L’austriaco riscatta un 2015 in chiaroscuro con un torneo maiuscolo che potrebbe rappresentare la svolta in una carriera da predestinato
Per alcuni giocatori, si sa, il momento dell’esplosione arriva all’improvviso. Basta una scintilla, senza alcun preavviso, ad accendere la luce. E se questa sia più o meno abbagliante dipende dal talento dello stesso tennista. Nel caso di Dominic Thiem non ci sono dubbi, ha il potenziale per illuminare quanto meno un intero Paese, l’Austria.
L’allievo di Gunter Bresnik è arrivato all’attesa svolta di una carriera da predestinato? Se lo chiedono in tanti, suoi tifosi e non, dopo il grande torneo disputato a Miami. Thiem si è arrampicato fino ai quarti di finale di un Master 1000, ovviamente per la prima volta in carriera, confermando quanto di buono da anni si dica sul suo conto e quanto fatto vedere a sprazzi sino ad oggi. Il 21enne di Vienna è cresciuto gradualmente: l’esordio nel circuito maggiore nel 2011 con la prima vittoria sul “maestro” Thomas Muster nel suo folle rientro, quindi i tre titoli Futures nel 2012; l’anno successivo il battesimo a livello Challenger a Kenitra, nel 2014 l’ingresso nel primi 50 del ranking e la finale a Kitzbuhel. In questa stagione, il cammino dell’austriaco non era stato finora esaltante: sconfitto ad Auckland dal tedesco Struff, in quattro set da Bautista Agut a Melbourne; una buona vittoria a Rotterdam su Gulbis per poi cedere a Stakhovsky; sprazzi di luce a Marsiglia con gli scalpi di Joao Sousa e Davide Goffin fino ai quarti, battuto da Bautista Agut in un personalissimo duello proseguito al primo turno di Dubai. A Indian Wells la sconfitta con Duckworth aveva molto deluso, così come l’avventura nel ricco Challenger di Irving terminata già in ottavi per mano dello sloveno Bedene.
A Miami, invece, la famosa scintilla è partita, permettendo a Thiem di infilare una buona striscia di vittorie contro Schwartzman, Feliciano Lopez, Sock e Mannarino. C’è voluto un Murray particolarmente attento e in grado di alzare il livello quando necessario (normale per un Top 5) per contrastare l’ottima prima di servizio, le sventagliate di dritto e il rovescio a tutto braccio del viennese.
I margini di crescita per Thiem sono notevoli, soprattutto a livello fisico e tattico. Se compirà anche l’ultimo passo, non è difficile immaginarlo a ridosso dei primi dieci alla fine della stagione. A 21 anni (festeggerà i 22 a settembre), Dominic si candida a protagonista del circuito Atp, sempre alla ricerca di nuovi fenomeni da contrapporre alla dittatura dei soliti noti.