Il resoconto della finale di Wimbledon 2014 vinta da Djokovic
I numeri di questa finale di Wimbledon
[1] N. Djokovic b. [2] R. Federer 7-6(1) 6(10)-7 6-4 6-3
Stamattina allo Speaker’s Corner di Hyde Park il reverendo Spencer Gore ha a lungo inveito contro la polizia, il governo, la troika e “tutti i fondatori di false religioni che allontanano gli esseri umani dalla via della verità e dalla comunione con la bellezza”. Dopo un quarto d’ora, intervallato da qualche cicchetto, ha concluso, “e adesso preghiamo tutti per Roger Federer”. Immaginate un po’ con quale stato d’animo ci si è avviati verso la vicina fermata di Marble Arch per dirigerci verso l’All England Lawn Tennis and Croquet Club dove un paio d’ore dopo il destinatario di tante attenzioni avrebbe affrontato un comune e semplice numero 1 del mondo, Novak Djokovic.
Diciamo subito che non è stata una gran partita. Federer aveva iniziato come con Murray tenendo il servizio a 0 e rispetto all’anno scorso sembrava leggere meglio la risposta di Djokovic. Ma quando si portava avanti di un break (a 0, dopo un game disastroso del serbo) serviva molto male, permettendo al numero 1 del mondo di tornare in partita. Federer sembrava ugualmente in grado di tenere meglio il proprio servizio mentre Djokovic faticava. Nessuna sorpresa quando sul 6-5 lo svizzero riusciva a procurarsi due set point annullati da due grandissime prime del serbo. Qui succedeva qualcosa perché Djoko infilava un clamoroso parziale di 14 punti a 1 e persino di 14 punti di fila tenuti col servizio. Federer cedeva il tiebreak con un doppio fallo e sembrava che il serbo potesse entrare in controllo del match. Adesso Federer non teneva più i turni di servizio con la stessa facilità – settimo game escluso – del primo set e Djoko rischiava qualcosina di meno. I due tornavano al tiebreak e nonostante stavolta Federer partisse benissimo con una gran riposta sull’ultimo quadratino del campo Roger smarriva del tutto la prima di servizio permettendo a Djokovic di girare sul 4-2. Si arrivava al 6-3 con Federer che annullava i primi due set point giocati sul proprio servizio e sul terzo faceva una specie di miracolo in difesa, riuscendo ad agganciare il serbo. Ma era ancora Djokovic a procurarsi una grande occasione con una splendida risposta sul 9-9 ma quando andava a servire Federer riusciva a tirarsi fuori dalla buca per poi chiudere lui, clamorosamente e in mezzo al delirio dei vip in tribuna il secondo set.
Il terzo set iniziava con delle novità e cioè con delle palle break nei primi 3 turni di servizio. I problemi erano i soliti: Djokovic riusciva a trovare la prima quando doveva fronteggiarla e Federer no. Ma ci voleva un clamoroso errore di Federer sulla terza palla break per Djokovic per mandare il serbo in vantaggio di un break. I dieci minuti di interruzione per una lieve pioggia dopo il quinto game cambiavano di poco le cose: al rientro i servizi tornavano a funzionare e Djokovic chiudeva – a zero – sul 6-4.
Terzo set senza sussulti fino al quinto game, quando Federer improvvisamente mollava. Ancora prima smarrita, un passante non certo complicato in rete e infine due grandi risposte di Djokovic confezionavano il break decisivo. Federer non riusciva più ad impensierire il serbo sul proprio servizio e finalmente qualche sparuto “Ajde Nole” prendeva consistenza. La partita non cambiava più direzione; Djokovic recuperava l’ottavo game da 0-30, ancora aiutato dallo svizzero un po’ in bambola, e vinceva così il suo terzo Wimbledon, raggiungendo il suo allenatore Boris Becker.
Si spegne qui una finale forse non all’altezza delle aspettative. Bravo Djokovic a tenere un livello medio abbastanza alto e a trovare sempre una gran concentrazione nei momenti determinanti della partita, tiebreak del secondo set escluso. La sensazione rimane che la partita l’abbia persa Federer. Allo Speaker’s Corner non hanno pregato abbastanza, chissà se avranno un’altra occasione.