L’ex bambina prodigio del tennis americano, un titolo olimpico e 3 slam in bacheca, sulla propria pagina di Facebook ha annunciato l’intenzione di voler partecipare agli US Open in modo da poter chiudere così ufficialmente la propria carriera. La Capriati non gioca nel circuito da più di 10 anni.
Parafrasando un famoso film horror di tanti anni fa, “A volte ritornano”, si sta paventando un clamoroso ritorno sulla scena nel circuito femminile. Quello dell’ex bambina prodigio Jennifer Capriati, campionessa olimpica a Barcellona nel 1992 (battendo Steffi Graf in finale) e 3 Slam vinti in carriera, Australian Open e Roland Garros 2001 e Australian Open 2002, lontana dal circuito dal Novembre 2004 (quando giocò l’ultima partita perdendo da Vera Zvonareva ai quarti del torneo di Philadelphia) e oggi 39enne.
La Capriati affida alla sua pagina Facebook l’intenzione di voler partecipare agli US Open di Settembre, allo scopo di chiudere felicemente una carriera mai ufficialmente conclusa e funestata da importanti problemi personali che ne hanno offuscato l’immagine. Ed è proprio contro i suoi detrattori (della stampa in particolare ma non solo) che vuole ritornare a incrociare la racchetta, oltre che per suo padre Stefano, che si sta lentamente spegnendo per un male incurabile.
A 39 primavere, la vincitrice di 3 Slam (Australian Open e Roland Garros 2001, Australian Open 2012) vuole tornare a giocare nel Major newyorchese dopo l’uscita dalle scene nel novembre 2004, quando giocò l’ultima partita perdendo da Vera Zvonareva ai quarti del torneo di Philadelphia.
Per l’affetto e la gratitudine per chi l’ha messa al mondo e l’ha avviata al tennis (papà Stefano la portò all’accademia di Jimmy Evert, padre di Chris), nonostante un rapporto difficile col genitore nei primi anni di carriera, per la voglia di congedarsi bene dallo sport che ne ha caratterizzato l’esistenza e, aspetto su cui insiste molto nel suo passaggio social, per mostrare a chi la denigra che lei è “molto di più della ragazzina tormentata beccata a rubare una sciocchezza di pochi dollari in un centro commerciale americano e vittima di depressione, alcol e droga”, risultato drammatico delle enormi pressioni dovute a un successo arrivato troppo presto e impossibile da sostenere a quell’età (vittoria juniores di Roland Garros e US Open ’89, a 13 anni, più giovane semifinalista di sempre del Roland Garros nel ’90 e più giovane testa di serie a Wimbledon nello stesso anno, oro olimpico a Barcellona ‘92 a 16 anni). Molto di più della persona che se pur matura, dopo i ripetuti infortuni che hanno interrotto nel 2004 una carriera finalmente eccellente, ricade nella depressione e abusa dei farmaci (è stata vittima di un’overdose farmacologica nel 2010), oltre a venire denunciata per stalking nel 2013 dall’ex partner.
Perché così come è riuscita a rialzarsi una volta, quando da bambina inevitabilmente vulnerabile non ha retto l’immane stress di stella mondiale emergente (“Mi vedevo brutta e grassa, ho pensato più volte al suicidio”), si sta rialzando una seconda e lo vuole mostrare al mondo dimostrando di essere ancora competitiva o quanto meno di valere molto di più di come la dipingono tuttora molte persone (“Se più di 20 anni fa ho sbagliato, non significa che io sia drogata, tossicodipendente o ladra. Ho lottato duramente per tornare, ma sembra che alla gente importi solo del mio privato”).
Per i suo tifosi, per suo padre al quale vuole regalare un’ultima immagine sana di grande giocatrice, per se stessa, per chiudere nel migliore dei modi (cioè giocando sul più grande palcoscenico del suo paese) il rapporto col tennis, che l’ha prima schiacciata di responsabilità da giovanissima e poi le ha finalmente dato quello che il suo grande talento meritava.
Ruggero Canevazzi e Stefano Tarantino
I match più belli della Capriati
Jennifer Capriati entra nella International Tennis Hall of Fame nel Luglio 2012