TENNIS – Il prossimo 16 dicembre Sports Illustrated annuncerà la sua scelta per lo sportivo dell’anno e Michael Rosenberg, writer archive della testata giornalistica, esprime la sua opinione.
“Non avrei mai potuto immaginare che un giorno il mio Sportivo dell’anno sarebbe potuto essere Rafael Nadal; ma in questi anni mi sono sentito spesso come gli avversari dello spagnolo quando lo affrontavano, demoralizzato”.
Inizia con una frase eloquente Rosenberg, che non manca di osservare i miglioramenti costanti e inequivocabili fatti registrare dal tennista di Manacor anche quando in tanti continuavano a prediligere il tennis arioso e pregevole di Federer; ma forse non è il 2013 l’anno migliore dello spagnolo.
“Sono combattuto, non so se questo sia stato il suo anno migliore ma certamente mi ha decisamente convinto” prosegue il writer mentre sciorina con scrupolo tutti i fatti salienti della stagione del maiorchino: l’ inizio carico di interrogativi a causa della prolungata assenza dai campi da gioco ove Rafa “sembrava diventato un ragazzo costantemente in cassa integrazione con un ginocchio che si tagliuzzava sempre di più in ogni partita”; il grande ritorno con l’inaspettata vittoria di Indian Wells; la straordinaria vittoria del Roland Garros dopo aver sconfitto Djokovic al termine “di un’altra prestazione epica contro il suo più valoroso avversario“. Finì 6-4, 3-6, 6-1, 6-7(3), 9-7.
“Certo sono consapevole che si trattò solo di una semifinale, ma la finale in quel caso era solo “scartoffie”. Ritengo invece che con quel trionfo Nadal ha spazzato via tutte le precedenti domande legittime su quando avrebbe potuto giocare di nuovo e soprattutto su come lo avrebbe fatto. Ecco a mio parere è più sorprendente la sua vittoria a Parigi piuttosto che l’uscita di scena al primo turno di Wimbledon”.
Rosenberg nel prosieguo della sua disamina sembra volersi autoconvincere di un pensiero che non lo aveva mai sfiorato per sua stessa ammissione; sembra volersi appuntare tutti i grandi traguardi conseguiti da Nadal durante lo straordinario 2013 per rendere più dolce o forse meno amara la candidatura a serio protagonista del titolo assegnato da SI.
“Nella finale degli Us Open si può dire che Djokovic abbia letteralmente dominato in molti punti, ma Nadal ha decisamente dominato la partita. Lo spagnolo aveva un asso nella manica, ha vinto lui perché non voleva lasciare il campo se non da vincitore. Certo anche il serbo ovvio, però come vi spiegate i 46 vincenti di Nole contro i 26 di Rafa nelle fasi calde della partita? Poi la partita non l’ha vinta Djokovic ma Nadal che è rimasto in vita il più a lungo possibile fin quando il suo avversario non ha cominciato a far casino“.
L’analisi del writer si fa ficcante. “Ufficialmente gli errori di Djokovic sono stati “forzati” ma dovremmo saperlo tutti ormai che contro Nadal, tutti gli errori sono costretti. Lo spagnolo costringe l’avversario a farli perché si rifuta di essere il primo dei due contendenti ad incappare nell’errore. E’ semplice, quasi matematico. E’ la forza mentale di un campione e ora come ora non so dire se per me lui è il miglior giocatore di sempre ma se la mia vita dovesse dipendere da qualcuno, sceglierei Nadal per questo compito“.
E qui Rosenberg si ferma in una malinconica riflessione. “Davvero quest’ultima frase non pensavo avrei mai potuto dirla . Per lungo tempo da giovane ho creduto che Roger Federer sarebbe stato ricordato come il miglior tennista della storia. Il suo gioco era incredibilmente completo e nel tempo avrebbe vinto 17 tornei del Grande Slam, disputato 23 semifinali Slam consecutivi, 6 anni di eccellenza tennistica inimitabile. Per anni ho pensato che se avesse giocato bene, avrebbe vinto ogni partita a prescindere dall’avversario, un po’ come pensavo di Tiger Woods…ma le cose sono andate diversamente”.
La sua fosca analisi sulla rivalità tra Federer e Nadal non manca di prendere in esame la predominanza spagnola su terra dove “lì sono sicuro è il migliore di sempre” anche se “Federer è stato per anni il secondo miglior giocatore del mondo sui campi in terra battuta ed è per questo che quando Soderling sorprese Rafa nel 2009, lo svizzero vinse il torneo”.
E così il writer archive, partito inizialmente per decantare Nadal quale papabile vincitore di Sportivo dell’anno per SI, pare sempre più indirizzato invece a cercare i motivi per cui il suo pupillo svizzero non abbia potuto confermare nel tempo il suo iniziale dominio. “Si è scritto più volte che il mancino di Nadal con il suo top spin fosse troppo devastante per il rovescio destrorso di Federer ma quest’anno abbiamo potuto constatare una differenza più importante che c’è sempre stata ovvio ma che quest’anno si è rivelata in via definitiva ed eclatante: la mentalità”.
Per Rosenberg dunque la chiave dei successi di Nadal contro Federer risiede nella mancanza di coraggio perché “il basilese non ha imparato a vincere le partite di forza, non è stato intraprendente quando contava esserlo. Ha vinto sempre quando il suo talento bastava nel 99% dei casi” ma non ha mai imparato a farlo quando il gioco si faceva duro. “E’colpa sua, non ha avuto una solida base mentale che fosse sufficiente a salvarlo nei momenti di lotta di una partita, ma non ha fatto nulla per cambiare questo stato di cose. E’ sempre stato troppo buono, tranquillo, quasi distaccato mentre lo spagnolo mostrava talento unito a grinta e colmava così le lacune nei confronti di Djokovic e Federer,” prosegue l’infervorato Rosenberg nella versione ironica da tifoso.
“Nadal non è particolarmente aggraziato ma è mentalmente più lucido di ogni altro essere umano. Per anni si è detto che la foga con cui macinava chilometri in campo” avrebbe macinato presto anche le sue ginocchia ma il calvario invece “lo ha preservato dalla pensione”.
E ‘affascinante chiedersi cosa sarebbe successo a Nadal e Federer, se Nadal fosse stato più anziano di Roger. Un Federer diciottenne sarebbe riuscito a impensierire un ventitreenne Nadal così come lo spagnolo ha fatto con lui? E se non ci fosse riuscito, avrebbe avuto la forza di insistere con tenacia lavorando sull’intensità e la tenuta mentale piuttosto che sul solo talento? Oppure infine avrebbe lasciato perdere lasciandosi etichettare come “eterno secondo o perdente” come dice Rosenberg?
La risposta del writer è quella che non avrebbe mai voluto dare ma è quella che ha imparato ad accettare: “Non lo sapremo mai ma a riguardo posso prendere ad esempio Batman e Superman. Quest’ultimo non è di questo pianeta e ha poteri extraterrestri ma Batman che si è costruito da solo pensa comunque di potergli frustare il di dietro. Questa convinzione è ancora più importante nello sport ed è per questo che mi sono convinto che Nadal, oggi tornato numero uno del mondo, è il cavaliere oscuro del tennis, è certamente il mio sportivo dell’anno “.
Andrea Pagnozzi