TENNIS – Secondo il Guardian, la Cina rivendica il potere mediatico e commerciale nel tennis mondiale. E non gradisce l’immagine degli Australian Open come “lo slam d’Asia e Pacifico”. Rivendicherà l’organizzazione congiunta?
Con l’ormai imminente Australian Open 2014, il corpo nazionale di tennis d’Australia sta facendo tutto quanto in suo potere per attirare l’interesse del tennis dopo l’impennata mediatica avuta dal suo ricco vicino settentrionale, la Cina.
Dal 2003 l’Australian Open ha catalizzato l’interesse di tutta la zona asiatica e con l’ausilio di un’attenta operazione di marketing, ha visto crescere la passione per questo sport in questa fetta di territorio e ha contribuito non poco ad aumentare la redditività della suddetta zona.
E’ molto interessante a riguardo l’indagine effettuata dal The Guardian, che non manca di prendere in considerazione la crescente idea di una scuola di pensiero che si sta via via affermando e che vorrebbe arrivare ad organizzare un vero e proprio Grande Slam dell’Asia e del Pacifico.
“So che gli Australian Open s’introducono sul mercato, pubblicizzandosi come il Grande Slam dell’Asia e del Pacifico ma io davvero non comprendo il ruolo dell’Asia”, afferma Michael Luevano , direttore del torneo di Shanghai Rolex Masters. “Si tratta davvero di un Grande Slam dell’Asia e del Pacifico?Dov’è l’Asia in tutto questo? La sede è sempre in Australia, l’organizzazione è australiana, l’Asia è solo un’entità”.
E commercialmente la presa di posizione ha un senso perché se è vero che il ruolo dell’Asia è tuttora poco chiaro, va detto che più della metà del valore globale degli ascolti televisivi proviene da questa zona e per quanto gli spettatori asiatici presenti a Melbourne siano solo il 15% dei visitatori totali, i numeri sono comunque raddoppiati rispetto al 2004; dunque i tempi sembrano ormai maturi per un passaggio di testimone da non sottovalutare.
Ovviamente l’Australia non è rimasta insensibile al rilevante dato mediatico e ha visto intensificare gli sforzi per “aumentare la partecipazione della componente asiatica” come dichiarato al The Guardian da Todd Woodbridge durante la pausa del Trophy Tour a Mong Kok, Hong Kong. “ Questa è la chiave per la svolta , il reale obiettivo”-ha poi aggiunto,proseguendo- “Ovviamente vorremmo veder trionfare sempre i tennisti australiani ma ho piacere di vedere che ci stiamo rendendo conto di quanto sia importante che il torneo abbia il successo che merita”. Probabile anche che si voglia disinnescare sul nascere la crescente sete di prestigio e di potere dei cinesi.
Il mese scorso è stato organizzato il terzo tour annuale in Asia ove trofei e stelle del tennis hanno fatto da propaganda al torneo in città dalla grande risonanza massmediatica quali Seoul e Singapore e questo lo si evince dai piccoli particolari, proprio come osserva giustamente Luevano :”In queste zone ormai da qualche anno è in atto un irreversibile processo per cui ogni giovane sportivo che voglia entrare nel professionismo ,va a scegliere uno sport in ascesa come il tennis.”
Il direttore del torneo di Shanghai è abile a indicare la connivenza tra i fattori economici e quelli sportivi come la via per un sicuro business in sintonia con gli standard di uno sport d’elite così apprezzato e così seguito. ”Per una popolazione che già eccelle in uno sport con la racchetta quale il badminton, il passo successivo sembra essere quello di portare tennisti cinesi maschi in grado di entrare nella top 10 mentre per ora nessuno riesce a entrare nemmeno tra i primi 50 “.
E se in Cina ormai il tennis sembra essere diventato “lo sport del governo, perché tutti i funzionari con posti chiave nella società ci giocano” Luevano sottolinea che i cittadini non sono certo da meno dato che “ci sono più di 30000 campi da tennis in giro per la Cina e la quasi totalità dei quali sono stati costruiti negli ultimi dieci anni” come peraltro riscontrato dai dati condivisi dal Tour WTA.
La maggior parte dei nuovi complessi abitativi di primo e secondo livello delle città cinesi ora includono campi da tennis di serie, e la TV di stato cinese CCTV fornisce dati inequivocabili che dimostrano che in Cina il tennis è già diventato il terzo sport più seguito dopo il calcio e il basket ; a vantaggio di ciò avranno sicuramente contribuito l’inserimento di questo sport nel sistema scolastico pubblico, avvenuto due anni or sono e gli astronomici investimenti a livello professionale.
Se la prima operazione si è risolta in una chiara iniziativa volta a promuovere l’attitudine dei cinesi nei confronti del tennis almeno a livello amatoriale; gli ingenti esborsi finanziari hanno permesso la costruzione dello stadio Qizhong, che ha ospitato l’evento della Masters Cup nel 2004 (costato al governo cinese $ 300 m in sole infrastrutture e servizi) e la realizzazione del China National Tennis Center. Quest’ultima struttura è stata lanciata al China Open di Pechino nel 2004 e dispone di 11 campi e di uno stadio da 15000 posti con tetto retrattile, tecnologia “space-age” di raffreddamento ad aria e in ultimo dell’avanguardistico Hawk-Eye, che prima di allora era stato utilizzato solo negli Stati Uniti.
Il montepremi del China Open ammonta a 7,5 milioni di dollari già quest’anno –sette volte l’offerta del 2004-e ha già attirato 270464 spettatori, dato fenomenale solo considerando che il torneo esiste da 9 anni; lo Shanghai Rolex Masters invece è già stato votato dai giocatori come il miglior torneo ATP Masters 1000 dell’anno nel 2009, 2010, 2011, 2012.
Luevano prosegue e sembra inorgoglirsi :” Siamo partiti da zero e con la mentalità di voler diventare ospitali come un albergo.La nostra filosofia è quella di rendere massimamente confortevole il viaggio in Asia e fare in modo che sia presente ogni comfort desiderabile ,ritengo che ci siamo riusciti”.
Mentre la Cina assume dunque un posto sempre più centrale negli affari del mondo e dello sport, è prevedibile che prima o poi rivendicherà anche la sede dello Slam Asiatico ma a riguardo Woodbridge è scettico o forse solo spaventato all’idea di perdere un simile fiore all’occhiello per il loro sport. “Non credo che succederà mai, il governo ha investito molto in questo sport e nella zona del Melbourne Park. Nel 2014 e nel 2015 avremo anche 3 campi con i tetti”.aggiunge durante l’intervista rilasciata al The Guardian.
Mentre in Australia si reputa impensabile che il quarto Grande Slam si sposti a nord, in Cina stanno certamente spingendo per poterne ospitare un quinto. “Non si può comprare la tradizione, non si può comprare il torneo di Wimbledon“, ha detto Luevano. “Ma credo che la Cina possa essere la quinta importante sede per uno Slam, non c’è dubbio. Shanghai è proprio diretto in quella direzione, ovvero diventare un quinto grande evento “.
In questa sottile linea di demarcazione tra la collaborazione e la competizione non c’è spazio per le chiacchiere e i tentennamenti ma probabilmente potrebbe essere proprio la presenza di un grande tennista maschile cinese al vertice della classifica ATP a spostare gli equilibri; più sponsor, più marketing e la fine di un sogno per chi, attento alle tradizioni, non avrebbe mai voluto cambiare nulla.
Una cosa è certa: tra Cina e Australia è in atto un gioco geo-politico che non è mai stato così in fermento, nemmeno in campo.
Andrea Pagnozzi