TENNIS AL FEMMINILE – Halep, Stephens e Bouchard sono in questo momento le tre giocatrici più giovani nelle prime venti del ranking. La precocità nel raggiungere risultati di una certa importanza è garanzia di grandi carriere? Un confronto con il recente passato.
“Io l’avevo detto molto tempo fa”.
Quante volte leggiamo nei post frasi simili, che comunicano l’orgoglio di chi rivendica un giudizio lungimirante? E’ una delle cose che sembra fare più piacere agli appassionati di tennis (ma per la verità non solo a loro).
E così, quando una giovane si fa notare ad inizio carriera, per molti sembra quasi inevitabile cercare di prevedere fino a che punto saprà spingersi. Entrerà in top ten? Potrà vincere un grande torneo, magari perfino uno Slam?
Al di là delle pure sensazioni, come procedere per definire un giudizio?
A me sembra estremamente complicato riuscire ad esprimersi con certezza. E infatti difficilmente lo faccio. Ma come potrei, se il più delle volte non riesco ad arrivare a conclusioni che risultino davvero convincenti innanzitutto per me stesso?
Ecco perché, di fronte ad un tema con così tante incognite, ho pensato che una possibile risposta sul futuro si potesse provare a scoprire nel passato. No, non è un paradosso: è il tentativo di provare a ricercare nelle stagioni trascorse situazioni simili; non per avere risposte inequivocabili, ma se non altro per ricavare almeno indirizzi di massima.
L’articolo di oggi fa riferimento alle tre giocatrici più giovani attualmente presenti nella top 20. Si tratta di Halep, Stephens e Bouchard. Numero 5, 16, 19 del ranking di questa settimana.
Per fare un confronto analogo, ho proceduto in modo abbastanza semplice. Ho recuperato le classifiche a ritroso (di due anni in due anni) per poter valutare che cosa hanno effettivamente ottenuto in carriera le tre più giovani presenti nella top venti del marzo 2012, 2010, 2008, sino al 2000.
Nella prima tabella trovate i ranking relativi al marzo degli anni pari dal 2014 sino al 2000. In giallo sono evidenziate le tre giocatrici più giovani, quelle a cui fare riferimento.
Nella tabella successiva trovate ulteriori informazioni. A sinistra, con lo sfondo giallo, i dati “fotografati” al giorno del ranking rilevato, senza alcuna informazione successiva, in modo da renderli paragonabili a quanto sappiamo oggi di Halep, Stephens e Bouchard.
A destra, nella parte celeste, ci sono i risultati migliori di carriera; i migliori risultati possono essere successivi come precedenti alla data di riferimento. In caso il miglior ranking raggiunto sia precedente, compare con un asterisco. Ad esempio: nel marzo 2012 Wozniacki era numero 6 del mondo, e dato che il suo best ranking (1, come noto) è di fine 2010 compare con un asterisco, ad indicare che è stato raggiunto in una stagione precedente.
Che cosa si nota da questi numeri?
Direi che per prima cosa salta all’occhio l’aumento dell’età media delle giocatrici. La precocità diventa sempre meno spiccata. Ma questo non ci aiuta per il futuro.
Dati più utili: se escludiamo gli anni più lontani e ci limitiamo alle stagioni più recenti, si vede che non è facile confermare le speranze, e che ad oggi sono poche quelle che sono riuscite ad arrivare ad una vittoria Slam. Delle giocatrici che compaiono in questa tabella dal 2006 in poi, per il momento ce l’hanno fatta solo Sharapova, Ivanovic, Kvitova e Azarenka. Tutte le altre “giovani” (o ex giovani) sono ancora alla caccia del primo Major. Alla portata di quasi tutte risulta invece la top ten e la semifinale Slam. Una buona probabilità si può assegnare anche al raggiungimento della finale. Ma l’ultimo passo, quello della vittoria, sembra di gran lunga più difficile da compiere.
Da questi dati sembrerebbe quindi che Halep dovrebbe avere ottime speranze di migliorare il suo quarto di finale Slam; mentre Bouchard e Stephens potrebbero davvero farcela ad entrare nelle prime dieci. Quasi di sicuro almeno una delle due.
Vorrei anche segnalare una stagione in particolare, perché consente di introdurre un aspetto che considero importante. Mi riferisco al marzo 2008. Di quelle giocatrici, solo Radwanska si è confermata, per le altre la carriera ha riservato più amarezze che soddisfazioni. Vaidisova, precocissima (è l’unica che compare già a 16 anni, nel 2006) si è ritirata a vent’anni. Szavay è stata perseguitata da problemi fisici, e ha annunciato il ritiro l’anno scorso.
Se aggiungiamo che il quarto nome per età del 2008 è quello di Tatiana Golovin (anche lei ritirata per irrecuperabili problemi alla schiena) si capisce che la gioventù e il talento non sempre garantiscono carriere di successo.La salute è un fattore determinante per uno sportivo, e i malanni sono in agguato. E questo rende ancora più difficile fare previsioni. E proprio in questi giorni Simona Halep sta affrontando problemi al piede che rallentano la sua ascesa.
Prima di chiudere non voglio sottrarmi ad un parere del tutto personale. Lo esprimerò in termini molto sintetici, anche perchè di Halep e Stephens mi sono occupato di recente in modo più approfondito.
Ho scritto sopra che al momento non riesco a costruire ragionamenti che mi convincano davvero ad esprimere certezze sul futuro delle nostre tre protagoniste; e quindi il mio giudizio, non è su chi vincerà di più tra Halep, Stephens e Bouchard, ma sul loro tipo di gioco.
Per il mio gusto personale, scelgo Stephens. Al momento è la più discontinua, al punto da apparire in alcune occasioni svogliata in campo. L’altra sera ha subito un terribile 6-1, 6-0 da Wozniacki.
Mi spiace non aver trovato il filmato del coaching avuto a Doha con il suo preparatore atletico (Annacone, il suo attuale coach, non la seguiva in quel torneo): sembrava realmente infastidita dalla situazione, il suo atteggiamento era quello di chi avrebbe voluto stare ovunque piuttosto che al cambio campo di una partita di tennis. E però nelle giornate di voglia a me piace la sua capacità di giocare a tutto campo, avendo a disposizione molte soluzioni differenti, sia offensive che difensive; poi apprezzo molto anche la sua naturale abilità nello stare a rete e colpire di volo.
Al secondo posto metto Halep: mi conquista la parte tattica del suo tennis, estremamente lucida e razionale. Però mi piacerebbe avesse una maggiore capacità di sorprendere con colpi inattesi; fatto salvo forse per il passante in corsa di dritto (gliene riescono alcuni davvero quasi impossibili) trovo il resto del gioco perfino troppo logico.
Terza Bouchard. Adesso sta arrivando il difficile, perché dopo la semifinale agli Australian Open è diventata uno “scalpo” di prestigio: la sconfitta a Miami con un’altra emergente (6-1, 1-6, 2-6 da Svitolina) indica che è dura confermarsi. Molto disciplinata, solida da fondo (meno di volo), credo che per il momento la chiave dei suoi migliori risultati sia stata soprattutto la forza mentale. Io però ho una predilezione per i tennisti che non riescono a mascherare del tutto le loro debolezze psicologiche, e che mi fanno partecipare di più ai loro stati d’animo. Altrimenti non potrei “sopportare” giocatrici come Petra Kvitova, o ricordare con tanto rimpianto Ana Mandlikova.
Ecco, questi sono i miei giudizi, esclusivamente basati sull’affinità tennistica; per questo non sarei sorpreso se in molti la pensano diversamente da me.
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