TENNIS WTA PREMIER MIAMI – Stasera alle 18, Serena e Maria si affronteranno per la 18esima volta in una sfida dal grande fascino ma piuttosto impari. La russa infatti ha perso gli ultimi 14 incontri e non vince da ben dieci anni. Difficile che riesca a infrangere e il tabù e a raggiungere la finale di Miami dove, peraltro, non ha mai trionfato.
Non importa se in palio ci sia il passaggio del turno o il titolo del torneo, non importa se siano prima e seconda nel ranking oppure occupino altre posizioni in classifica: quando Maria Sharapova affronta Serena Williams ne esce sempre con una severa lezione di tennis e con l’ego a pezzi. Oggi le eterne rivali (anche se una rivalità, per esistere, avrebbe bisogno di un’alternanza di successi) si sfidano sul cemento di Miami per l’accesso in finale dando vita a un match di grande fascino e richiamo, nonostante i precedenti.
L’americana, infatti, conduce 15-2 nei confronti diretti e ha vinto gli ultimi 14 incontri. Oggi Masha festeggia (si fa per dire) dieci anni di ko consecutivi contro Serena visto che l’ultimo trionfo della russa risale al master di Los Angeles 2004, pochi mesi dopo l’altro grande scalpo, la finale di Wimbledon. Sotto 4-0 nel terzo set, la siberiana riuscì a recuperare lo svantaggio grazie anche all’infortunio dell’avversaria, un dettaglio finito allora in secondo piano. Tutti gli elogi, i flash, le prime pagine erano per l’avvenente biondina dell’Est (capostipite della nuova ondata russa) che da lì in avanti avrebbe dominato il circuito, cacciato le Williams in un angolo e inaugurato una nuova epoca del tennis femminile.
Nessun pronostico fu mai tanto affrettato. Complici gli infortuni (soprattutto alla spalla), la Sharapova ha vinto solo altri tre Slam (Us Open 2006, Aus Open 2008, Roland Garros 2012) e non ha mai veramente attentato alla corona di Serena. Ma perché Maria non riesce a vincere contro di lei? Se lo chiedessimo alla Williams, risponderebbe senza mezzi termini: “Semplice, perché sono la più forte”. Un’affermazione che non si allontana troppo dalla realtà.
In 17 incontri le due sono andate al terzo set solo 4 volte (comprese la finale di Miami dell’anno scorso quando l’americana dilagò peraltro 6-0 nel set decisivo) mentre Masha in più occasioni ha fatto quasi scena muta, inerme di fronte alla superiorità atletica della sua rivale, che fa tutto come lei ma a una potenza doppia. Quando si ritrovano faccia a faccia si scatena sempre la stessa dinamica: appena la Sharapova minaccia di entrare (o tornare) in partita, viene subito sovrastata, manifestando seri problemi di competitività, un virus che del resto caratterizza il circuito Wta. Nel tempo, si sperava che la russa potesse imparare dalla sconfitte del passato e trovare il modo di vincere (o perlomeno di fare partita), ma senza grossi risultati.
Anche se spesso la questione si risolve più agevolmente di un secondo turno, per la Williams lo scontro diventa comunque una questione d’onore perché dietro al tennis c’è ben altro: lo “scippo” del cuore di Dimitrov, gli epiteti non proprio carini rubati durante una conversazione telefonica con Venus (“quant’è noiosa! Inizia sempre le interviste dicendo: come sono felice, come sono fortunata!”), l’invidia per una collega bella e brava, capace di rubarle (almeno per un po’) le luci della ribalta.
“Adoro giocare con Maria” ha dichiarato più volte Serena con un filo di ironia. E come non crederle. Questa sera (a partire dalle 18 italiane) avrà la chance di ribadirle ancora una volta il concetto: è lei la migliore, e con una certa differenza. La Sharapova, dal canto suo, dovrà cercare di ribellarsi al trend negativo della sfida e conquistare la sua sesta finale di Miami, dove peraltro non ha mai vinto. Ma abbattere due maledizioni in una sembra davvero eccessivo, anche per lei.
Oscar Lanti