Week-end delle esordienti in Fed Cup: da Parigi a Cleveland, giovani tenniste hanno avuto la responsabilità di rappresentare per la prima volta la loro nazione. C’è chi ha cominciato bene e chi no.
Questo non è l’articolo che avrei voluto scrivere; ma, si sa, non viviamo in un mondo perfetto: siamo essere umani pieni di difetti e di mancanze, e così non è sempre possibile fare ciò che si vuole.
In un mondo perfetto, infatti, oggi avrei esordito con una brevissima introduzione sulla Fed Cup e poi mi sarei concentrato esclusivamente sull’avvenimento che mi ha colpito di più: il doppio successo della sedicenne svizzera Bencic a Parigi, contro Razzano e Cornet.
Ma questo non lo posso fare perché purtroppo vi è toccato un articolista che non ha visto giocare Belinda Bencic abbastanza da poterne parlare con la necessaria competenza: l’ho seguita l’anno scorso un paio di volte e quest’anno per qualche game all’Australian Open.
Davvero troppo poco.
Peccato perché soprattutto le partite che Bencic ha disputato a Melbourne (vincendo contro Kimiko Date e perdendo da Li Na) avrebbero meritato più attenzione da parte mia; ma nei primi turni degli Slam si è obbligati a scegliere tra molti match in contemporanea, e così si finisce per farsi sfuggire incontri interessanti.
A dire il vero ho avuto modo di vedere le parti finali delle sue vittorie di Fed Cup a Parigi, tramite uno streaming di cattiva qualità. La palla era quasi invisibile, ma la trasmissione non mi ha comunque impedito di apprezzare la grinta e la convinzione con cui ha affrontato avversarie molto più esperte (Razzano) e quotate (Cornet, 25ma del ranking).
Segnalo che Alizé Cornet era fresca di semifinale persa da Errani solo al tiebreak del terzo set nel torneo Premier, disputato esattamente sullo stesso campo utilizzato per il confronto di Fed Cup.
Dal poco che ho capito del week-end parigino di Bencic (schierata per la prima volta in singolare) ho visto una giocatrice capace di giocare profondo, di andare a rete per prendersi i punti importanti quando c’era l’occasione, e di non arretrare nella conduzione del palleggio, preferendo affrontare i rischi del controbalzo piuttosto che cedere campo all’avversaria.
Alla fine la Francia ha vinto 3-2, ma si è arrivati ad un passo dal ribaltare il pronostico. Se Stephanie Voegele (n°47 del ranking) fosse stata in condizioni migliori, ci sarebbe stata la reale possibilità della sorpresa.
Invece la Svizzera ha dovuto schierare Timea Bacsinszky che dopo la frattura al piede (con conseguente lunghissimo stop nel 2011-12) fatica a recuperare il suo miglior tennis, e che per il momento non è tornata sufficientemente competitiva.
Eppure qualche residua possibilità di passare il turno le Svizzere avrebbero ancora potuto averla, visto che Bacsinszky come doppista non è affatto male. Nel 2009-10, ancora molto giovane, Timea (nata nel 1989) aveva fatto coppia con Tathiana Garbin raggiungendo molte finali e alcune vittorie nei tornei WTA, in un biennio giocato a buon livello grazie anche al grande affiatamento che si era creato tra loro. Ma al dunque la coppia francese si è rivelata più solida.
Resta il fatto che Belinda Bencic sembra avere iniziato con il piede giusto la sua avventura nel professionismo dopo avere vinto moltissimo da Junior, Slam compresi.
Visto che su di lei non mi sento di dire altro, sfodero il mio “piano b”, facendo un ragionamento più generale sull’occasione che questo week-end di Fed Cup ha offerto a molte esordienti.
Perché oltre alla sedicenne delle meraviglie di Parigi, ci sono stati altri debutti nel World Group, cioè il girone delle migliori squadre che si contenderanno la vittoria di Coppa nel 2014
A Cleveland sia USA che Italia schieravano le nuove leve dopo che, per una ragione o per l’altra, le giocatrici meglio classificate di entrambe le formazioni avevano dato forfait.
Da una parte c’è stato il doppio successo di Knapp e Giorgi, dall’altra la delusione di Madison Keys e Alison Riske.
Tenendo presente anche l’exploit di Bencic, forse una chiave di lettura comune per le esordienti si può trovare: ha fatto bene chi ha giocato in trasferta, anche perché ha avuto la possibilità di scendere in campo con meno pressioni, senza l’obbligo di vincere per questioni di classifica o di fattore campo.
Al contrario chi ha tradito in termini di risultati è stata Madison Keys, che però si è ritrovata a nemmeno 19 anni a dover recitare il ruolo di leader del team: con la responsabilità di reggere le sorti di un movimento importante come quello statunitense e di fronte ad un grande pubblico che si aspettava moltissimo da lei.
Partita male contro una Giorgi ispirata, ha visibilmente accusato il peso della situazione, sembrando via via sempre più demoralizzata con il progredire del match.
Bene per Camila, ma peccato per la partita, che si annunciava particolarmente interessante, dato che si affrontavano due delle giocatrici più aggressive del circuito.
Considerata anche la rapidità del campo, si poteva supporre che sarebbe stato un match estremo, con pochi fronzoli e massima velocità di palla; un match in cui poteva valere un vecchio detto da bande di strada: “chi picchia per primo picchia due volte”.
E Giorgi così ha fatto, vincendo a mio avviso il confronto non soltanto in battuta (con seconde palle sempre spinte), ma anche in risposta e ancor più nel terzo colpo dello scambio.
Infatti mentre Camila è sempre riuscita a ritrovare rapidamente l’assetto in uscita dal servizio, Madison è stata costantemente messa in difficoltà dalle risposte nei piedi che le rimandava Giorgi, non riuscendo ad organizzare colpi efficaci per entrare nel palleggio in modo da prenderne il comando.
Devo dire che non mi ero mai soffermato su questo aspetto del gioco di Madison Keys: per una come lei, che dispone di una battuta capace di superare i 200 km/h, se andrà così spesso in difficoltà con chi è capace di rispondere anticipando, la velocità del suo servizio rischia di trasformarsi in un boomerang. Ma magari è stata solo una giornata negativa e saprà fare meglio in questo aspetto del gioco in futuro.
In più Camila è stata bravissima a riuscire ad addomesticare i kick di Madison: a volte anticipando la palla quando era ancora in salita, a volte riuscendo invece a “schiacciare” la palla su traiettorie che doveva colpire ad altezza spalla: ed essere capaci di farlo con tale aggressività (soprattutto con il rovescio) non è da tutte.
Vorrei anche aggiungere che non mi ha convinto la scelta del capitano americano Mary Joe Fernandez di non schierare Keys il secondo giorno. Così è sembrata una bocciatura senza attenuanti, troppo dura nei confronti di una giocatrice giovane.
E secondo me anche un modo infelice per instaurare un rapporto di collaborazione con una tennista che nei prossimi anni potrebbe rivelarsi una risorsa preziosa per il team americano. Un simile trattamento non mi pare il modo migliore per aumentare le probabilità che risponda alle convocazioni in futuro, quando magari sarà diventata una tennista di primo livello.
A mio avviso il talento di Madison meritava una prova d’appello, e potrei capire questa scelta di Mary Joe Fernandez solo se fosse stata la stessa Keys a chiedere di non giocare il secondo singolare; ma mi sembra una possibilità piuttosto remota.
Keys deludente, ma Giorgi molto convincente.
Su Camila è stato scritto moltissimo, perché appare speciale non tanti per i risultati, al momento ancora non straordinari, quanto per il tipo di gioco che nelle giornate di vena è in grado di esprimere.
Devo dire che di tutte le definizioni che la riguardano, quella che ho trovato più azzeccata l’ho letta nel recente articolo di Sport Illustrated scritto da Jon Wertheim.
Nel pezzo si riferisce del giudizio di uno degli allenatori (mancati) di Camila negli USA, Dominic Owen: “She was like a wild racehorse. She had all this talent, but not real refined. A few tweaks here and there could make all the difference”.
Ecco, anch’io la vedo così. Giorgi ha talento e doti particolari: è potente, ma non essendo altissima è anche rapida e guizzante. Quando gioca bene trasmette davvero la sensazione di grande energia che sprigiona un purosangue selvaggio.
E sappiamo tutti, come si dice qui sopra, che Camila avrebbe bisogno di qualche aggiustamento (a few tweaks) sul piano tecnico-tattico. La critica è fondata e ormai annosa; però nel momento in cui si valuta il suo atteggiamento come tennista, credo si debba anche darle atto di questo: se Giorgi ricorda un purosangue è anche perché fisicamente è estremamente preparata; e per esserlo ci vuole una naturale predisposizione, ma soprattutto occorre applicazione. Il suo fisico secondo me è il segno inequivocabile che Camila è una professionista che lavora seriamente.
Concludo con Karin Knapp.
A ventisei anni, e con alle spalle annate piene di problemi fisici, in Fed Cup aveva già disputato un paio di match. Non una esordiente assoluta, quindi, ma in ogni caso per la prima volta responsabilizzata ai massimi livelli.
In base al ranking ha avuto avversarie meno difficili di Bencic e Giorgi. McHale non ha la forma del 2012 e Alison Riske è sembrata un po’ acerba tecnicamente (il dritto non è irresistibile).
Personalmente ritenevo che Lauren Davis fosse più solida di Riske, ma non sono il capitano di Fed Cup e di sicuro Mary Joe Fernandez seguendo gli allenamenti ha la possibilità di valutare lo stato di forma delle sue giocatrici meglio di chiunque altro.
In ogni caso, al di là delle avversarie che ha trovato, Karin ha giocato bene, sfruttando al meglio una superficie che le ha consentito di non dover allungare troppo i palleggi contro una giocatrice tignosa come Christina McHale, che cresce nella lotta e ama le partite tattiche, con la costruzione del punto su tanti colpi.
Considerati i valori in campo, “doveva” vincere contro Alison Riske, e lo ha saputo fare in due set, malgrado un passaggio a vuoto di tre game al momento di chiudere il match.
Sia Giorgi che Knapp hanno dimostrato di poter essere delle degne protagoniste. A questo proposito anticipo il mio pensiero sulle convocazioni: dopo il forfait delle veterane, se Camila e Karin fossero in discreta forma e avessero il desiderio di continuare a giocare la Fed Cup anche nei prossimi turni, credo meriterebbero di essere le titolari per tutto il 2014.