Rubrica a cura di Daniele Flavi
Povero Delpo: seconda operazione al polso. Dopo il destro tocca al sinistro: l’argentino si fermerà almeno 8 mesi
Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 25.03.2014
Magari il torneo di Miami si fosse fermato per un minuto di raccoglimento in nome della carriera di Juan Martin Del Potro ancora in serio pericolo. Il povero argentino si è rioperato ieri al polso — dopo quello destro nel maggio 2010, il sinistro —, e l’ha comunicato ai tifosi via Face-book, insieme ai timori per il rientro fra almeno 8 mesi. «Non è stata una scelta facile, e certamente non è il momento più felice della mia carriera. Ho già avuto un’esperienza simile, so quant’è dura star fuori dal Tour, ricordo il desiderio di rientrare, le lunghe settimane di rieducazione e la difficoltà per tornare al top». Delpo ha cercato di evitarsi il secondo intervento dal dottor Richard A. Berger, a Rochester (Minnesota): s’è curato i tendini, ha saltato i due Masters 1000 in California e Florida, ma non è riuscito ad evitarsi il dolore e, quindi, il bisturi. Il gigante di Tandil (1.98), che agli Us Open 2009 aveva interrotto l’egemonia negli Slam dei Fab Four, Federer, Nadal, Djokovic, Murray, nel gennaio 2012, era scivolato al 485 del mondo, ha lavorato tantissimo per chiudere già quell’anno al numero 11, e a riguadagnare il 4, tre mesi fa. Ma il polso sinistro, con quel rovescio a due mani cosi esasperato, gli faceva male da tempo. Già nella memorabile semifinale dell’Olimpiade di Wimbledon 2012, persa 19-17 al terzo set con Federer, per vincere poi il bronzo con Djokovic. «Vale quanto un altro Slam, magari di più», commentò. «Dio mi ha dato una seconda chance». Ma i tentennamenti atletici degli ultimi tempi e, al Masters di Londra, il furto del rosario dono dal Papa, gli hanno fatto capire che i guai non erano finiti. Anche se, con quella potenza, JMP s’è regalato le tre finali consecutive Tokyo-Shanghai Basilea 2013 (perdendo la seconda) e, quest’anno, ha vinto il titolo n. 18 (a Sydney), ma a Melbourne s’è fatto mále nella maratona con lo spagnolo Roberto Bautista Agut (n. 47 mondiale). Proprio l’avversario di ieri di Fabio Fognini (14) nel terzo turno di Miami sulla strada degli ottavi contro il vincente di Nadal Istomin. Mentre continua il calvario di Seppi con Ferrer: in 6 duelli non gli ha strappato un set. BrIvIdl La finalista di Miami 2013, Maria Sharapova, lenta e imprecisa, perde il primo set (da 0-4), vacilla ancora (10 doppi falli) e si salva grazie alla discontinua Flipkens. Anche Alexandr Dolgopolov ha bisogno di due ore di gioco (più un’ora di stop per pioggia sul 5-5 del terzo set), per domare il lucky loser Lajovic sotto gli occhi del capo-squadra della Serbia, Novak Djokovic. – L’anno scorso Juan Martin Del Potro ha regalato la racchetta al Papa, ricevendo un rosario. A destra, Maria Sharapova
Soffre Maria, ma sbarca ai quarti del Sony Open.
Roberto Zanno, il corriere dello sport del 25.03.2014
Ieri la Sharapova ha avuto bisogno di tre set (3-6 6-4 6-1) in 2h04′ per sbarazzarsi di Kirsten Flipkens e soprattutto il primo set è stato imbarazzante, solo cinque punti nei primi quattro giochi. Ho avuto davvero una partenza lenta – ha poi spiegato la Sharapova – e Kirsten se ne è avvantaggiata. Stavo facendo un sacco di errori e sono davvero felice di essere riuscita a cambiare il match. Fino a ieri la Flipkens non era mai riuscita vincere un set nei precedenti quattro scontri diretti. Ma nonostante tutto la Sharapova è riuscita a ribaltare la situazione, un successo che ha fatto felice la russa che in questo avvio di stagione era riuscita a perdere diverse partite sui tre set. «ln questi primi mesi non stata molto consistente – ha aggiunto – Ho subito alcune dure sconfitte, cosicché ogni piccolo passo aiuta, ti mette in condizioni di andare avanti ed è per questo motivo che siamo qui». SEMPRE SERENA – Se Maria, La Sharapova fatica a Miami, ma alla fine elimina la Flipkens cinque volte finalista a Miami, è ancora alla ricerca del primo successo al Sony Open, Serena Williams invece va alla caccia del record (che ora divide con Andre Agassi) e cerca il settimo sigillo. Ieri Serena (6-3 6-1) ha faticato, ma leggermente, soltanto nel primo set contro la connazionale Coco Vandeweghe e dopo un’ora di interruzione per la pioggia, la Williams ha raggiunto i quarti di finale del torneo di cui è anche la campionessa in carica. Solo nella prima frazione la Vandeweghe è riuscita, specialmente con alcune ottime palle di servizio, a rimanere in scia della numero 1, ma poi nel secondo set crollata aggiudicandosi appena un game e dopo 1h18′ era già finite tutto.
II sogno americano di Lorenzo Montegiorgi
Alessandro Nizegorodcew, il tempo del 25.03.2014
Il sogno americano, la passione per il tennis, l’interesse verso nuove culture. Una ricetta magica che il giovane Lorenzo Montegiorgi, nato a Velletri il 4 dicembre 1992, sta vivendo alla Northwood University. Buon talento, cresciuto al circolo sportivo Colle degli Dei con il maestro Renato Pompei, Montegiorgi ha scelto gli Usa per cambiare la sua vita, tra importanti rinunce ed obiettivi chiari e precisi. Quando hai cominciato a giocare a tennis? «All’età di 5 anni al Colle degli Dei, circolo di Velletri, al quale sono legatissimo. Ho avuto la fortuna di trovare lungo la mia strada una persona e un maestro eccezionale come Renato Pompei, che mi ha trasmesso tutta la sua passione per questo sport». Quando e come nasce il tuo personale sogno americano? «Dalla ricerca di un ambiente in cui poter continuare gli studi senza dover abbandonare la passione per il tennis. L’idea di una vita universitaria negli Stati Uniti è diventata concreta nella mia mente e, se Anni Lorenzo ha compiuto gli anni il 4 dicembre scorso Quarti Raggiunti da Montegiorgi ai campionati individuali under 12 e 16 da una parte ero preoccupato per i tanti affetti che mi legano all’Italia, ero eccitato dalla possibilità di far parte di un mondo nuovo. Nella scelta ha pesato anche il fattore economico: allenarsi gratis 3-4 ore al giorno con la possibilità di usufruire di strutture pazzesche non cosa da poco. Ho cominciato ad informarmi sui criteri per l’assegnazione delle borse di studio e ho contattato l’agenzia Star (Student Athletes Recruitment) dell’ex giocatore Corrado Degl’Incerti Tocci, che mi ha aiutato a navigare nel complicato mondo della burocrazia statunitense». Dove ti sei trasferito? Come hai vissuto i primi mesi lontano da casa? «La mia università si chiama Northwood Universitye si trova nello stato del Michigan, nel nord degli Stati Uniti. Si tratta di una business school privata piccola in cui, eccezion fatta per il terribile freddo invernale, è stato facile ambientarmi. A livello “scolastico” studio International Business e dopo i primi, comprensibili, problemi con la lingua, ora sta tutto andando per il meglio. Lo scorso semestre ho avuto un ottimo impatto a livello sportivo e, insieme alla mia squadra, ho raggiunto la top-16 di seconda divisione». Quali sono i pro e i contro della vita a stelle e strisce? «Per quanto concerne i «pro» direi sicuramente la possibilità di allenarmi e studiare allo stesso tempo. Conoscere nuove persone e culture diverse che ti apre la mente e ti fa crescere come uomo. I «contro»? La lontananza dalle persone che amo e il cibo». Che consiglio ti senti di dare ai giovani sportivi che pensano al mondo del College statunitense? «Sono convinto che il mondo universitario americano sia una opportunità sottovaluta in Italia. Rifarei questa scelta senza esitazioni. Ai giovani dico che è un’esperienza stupenda».