Nella prima giornata del tabellone maschile di Indian Wells Mardy Fish, al rientro dopo i noti problemi, va ad un passo dalla clamorosa vittoria sul connazionale Harrison. Vincono anche le giovani promesse Coric e Kokkinakis, out Kukushkin dopo la Davis, Mannarino sarà l’avversario di Fabio Fognini e Baghdatis quello di Novak Djokovic
[W] R. Harrison b. M. Fish 6-4 4-6 7-6(2) (Niccolò Ludovici)
Il tanto atteso ritorno, e almeno fin qui, il rientro dell’anno, è finalmente divenuto realtà.
Dopo mesi atroci, trascorsi a recuperare con una grinta ed una determinazione a dir poco proverbiali, anzitutto salute fisica, e ad un livello non secondario, sufficiente tranquillità e coscienza dei propri mezzi, Mardy Fish finalmente ce l’ha fatta: è tornato a giocare lo sport della sua vita, che tante soddisfazioni gli ha dato, e dal quale non voleva rimanere escluso. Non per una subdola e tremenda sindrome da attacchi di panico, che l’ha tormentato nel corso dell’ultimo anno e mezzo.
Ci sono voluti il fido amico-coach Mark Knowles, tutto l’affetto dei suoi famigliari, in primis i genitori e la moglie Stacey Gardner, e soprattutto, il Mardy Fish ‘guerriero silente’ ritrovato, atleta e tennista estremamente corretto quanto a tratti invero eccellente nel gioco (cosa gli sia mancato realmente per portarsi a casa un ATP 1000, dopo aver perso 4 finali negli stessi, rimane tutt’ora un mistero) con quel sorriso, bello, sincero, aperto, distante mille miglia dall’autorefenzialità a volte un po’ provinciale e ‘da spacconi’ ravvisabile in tanti prodigi dello sport americano.
Il fatto eclatante, e nel contempo, fastidioso, è che Fish la vittoria l’abbia solo sfiorata, dopo aver avuto due match point a suo favore contro un Ryan Harrison un tempo (appunto, sottolineamolo: un tempo-nda) peraltro neppure troppo lontano –anzi- assurto, grazie anche alla generosa ‘spinta’ data da media, tifosi, ed esperti, al ruolo di novello ‘enfant prodige’ del tennis americano, e oggi brancolante nel limbo dei primi 150 al mondo (dopo essere stato numero 43 del mondo nel luglio 2012, quando sembrava che la sua ascesa, per quanto lenta, dovesse essere inarrestabile), con poche speranze di proporsi finalmente ad alti o altissimi livelli, data soprattutto la sua proverbiale discontinuità.
Ma andiamo alla cronaca dell’incontro.
Dopo 4 giochi senza particolari sussulti, con un Fish un po’ impacciato, ma anche capace di bei ‘guizzi’ che lo tengono in partita in attesa dello ‘sblocco’ mentale definitivo, fondamentale per chiunque ad un ‘secondo esordio’ alla non più giovanissima età di 33 anni, il quinto gioco segna già il primo ‘strappo’ con Harrison che strappa il servizio –addirittura a zero- all’ex numero 7 del mondo. Fish che palesa problemi nel reggere il ritmo. Recupera tuttavia giocando con diligenza e attenzione il break di svantaggio nel gioco successivo, complice due brutti errori di Harrison: Fish si porta rapidamente sullo 0-40, ad Harrison tremano un po’ le gambe, ‘palletta’ sperando forse nell’errore dell’avversario, e il “vecchio” Mardy azzanna e si riporta sul 3 pari.
E’ un nuovo break a favore di Harrison, tuttavia, a complicare le cose per il 33enne tennista del Minnesota.Approfitta infatti del gioco “a corrente alternata” di Fish, e si porta sul 4-3.Senza faticare nemmeno troppo, si porta dunque sul 5-3. Fish ha un primo sussulto d’orgoglio, o meglio un ‘friendly reminder’ dei bei giorni che furono –che tutti, naturalmente, si augurano possano tornare presto- azzecca un paio di buoni servizi che mettono in difficoltà Harrison, e riesce ad agguantare il 5-4. Harrison torna al servizio e chiude in discreta scioltezza: 6-4.
Fish dà segni incoraggianti nel primo gioco del secondo set, quando spinge bene su tre dritti in rapida successione, che mettono in difficoltà il giovane Harrison, costretto ad alzare due lob difensivi. Fish schiaccia senza problemi in entrambi i casi, addirittura una volta a rimbalzo da fondo e con notevole disinvoltura, prova che la ‘ruggine’ sarà anche parecchia, ma il talento, la testa, e ll cuore –no, non è una battuta, nda- ci sono ancora.
Sono un po’ le gambe, tuttavia, a mancare al buon Mardy, che nonostante le abbia giusto il tempo di un 15, nel secondo game del set, nel quale, proiettatosi a rete in seguito ad un’improvvisa smorzata di Harrison e dopo averlo infilato impietosamente sul lungolinea, fatica moltissimo sugli spostamenti laterali per tutto il prosieguo del game, con Harrison che appena può, accelera e prende a ‘pallate’ il più anziano collega.
Fish fa vedere un po’ i proverbiali ‘sorci verdi’ all’ex-giovane prodigio del tennis a stelle e strisce, che si dimostra tutt’altro che irresistibile sotto rete o negli immediati pressi di essa quando si tratti di recuperare colpi liftati o smorzati. Non ci sarebbero problemi, se solo Fish potesse affidarsi a dei colpi da fondo –fatica anche sul prediletto rovescio, notoriamente il suo miglior colpo a rimbalzo- più penetranti. Appunto, non ci sarebbero, ma purtroppo, almeno oggi, ci sono.E tutto sommato, è normale che sia così, dopo un’assenza tanto lunga dai campi da tennis.
Fish ha ben 3 chances di mettere la testa avanti sul 4-3 e servizio Harrison, ma spreca 3 ghiottissime palle break, e Harrison lo acciuffa sul 4 pari. Il tennista di Edina, Minnesota, tuttavia, non fatica a tenere il proprio turno di battuta, e il 5-4 in suo favore è presto cosa fatta.
Nel 10mo gioco succede l’impensabile: Fish riesce a portarsi sul 15-40 e può dunque beneficiare di ben 2 set point. Harrison si salva sul primo, ma non sul secondo, nel quale commette un sanguinoso doppio fallo, tra l’entusiasmo generale del pubblico –in verità un po’ esiguo, complice anche il notevole caldo del deserto californiano- sugli spalti. E’ 6-4 per Mardy Fish. Un set pari, e tutto da rifare per Ryan Harrison.
Si arriva così al terzo e decisivo set.
FIsh inizia bene tenendo il servizio e facendo tremare seriamente Harrison nel suo turno di battuta. Il giovane tennista del sud degli States, si ritrova infatti sotto 15-40 e riesce a salvarsi solo ai vantaggi. Sul finale di game, Fish ci offre un piacevole ‘siparietto’, ‘cappottandosi’ sulla rete mentre corre verso di essa in fase di recupero. ‘I freni’ vengono a mancare, ed ecco che improvvisamente il povero Mardy si ritrova a testa in giù appeso alla rete con la racchetta che gli scivola dalle mani. Harrison lo recupera stile ‘carro attrezzi’ risollevandolo sportivamente onde fargli recuperare la stazione eretta, i due si scambiano un sorriso, con il più giovane che dà al più anziano e navigato professionista un’affettuosa pacca sulle spalle. Un bel segno di umiltà acquisita nel tempo per un tennista come Harrison, già da giovanissimo, ‘esperto’ di sfuriate ad arbitri e giudici di linea vari, un po’ in stile John McEnroe…
Soprende quindi, la ‘fiammata’ di Harrison che trova finalmente coraggio e carattere (da sempre suoi punti deboli):da break quasi subito, break infligge. 2-1 e servizio, e in men che non si dica, i game sul tabellone diventano 3. Ciò non toglie che Fish tenga con molta caparbietà il proprio turno di battuta, portandosi sul 2-3 e facendo intravedere ancora sprazzi di buon gioco nel successivo turno di battuta di Harrison, costringendolo a fare il ‘tergicristallo’ in ben due occasioni, sintomo che nel ‘subconscio tennistico’ di Mardy Fish non mancano certo tattica e schemi di gioco da giocatore completo e talentuoso quale ha sempre dimostrato di essere, bisogna solo dar tempo al tempo, affinchè possa ritrovarli in toto.
Sul 4-3 e servizio, Harrison commette due brutti errori di dritto, scagliando anche la racchetta a terra sul secondo di essi. 15-40, con Fish che ha l’opportunità di portare a casa il contro-break, ma Harrison glielo nega piazzando prima un ottimo servizio vincente, e successivamente, un autentico ‘siluro’ a fil di rete con il rovescio a due mani.
Al termine di un game lottatissimo, conclusosi ai vantaggi dopo circa 10 minuti, è tuttavia Fish a compiere un altro miracolo, e a strappare la battuta ad Harrison. Il pubblico –comunque disciplinatissimo- è in visibilio, non si sente un minimo coro di approvazione per Harrison, le uniche voci a levarsi dagli spalti dicono chiaro e tondo “go Mardy!” e “com’on Mardy!”, con l’eroe ritrovato che è bravissimo a tenere i nervi saldi e a non perdere un briciolo di concentrazione, e a portarsi –complice anche una ‘bomba’ di servizio slice da destra, che fa addirittura scivolare Harrison a terra mentre tenta di rispondervi- sul 6-5, assicurandosi così il tie-break.
Tie-break al quale si giunge ahimè rapidamente, dato che nel 12mo gioco del set, Fish non riesce ad opporre la benchè minima resistenza.
Parte subito male Fish, che cede il primo minbreak: 1-0 Harrison.
Harrison fa anche di peggio, commettendo due gratuiti da giocatore di club o quasi, prima sul rovescio, e poi sul dritto. E’ 2-1 Fish.
Di lì, forse complice la stanchezza, Fish perde 3 punti in rapida successione, trovandosi sotto 4-2 in un battibaleno. Con un buon servizio di piazzamento, più che di potenza pura, Harrison si issa sul 5-2. Con un potentissimo dritto e un altrettanto splendido, rischiosissmo rovescio al volo, Fish dà l’ultimo ‘colpo di coda’ di questa partita. 3-5 e servizio harrison, il quale non si fa pregare due volte a portarsi sul 6-3, e con un vincente che tocca per metà la linea esterna del rettangolo di servizio sinistro, si aggiudica il match.
L’assai benevola frase di Harrison rivolta a Fish al termine di questo splendido (soprattutto per il coraggio e l’entusiasmo di un Fish che ha dato davvero il 200% di sé stesso, nonostante gli ultimi, terribili, 18 mesi passati in un “tunnel dal quale io stesso più di una volta ho temuto di non potere uscire mai più”, per citare le sue stesse parole) match, sono più che un caloroso commiato, un doveroso gesto di rispetto e –presumo- sincera ammirazione nei confronti di un atleta che, più che essere stato a lungo il numero 2 del tennis americano, è uno dei tennisti più completi, spettacolari, e corretti, usciti dal serraglio tennistico degli ultimi anni, troppo spesso avaro di tennisti con la “T” maiuscola, quanto sovente foriero di ‘novelli robocop sparapalle’, che forse le voleè le giocano solo quando vi sono costretti, e senza la benchè minima fantasia nel gioco.
“I’m glad you’re back at last, Mardy”, dice il giovane di Shriverport, Louisiana a Fish.
Verrebbe da dire “we are ALL glad he is, Ryan… we are more than glad he is”…
M. Baghdatis b. J. Vesely 6-3 1-1 rit (Carlo Carnevale)
Si risolve in un set e poco più, l’ultimo match della prima giornata di Indian Wells; perso un primo parziale dai tratti femminili (cinque break totali e un orrendo 39% di resa con la prima per il ceco) l’ex numero uno del mondo juniores Jiri Vesely si arrende ad evidenti problemi respiratori e consegue la quinta sconfitta consecutiva, dopo il successo ad Auckland di inizio anno. Ne approfitta dunque Marcos Baghdatis, che continua a cavalcare la scia di quanto di buono fatto vedere finora (terzo turno in Australia, semifinale a Zagabria) e si garantisce un interessantissimo confronto con Djokovic al secondo turno. Il cipriota resiste all’assalto iniziale di Vesely, ricuce lo strappo in avvio e prova a scappare per poi farsi riprendere sul 4-3, infine prende ritmo ed inizia ad inchiodare passanti da ogni parte del rettangolo di gioco, sopperendo alla pessima percentuale di prime in campo e chiudendo il primo set per 6-3 in quaranta minuti, poco prima di raggiungere l’avversario a rete per la stretta di mano e aggiudicarsi così il match.
Gli altri match
Dopo la due giorni da fenomeno contro gli azzurri ad Astana Kukushkin ritorna rapidamente con i piedi per terra e, complice un problema fisico, getta la spugna a metà secondo set lasciando strada libera al canadese Vasek Pospisil che ora affronterà Andy Murray. Conferma invece per un altro eroe del weekend di Davis, Federico Delbonis autore del punto del 3-2 nel derby con il Brasile, che liquida agevolmente Lajovic. Sarà Adrian Mannarino l’avversario all’esordio per Fabio Fognini: il francese non evoca bei ricordi per Fabio visto che lo ha sconfitto pochi mesi fa al secondo turno degli Us Open con un nettissimo 6-3 6-4 6-1. Mannarino ha battuto in due set Misha Zverev, giunto ad Indian Wells in compagnia del fratellino Alexander e iscrittosi quasi per gioco al torneo di pre-qualificazioni in quanto oramai fuori dai primi 1.000 atp ma capace addirittura di giungere al main draw. Volano le giovani leve Coric e Kokkinakis che superano in due set rispettivamente Struff e Haider Maurer, mentre si ferma Thiem battuto a sorpresa da James Duckworth. Brutte notizie per il serbo Viktor Troicki battuto a sorpesa dallo spagnolo Ramos Vinolas.
Risultati:
[WC] T. Smyczek b. B. Becker 6-3 7-6(4)
[WC] R. Harrison b. [PR] M. Fish 6-4 4-6 7-6(3)
M. Baghdatis b. J. Vesely 6-3 1-1 rit.
V. Pospisil b. M. Kukushkin 6-4 4-2 rit.
J. Monaco b. T. Gabashvili 6-3 3-6 6-3
[WC] T. Kokkinakis b. J.L. Struff 7-6(3) 6-3
I. Dodig b. J. Souza 6-3 7-5
A. Ramos-Vinolas b. V. Troicki 6-4 6-4
[Q] E. Roger-Vasselin b. M. Matosevic 5-7 6-4 6-3
[Q] B. Coric b. A. Haider-Maurer 6-4 6-4
[Q] J. Duckworth b. D. Thiem 7-6(5) 6-1
[LL] D. Gimeno-Traver b. S. Groth 7-6(5) 7-6 (6)
A. Mannarino b. [Q] M. Zvere 6-4 6-4
F. Delbonis b. D. Lajovic 6-4 6-3
J. Nieminen b. [Q] T. de Bakker 7-6(3) 6-4
[Q] J. Melzer b. [Q] D. Novikov 6-4 6-4