Gli auguri di Roberto Salerno per il 62° compleanno con i ringraziamenti di Paolo Bertolucci
Da più di dieci anni è l’espertissima e rassicurante voce tecnica di SKY Sport Italia per il tennis ma, soprattutto, è stato il “braccio d’oro” nonché uno dei 4 moschettieri del tennis azzurro nei mitici anni ’70 e ’80 insieme ad Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Antonio Zugarelli. Stiamo parlando di Paolo Bertolucci che oggi, 3 agosto 2015, spegne 64 candeline. Uno dei talenti più puri e cristallini della racchetta, Paolo è ora una delle voci più autorevoli nelle telecronache trasmesse da SKY Sport.
Dotato di una sensibilità di braccio sopraffina, Bertolucci era capace di vere e proprie prodezze tecniche in campo, con il magistrale rovescio ad una mano e l‘impareggiabile gioco di volo. E, soprattutto grazie all’abilità a rete, è riuscito ad aggiudicarsi ben 12 titoli in doppio, tra cui il prestigioso torneo di Montecarlo nel 1980, tutti in coppia con il grande amico Adriano Panatta; insieme allo stesso Panatta, Barazzutti e Zugarelli, il tennista originario di Forte dei Marmi è stato, inoltre, protagonista della leggendaria squadra di Coppa Davis che, capitanata da Nicola Pietrangeli, nel 1976 conquista l’insalatiera d’argento a Santiago del Cile e che raggiunge altre 3 finali nei 4 anni successivi. In Davis Bertolucci disputa 40 incontri, conquistando 8 vittorie su 10 in singolare e 22 su 30 in doppio. Sempre con Adriano, nel 1980 rende memorabile la vittoria in doppio contro l’Australia degli allora n. 1 del mondo – e freschi vincitori di Wimbledon – Peter McNamara e Paul McNamee.
Paolo Bertolucci riesce a costruirsi una carriera invidiabile anche in singolare. Nel 1973 raggiunge i quarti di finale al Roland Garros e il 23 agosto dello stesso anno si issa al n. 12 della classifica mondiale, suo best ranking. Nel suo palmares, oltre ai già citati 12 titoli in doppio, si annoverano 6 sigilli in singolare (Firenze 1975, 1976 e 1977; Barcellona 1976; Amburgo 1977; Berlino 1977). Paolo disputa inoltre altre 6 fnali in singolare. E, certamente, i risultati sarebbero stati ancora più brillanti se, a fargli da ostacolo, non ci fosse stato un fisico non del tutto all’altezza del braccio e con una certa tendenza ad appesantirsi.
Il ritiro avviene nel 1983. Dal 1983 al 1992 segue i tennisti junior per la Federazione italiana; è l’allenatore di Omar Camporese dal 1993 al 1994. Nel 1998, questa volta nelle vesti di capitano del team azzurro di Davis, Paolo raggiunge la finale a Milano contro la Svezia.
Una delle conferme più significative della stima rivolta alla persona e al tennis di Paolo arriva tramite la proposta di diventare il coach di un certo… Roger Federer. Il campionissimo svizzero non aveva ancora vinto il Roland Garros e cercava l’allenatore che potesse fargli fare quel salto di qualità ulteriore per trionfare anche a Porte d’Auteuil. Tra i nomi papabili c’è anche quello di Bertolucci. Questi viene contattato dall’entourage dell’elvetico con la proposta di seguirlo per circa 50 settimane all’anno e trasferirsi a Dubai, sede principale degli allenamenti di Roger. Dopo lunga riflessione e, certo, onorato della proposta, Paolo declina l’offerta, non sentendosi pronto, a 50 anni passati, di stravolgere radicalmente la propria esistenza: “C’è un tempo per ogni cosa e il mio, in questo senso, l’avevo già alle spalle” racconta in un’intervista rilasciata a Repubblica nel 2010.
Messe quindi da parte la racchetta e la veste di coach, da quasi 15 anni il tennista toscano si dedica al tennis raccontato e commentato, questo tennis degli anni 2000 così diverso da quello praticato da Paolo e dagli altri moschettieri azzurri, ma non meno palpitante e coinvolgente, soprattutto quando in campo si cimentano i vari Federer, Nadal e Djokovic. E allora, quando non possiamo ammirarli dal vivo, ecco che Bertolucci ce ne svela il tennis nei segreti e nei minimi dettagli con la pacatezza, la perizia e quel tocco d‘ironia (nonché autoironia) che fanno delle sue cronache uno dei fiori all’occhiello dello sport in TV. Buon compleanno Paolo!