TENNIS – Dopo la vittoria di Melbourne, Li Na ha consolidato il suo status di eroina che si batte contro il sistema. I commenti a favore della “ribelle” su Weibo, il social network cinese, confermano una sempre maggiore insofferenza verso le autorità. Daniele Vallotto
Le congratulazioni a Dominika Cibulkova. Il ringraziamento al suo agente, Mark (“Mi hai reso ricca”) e al marito (“Sei stato fortunato ad incontrarmi”). Il discorso di Li Na dopo la vittoria agli Australian Open verrà ricordato come uno dei più brillanti degli ultimi anni. E d’altronde la concorrenza è piuttosto scarsa.
Ma le parole di Li sono state rilevanti anche per un altro motivo. Tra coloro che l’atleta cinese ha ringraziato non c’è infatti la sua patria, quella Cina che Li Na non sente più come casa sua. E la Li che è tornata nel suo paese si è mostrata radicalmente diversa da quella vista durante la premiazione. Il sorriso smagliante di Melbourne, lo spirito frizzante nel post-partita, la battuta pronta della trentaduenne sono scomparsi. A Wuhan è atterrata una Li impacciata, imbarazzata, forse stizzita dall’accoglienza che le era stata riservata, racconta il corrispondente da Pechino del Christian Science Monitor, Peter Ford.
La numero tre del mondo non ha accettato il mazzo di fiori che le è stato offerto e dopo una gelida conferenza stampa ha fatto sapere che non avrebbe partecipato al Gala di inizio anno, preferendo passare il capodanno con la sua famiglia a Wuhan. E anche se c’è chi ha minimizzato l’episodio, è evidente che i rapporti con la patria sono sempre meno buoni.
Quando ha lasciato il tennis più di dieci anni fa, Li Na prese con sé lo stretto necessario e abbandonò il centro di allenamento. Su una scrivania lasciò una lettera che spiegava i motivi del suo abbandono. “La libertà era deliziosa” dirà poi Li Na. È una persona fuori dagli schemi nata in un paese dove gli schemi fanno da padrone. Il suo discorso dopo la finale di Melbourne non è sfuggito alla folta comunità di Weibo, il Twitter cinese. Sul social network è apparsa una foto in cui un’algida Li riceve un assegno di 800.000 Yuan (quasi 100.000 euro) dalle tronfie mani di Li Hongzhong, dirigente del Partito Comunista nella provincia di Hubei.
“L’espressione di Li Na dice tutto“, scrive un utente. “Quelli sono soldi che appartengono alla gente. È un’atleta professionista che non ha certo bisogno dei soldi pubblici“. 800.000 Yuan sono una cifra considerevole e infatti questa generosità ha provocato qualche protesta.
Pang Kun, un avvocato di Guangdong, ha chiesto al regime di giustificare una somma simile. Le proteste per un premio che poco aggiunge al conto di un’affermata campionessa si sono abbattute su Hongzhong, non certo sulla tennista, dato che su Weibo sono apparsi molti messaggi in favore di Li Na: la cinese è considerata sempre più dai suoi giovani connazionali come un’eroina anti-sistema e iconoclasta. E d’altronde Li Na è una vera e propria celebrità in Cina. Su Weibo Li conta quasi 23 milioni di follower.
I commenti dopo la sua vittoria a Melbourne sono stati numerosissimi. C’è chi crede che Li sia stata un’irriconoscente. Ma molti altri sostengono che Li abbia vinto non grazie, ma nonostante la Federazione: “Il sistema sportivo nazionale spende un sacco di soldi ma Li Na ha vinto senza spenderne un centesimo. È la Cina a dover ringraziare lei”.
I rapporti tra Li e i media del suo paese non sono buoni, anzi. Quando nel 2012 perse al secondo turno contro Bethanie Mattek-Sands al Roland Garros, torneo nel quale era la campionessa in carica, una giornalista dell’agenzia di stampa cinese Xinhua le chiese di spiegare ai suoi connazionali le ragioni di una sconfitta tanto sorprendente. La risposta di Li fu tanto aspra quanto inaspettata per chi è abituato a vederla sempre sorridente: “Ho perso una partita. Devo mettermi in ginocchio e chinare il capo?”.
Pochi giorni dopo la sua vittoria agli Australian Open è girato in rete un video del luglio 2011, quando Li Na aveva vinto da poco il suo primo Slam. La tennista cinese è ospite di un programma della China Central Television (CCTV) chiamato “Una sera con Li Na”.
Durante la trasmissione viene mostrata una clip che risale al 2001. Si tratta della premiazione per un torneo nazionale. Li Na è arrivata terza nel doppio misto mentre il futuro marito, Jiang Shan, ha vinto l’oro. Sul podio Li riceve uno schiaffo, non troppo violento ma comunque sufficiente a far preoccupare Shan. La stessa Li non sembra ricevere questo gesto troppo positivamente perché subito dopo lo schiaffo si tocca la guancia. Altro non si può dedurre perché il volto di Li Na è coperto dal cappello. Certamente si tratta di un gesto molto diverso dall’assegno consegnatale in pompa magna al suo arrivo nell’aeroporto di Wuhan. Ma sono entrambi segni di un’arroganza che il popolo cinese inizia a mal sopportare. Huang Jianxiang, giornalista cinese (il telecronista che si fece conoscere ai Mondiali di calcio 2006 per la sua esultanza spropositata al gol di Francesco Totti negli ottavi contro l’Australia), scrive sul suo profilo Weibo: “La decisione di premiare con 800.000 Yuan Li Na non avrebbe creato così tante critiche vent’anni fa. È il progresso della società. Tuttavia, la mentalità dei funzionari è quella del passato. Tutte le personalità positive devono essere collegate al governo e i funzionari devono mandare i loro saluti e le loro congratulazioni“.