Flavia Pennetta? Nessuno può saperlo.
Avrebbero forse potuto vincere anche qualche torneo in più insieme, Simone e Fabio, se solo gli infortuni non ci avessero messo lo zampino. Simone è stato fermo quasi un anno nel 2013 per una lussazione al polso che lo aveva fatto precipitare fino alla posizione numero 367 del mondo. Faticosamente si è ricostruito una classifica ripartendo dai Challenger. Ne ha vinti quattro l’anno scorso, risalendo piano piano fino all’attuale 48. “Chissà dove sarebbe Simone senza quell’infortunio al polso. Secondo me è il più forte degli azzurri”, ha continuato Pietrangeli. Nella sua ripresa Fabio ha sempre creduto e ne ha parlato apertamente in conferenza stampa: “Lo sentivo spesso e anche a voi ho detto subito che si sarebbe ripreso e sarebbe tornato a giocare al suo livello”. Sintomo dell’amicizia ha sempre legato i due, ancor prima che cominciassero a giocare insieme in giro per tornei. La base del loro successo, come confermato sempre da Pietrangeli: “Il successo per una buona coppia? L’amicizia. Io ed Orlando eravamo amici, così come lo sono Bolelli e Fognini”.
Del resto anche Bolelli ha parlato di “vittoria dell’amicizia”. La stessa che lega Roberta Vinci e Sara Errani, capaci di vincere cinque Slam in doppio e di diventare le più forti al mondo. Chissà se anche Simone e Fabio arriveranno a tanto. Noi glielo auguriamo e ce lo auguriamo. Un passo alla volta. A cominciare dalla Coppa Davis che l’Italia giocherà in trasferta contro il Kazakistan di Golubev e Kukushkin, proseguendo di nuovo insieme per i Masters 1000 e gli Slam, con l’obiettivo ormai obbligato di qualificarsi per il Masters di fine anno.